I MAESTRI OROLOGIAI DI BISACQUINO DA ROSARIO A PAOLO SCIBETTA CINQUE GENERAZIONI CHE HANNO SEGNATO IL TEMPO Di Mariangela Cacioppo - Rosario arriva a Bisacquino agli albori del secolo diciottesimo dalla provincia di Agrigento allora Girgenti, impianta una piccola bottega artigiana per la costruzione di serrature per porte, e successivamente perfeziona la sua tecnica, sfruttando la sua spiccata intelligenza riesce a costruire armi, fucili e pistole. Sarà poi il figlio Calogero a convertire il vecchio mestiere di armaiolo in quello più pacifico di costruttore da orologi da torre a gabbia metallica; e il figlio di quest’ultimo Vincenzo che per genialità supera il padre e maestro divenendo l’artigiano del tempo. Costruire un orologio, per Vincenzo Scibetta era come addomesticare il tempo, addolcirne gli esiti contro la brevità della vita umana. Il pendolo che scandisce i secondi uno dopo l’altro che poi diventano minuti primi e poi ore, mesi e anni. Paolo, ultimo artigiano del tempo parla del nonno Vincenzo descrivendolo come Il genio del tempo, infatti “non sapeva fare le moltiplicazioni ma riuscì a costruire una macchina, la fresatrice nel 1860 in cui di calcoli e di operazioni ce ne sono non so quanti, pero ebbe una intuizione e la realizzò, ciò a dimostrazione del fatto che non serve una preparazione scolastica per realizzare qualcosa di buono.” Vincenzo con il fratello Salvatore costruisce il primo tornio a pedale, un vero gioiello della meccanica di quei tempi, un forno per la fusione dei metalli , una piattaforma per dividere e fresare le ruote dentate e tutte le altre macchine e utensili per la costruzione degli orologi, trasformando l’azienda di famiglia da artigianale ad una a carattere semindustriale. Nasce cosi la Vincenzo Scibetta e figli e la produzione di orologi destinati all’intero territorio nazionale. Ne vengono costruiti per tutta la Sicilia, ce ne sono circa cento di produzione Scibetta; da ricordare sicuramente l’orologio della chiesa Madre di Bisacquino dotato di una complicata suoneria è stato installato nel 1892 ma ancora oggi da l’ora esatta a tutti gli abitanti del paese. E’ un pezzo unico nel suo genere, infatti oltre alle normali suonerie delle ore, quarti, mezzogiorno e mezzanotte suonava anche l’entrata a scuola per gli alunni, e attraverso un meccanismo chiamato la ruota di Archimede anche il risveglio e le due ore di notte che con 150 rintocchi avvisavano i contadini che era ora di rientrare la sera e di alzarsi la mattina tenendo conto dell’accorciarsi e dell’allungarsi dei giorni nelle diverse stagioni. La grande produzione, votata alla qualità di ingranaggi e movimenti, prosegue per tutto il secolo con la realizzazione di altri orologi nelle principali città siciliane e nelle principali province: tra i quali l'orologio di palazzo Steri a Palermo, passando per Carini, Caltavuturo, Cinisi, Giuliana, Gratteri, Porto Empedocle, Ribera, Gibilmanna, Sciacca e così via. Una tradizione, quella della costruzione di orologi da torre, che si inoltra nel ventesimo secolo con la realizzazione di orologi a Corleone, Aquino, Palermo e Piana degli Albanesi. Con il nuovo secolo e con le nuove tecnologie, l’artigiano del tempo si trova davanti nuove sfide, sempre più interessanti. E così, i tre fratelli Scibetta Vincenzo, Paolo e Rosario creano un Orologio Geografico Universale, che riesce a sincronizzare il fuso orario di Roma con quello dei principali della Terra. Per la sua originalità è stato brevettato con il n° 1715, persino riconosciuto alla terza fiera del Mediterraneo. Sempre i tre fratelli, costruiscono altri trenta orologi, di cui quattordici a carica elettrica, tutt’ora presenti a Baucina, Balestrate, Capaci, Piana degli Albanesi, Lascari, Ficuzza e altri paesi della provincia palermitana. Fra i clienti più illustri Paolo annovera, il regista Luchino Visconti, che venuto a conoscenza dell’artista orologiaio, ha esortato lo stesso a costruire un fac-simile di orologio molto rumoroso. Nella produzione del film “Il Gattopardo“ gli commissionò un orologio dal movimento più rumoroso in maniera tale, da fare da sottofondo ad una scena boccaccesca interpretata dalla Cardinale e da Alan Delon. Malgrado gli sforzi, la scena del film è stata tagliata perché subì le forbici della censura, l’orologio che aveva realizzato era stato di scarsa fattura, infatti dopo la sua utilizzazione cinematografica doveva essere distrutto. Per realizzare un vero orologio da torre, occorrono circa quattro mesi di duro lavoro. Si parte dal disegno, per continuare con il quadrante in plexiglas opalino, i numeri, le lancette, il materiale elettrico. I figli di Paolo non hanno portato avanti il lavoro del padre e dei loro avi, ma ne serbano la memoria e gli strumenti. Dal 2004 grazie all’intervento della Soprintendenza ai Beni Culturali di Palermo tutti gli attrezzi che hanno contribuito alla costruzione degli orologi da torre sono esposti all’interno della bottega artigianale, diventata “MUSEO DELL’OROLOGIO” pronto per essere visitato dai tanti turisti; sono presenti tutti gli attrezzi per la costruzione degli orologi, i banconi da lavoro, alcuni esemplari di orologi, una cartina geografica della Sicilia fatta in lamiera, dove è indica l’esatta ubicazione e la collocazione di tutti gli orologi costruiti dalla famiglia, nei vari paesi. Cosa resta di questa antica tradizione.. il ticchettio degli ingranaggi misto al suono delle campane.; resta un piccolo grande museo che riesce ancora a raccontarci la storia di questi straordinari artigiani, geni inventori, sapienti costruttori delle macchine del tempo che nel chiuso del proprio laboratorio liberarono la loro arte contribuendo a realizzare un pezzo di storia siciliana, una storia d’altri tempi, di quando la manualità e l’inventiva dell’uomo avevano ancora il predominio sulla tecnologia.