AAA: INSEGNANTI DI ITALIANO AD OSLO CERCASI OSLO - L'Associazione Giovane Italia di Oslo cerca insegnanti di lingua italiana per il nuovo anno scolastico 2012/2013 per bambini di età scolare e prescolare. Requisiti minimi sono la conoscenza del norvegese, la residenza in Norvegia e la Laurea in materie umanistico-linguistiche e/o Diploma Magistrale, con particolare preferenza rivolta al Diploma e alla Laurea in Scienze dell’Educazione.

Saranno valutate positivamente anche eventuali esperienze maturate in precedenza. Gli interessati possono inviare il proprio curriculum vitae all'indirizzo e-mail Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. . L’Associazione Giovane Italia è impegnata sin dal 1995 ad organizzare a Oslo corsi di italiano per bambini con la finalità di portare avanti iniziative rivolte alla conservazione della lingua e delle culture italiane presso figli dei connazionali in Norvegia. L’associazione si prefigge inoltre lo scopo di organizzare attività ricreative per la comunità italiana in Norvegia ed altre eventuali attività volte alla promozione della lingua e cultura italiane in Norvegia. La Giovane Italia collaborare a tsl fine anche con enti, associazioni e autorità norvegesi e italiani che si occupano di istruzione dei figli di italiani all’estero e della diffusione della lingua e cultura italiana in Norvegia. (aise)

SPRECHI E SPENDING REVIEW IL PONTE NON SI FA, MA SI PAGA

Il Ponte sullo Stretto probabilmente non vedrà mai la luce, ma una pagina sui libri di storia se l’è abbondantemente guadagnata. È stato accantonato dai governi europeo e nazionale, non ci sono più i soldi per realizzarlo, non ne vogliono sentire parlare nemmeno coloro che fino a qualche anno fa sembravano i suoi sostenitori, ma c’è chi continua a lavorare per costruirlo. Vi chiedete come sia possibile? Anche noi ce lo chiediamo. La società Stretto di Messina, si fa notare in una nota, è tenuta per legge a realizzare il progetto; non avendo ricevuto disposizioni formali di interruzione o di sospensione, non può fermarsi di testa sua, altrimenti commetterebbe una irregolarità e ne pagherebbe le conseguenze. Insomma, nessuno ha fatto sapere alla società che non se ne fa più niente. Questa dimenticanza – chiamiamola pure così – non è ininfluente, perché i lavori in corso, non certo rilevanti né febbrili, hanno dei costi che si sommano a quelli, ingenti, che sono stati pagati per la realizzazione del Ponte. Dopo avere appreso dal ministro dello Sviluppo Economico, Corrado Passera, che “la realizzazione del Ponte non è una priorità”, l’amministratore delegato della società Stretto di Messina, Pietro Ciucci, ha sentito il bisogno di fare sapere come stanno le cose. “La legge e la convenzione ci impongono di proseguire, le decisioni spettano al governo, e devono essere prese più rapidamente possibile”. Quali decisioni, se c’è stata una marcia indietro su tutta la linea? Non si capisce. Il fatto è che sul Ponte da decenni si alternano decisioni opposte, di governo in governo ed all’interno della stessa formazione di governo (con Berlusconi si ebbe la certezza dello start up e, insieme, la certezza dello stop). Uno stop and go che ha moltiplicato l’entità dell’investimento e creato un clima di precarietà ed inaffidabilità. È davvero stupefacente ciò che riferisce Pietro Ciucci alla vigilia del decreto del governo sulla revisione della spesa ai fini di un contenimento dei costi e dei tagli agli sprechi. A favore del Ponte, oggi, non c’è soltanto l’utilità dell’opera e la sua fattibilità, ma i soldi già spesi e quelli che dovranno essere spesi per chiudere i cantieri e ripagare le aziende del lavoro fin qui fatto.

ITALIA-CINA, APERTA A PECHINO LA MOSTRA SU RINASCIMENTO A FIRENZE

Pechino - Da oggi l’Italia in Cina ha il volto giovane dell’autoritratto di Raffaello, i muscoli tesi del Davide apollo di Michelangelo, la grazia sublime della Scapiliata di Leonardo ma anche il misticismo dell’Annunciazione di Botticelli e l’intensità del Ritratto del padre di Filippino Lippi. E’ con i capolavori del Rinascimento fiorentino che il ministero dei Beni culturali ha voluto aprire questo pomeriggio a Pechino, con la mostra ‘Rinascimento a Firenze. Capolavori e Protagonisti’ - visitabile fino al prossimo 30 aprile - il ciclo di cinque esposizioni presso lo Spazio Italia, un piccolo museo nel museo, all’interno del gigantesco National Museum of China di piazza Tien An Men (192mila metri quadri e una stima di 50mila visitatori al giorno). Settanta preziosissime opere, tra sculture, dipinti e affreschi, arrivate dall’Italia per raccontare l’arte straordinaria del nostro Paese a un popolo lontano. Ma i tesori del Rinascimento che da oggi incantano Pechino rappresentano solo il primo frammento di un percorso culturale più ampio che l’Italia porterà nei prossimi cinque anni in Cina. “Questa non è solo una mostra – spiega a Ign Mario Resca, il manager del Mibac che ha portato avanti il progetto e che tra poco lascerà il suo incarico – ma uno spazio dedicato all’Italia per un periodo almeno quinquennale rinnovabile per altri anni, il primo accordo mai fatto tra due Paesi esteri nel campo della cultura, uno spazio museale a noi dedicato. Con questa e le esposizioni che seguiranno – afferma l’ex ad di Mc Donald's Italia - intendiamo mostrare la nostra eccellenza al popolo cinese, un popolo che ha oltre un miliardo e 350 milioni di abitanti. E attraverso la conoscenza ci aspettiamo di stimolare il turismo, gli investimenti in Italia. Ritengo questo un fortissimo elemento di stimolo per la nostra economia e se noi saremo in grado di sviluppare la cultura dell’accoglienza avremmo grande beneficio economico per creare nuovi posti di lavoro attraverso la promozione del nostro bene più prezioso in cui siamo leader a livello mondiale, e cioè la nostra cultura che è l’arte ma anche il design, lo stile e l’enogastronomia”. L’apertura di questa ‘finestra’ sull’Italia in Cina “rafforzerà l’amicizia e la comprensione tra le due culture”, ha detto il ministro dei Beni culturali, Lorenzo Ornaghi, presente all’inaugurazione dell’evento. “Questa mostra – ha sottolineato - rappresenta il punto alto di alcuni anni di straordinaria vicinanza in campo economico e politico fra Cina e Italia, apre a iniziative culturali successive quindi è al tempo stesso un punto di conclusione e un punto d’avvio”. “Auspico e credo che da questo evento ci possa essere un ritorno economico però, davvero, il ritorno che più interessa al ministero dei Beni culturali – ha precisato Ornaghi - è un ritorno di tipo culturale se intendiamo bene questa parola così importante e spesso usata male, dando l’opportunità anche agli italiani di conoscere la millenaria cultura cinese”. L’accordo Italia-Cina nell’ambito del quale nasce questa iniziativa prevede infatti una reciprocità che prenderà corpo a fine anno, con l’inaugurazione della prima di cinque mostre, allestite dal ministero dei Beni culturali cinese, presso il Museo nazionale di Palazzo Venezia a Roma, sui manufatti cinesi dal IV millennio a.C. al 221 a.C. “La via della seta – ha chiosato da parte sua Lu Zhangshen, il Direttore generale per la Salvaguardia dei beni culturali cinesi - fa da ponte tra le nostre due culture”.

MELTING POT, CONCORSO DI FOTOGRAFIA PER RACCONTARE L’ITALIA CHE CAMBIA

Raccontare l’Italia che cambia e cogliere gli aspetti più positivi ed originali della società interculturale è la sfida del concorso fotografico Melting Pot. Il concorso è promosso da COSPE e ANSI in collaborazione con la campagna ITALIANO NATO ed è aperto a tutti, fotografi professionisti o semplici appassionati, di età non inferiore ai 18 anni. Le opere migliori saranno pubblicate su un supplemento al quotidiano gratuito METRO e sui siti italiano ed internazionale del progetto Media4Us. Il concorso è stato lanciato venerdì 8 giugno durante la conferenza stampa presso la Federazione Nazionale della Stampa a cui hanno partecipato il Presidente FNSI Roberto Natale, il portavoce della campagna Gianluca Melillo, il consigliere del Forum Nazionale dei Giovani Rafi Korn, il segretario generale della Fondazione Valenzi Roberto Race, il campaign manager Khalid Chaouki, Camilla Bencini per il COSPE e il cantante Amir. Le fotografie dovranno avere come tema le nuove trasformazioni in atto nella società italiana e l’apporto positivo della presenza di cittadini provenienti da altri paesi. “La testimonianza che chiediamo attraverso le foto è quella di una naturale appartenenza delle seconde generazioni alla società, perché crediamo che qualsiasi nascita sul suolo italiano è importante allo stesso modo e perché riteniamo che la cultura e l’identità non siano qualcosa di statico e immutabile” affermano gli organizzatori. La giuria che valuterà gli scatti sotto l’aspetto dell’impatto, l’originalità e la realizzazione tecnica è composta da: Giampaolo Roidi – Direttore Metro, Giulia Tornari – Agenzia Contrasto, Udo Enwereuzor – COSPE, Viorica Nechifor – ANSI, Elisa Finocchiaro – Italiano Nato. La scadenza è il 15 luglio 2012.( Fonte: MMC2000)

LAVORO NERO, A MILANO IL 40% DELLE CAUSE DA STRANIERI

Sono immigrati, spesso senza permesso di soggiorno, che lavorano in nero. A Milano tra il 2009 e il 2011 più del 40% delle cause avviate dagli sportelli legali di Cgil e Cisl riguardano lavoratori stranieri. In particolare, alla Camera del lavoro di Milano, su 476 azioni legali per situazioni irregolari avviate dal 2009 al 2011, ben 195 sono scaturite da casi di sfruttamento di immigrati. Alla Cisl invece, soltanto nel 2011, si sono rivolte 268 persone senza contratto, di cui 125, il 46%, di origine straniera. Un dato in aumento rispetto al 2010, quando le cause intentate sono state 116. “Basta lavoro nero, vogliamo pagare le tasse” è lo slogan con cui giovedì 28 giugno la rete degli immigrati auto organizzati manifesterà di fronte alla prefettura di Milano. “Resteremo lì finché non ci riceverà il prefetto” spiega Moussa Ba, uno degli organizzatori. I lavoratori immigrati chiedono una modifica della legge sull’immigrazione, perchè venga regolarizzato chi lavora in nero. Con questa iniziativa, che durerà dalle 17 alle 19, l’organizzazione conclude un mese di protesta, iniziato il 31 maggio con un presidio in piazza San Babila e proseguito ogni giovedì di giugno. “È andata bene – afferma Moussa Ba – anche se siamo sempre rimasti soli. Non abbiamo avuto sostegno né dai partiti né dalle organizzazioni sindacali”. Fonte: Redattore Sociale

FEDI E PORTA (PD): I CONTRIBUTI PER L’INFORMAZIONE ALL'ESTERO A PIENO TITOLO NEL DECRETO SULL'EDITORIA

Il Senato della Repubblica, in occasione della conversione in legge del DL 63/2012, recante “disposizioni urgenti in materia di riordino dei contributi alle imprese editrici, nonché di vendita della stampa quotidiana e periodica e di pubblicità istituzionale”, ha giustamente sanato una lacuna del decreto inserendo a pieno titolo nel provvedimento sia i periodici che le pubblicazioni per l’estero. La Commissione Affari esteri della Camera ha votato un parere favorevole alla conversione del decreto, nonostante il tentativo della Lega Nord di modificarne i contenuti proponendo l’abrogazione dell'art. 1-bis che invece ha reintegrato i 2 milioni di euro a favore dell’editoria per le comunità italiane nel mondo. La discussione è stata comunque utile per affermare il principio, condiviso da tutti i gruppi parlamentari, che il settore dell’editoria è strategico per la presenza italiana nel mondo e che deve trovare momenti di maggiore attenzione politica – hanno ricordato Fedi e Porta intervenuti durante il dibattito. Unanime anche l’impegno a seguire i passi successivi, dall’emanazione del DPR che dovrà fissare i criteri per l’erogazione dei contributi fino all’applicazione pratica delle nuove norme sull’editoria.

FABIO PORTA: “SE NON SI FA PRESTO PER LA LINGUA ITALIANA ALL’ESTERO, SI DISTRUGGE QUANTO SI E’ COSTRUITO”

A commento della risposta del Ministero degli Esteri ad una sua interrogazione sul rifinanziamento dei corsi di lingua e cultura italiana “Non avevo presentato al Ministro degli Esteri un’interrogazione per sollecitare un’immediata reintegrazione dei finanziamenti ai corsi di lingua e cultura italiana per sentirmi rispondere che alla Farnesina non dormono di notte per garantire il migliore livello possibile di promozione della nostra lingua nel mondo. Volevo invece sottolineare che quanto la nostra amministrazione riesce a sostenere con le risorse disponibili, non è adeguato rispetto alle esigenze e nemmeno sufficiente per assicurare la sopravvivenza di quanto già si faceva in questo campo”. E’ questo il commento dell’on. Fabio Porta alla risposta data all’interrogazione da lui presentata al Ministro degli Esteri nella quale si richiedevano due cose: la compensazione, immediata anche se parziale, dei finanziamenti rispetto a quelli dello scorso anno e la rimodulazione dei criteri di assegnazione per evitare che intere aree, come l’America Latina, dove la pratica dei corsi per adulti è più diffusa, fossero penalizzate. “Mi si dice, invece, che è stata data priorità ai corsi integrati: lo so. Mi si dice anche che il contingente degli insegnanti di ruolo e quello dei lettori non è stato intaccato pesantemente: lo so. Ma in America Latina, ad esempio, su 290 insegnanti di ruolo inviati all’estero, ne arrivano solo dieci. Questo lo sanno coloro che decidono come utilizzarli? So bene che l’Amministrazione cucina con gli ingredienti che ha, ma il punto è che questi ingredienti non sono più sufficienti a garantire la quotidiana sopravvivenza dei convitati. Nonostante la priorità data alle esperienze di integrazione, il numero dei corsi (e degli utenti) si sta pesantemente ridimensionando, sia in Europa che in altri continenti, ta i quali soprattutto l’America meridionale e l’Australia. L’eliminazione tra i criteri del finanziamento dei corsi per adulti, promossi in Sud America soprattutto dalle associazioni che continuano ad avere una funzione importantissima di aggregazione e di legame con l’Italia, sta letteralmente cancellando un’esperienza positiva di riappropriazione del nostro patrimonio culturale. E così anche in altre realtà. Il problema, allora, non è tanto quello di ribadire che chi ha responsabilità amministrative sta facendo il suo dovere – cosa per altro che ci fa molto piacere -, ma di rendersi conto che se, ad iniziare dal Ministero degli Esteri, non si mette realmente l’intervento per la lingua e cultura italiane nel mondo al centro delle scelte, l’intero Paese rischia di regredire in ambito globale. A questo proposito, sta passando un’occasione che non si dovrebbe perdere, quella di usare per i corsi di lingua una parte dei soldi destinati al rinnovo di Comites e Cgie, che è stato sciaguratamente ancora rinviato. Ognuno ha la possibilità di dimostrare buona volontà e coerenza. Da parte nostra, certamente non mancheranno”.