Il Parlamento chiude i battenti ma la politica non può andare in vacanza, almeno per il Pd. Non solo perché la Segretaria Elly Schlein aveva promesso un’estate militante su sette priorità (Next Generation Eu - PNRR, autonomia differenziata, difesa della sanità pubblica e del diritto alla cura, diritto alla casa, lavoro e salario minimo,

piano industriale per le transizioni digitale e ambientale, crisi climatica) ma anche perché i problemi degli italiani, soprattutto delle fasce più deboli, non vanno certo in vacanza. Il Governo Meloni comincia a fare i conti con la realtà che è, come sempre, più dura e spigolosa della propaganda e degli slogan. Nelle ultime settimane la maggioranza ha dovuto fare i conti con i guai giudiziari e con i conflitti di interesse della Ministra del Turismo ma sopratutto con la complessità delle sfide sociali ed economiche che attendono il Paese. Sul PNRR la narrazione del Governo non ha convinto nemmeno i Sindaci e i Governatori della destra: vengono tagliati interventi diffusi sul territorio senza aver concordato prima con gli amministratori locali e senza dare garanzie su fonti finanziarie alternative. Ancora oggi le Regioni e i Comuni non solo non conoscono la lista puntuale delle 414 Case e dei 96 Ospedali di Comunità che verranno cancellati dal PNRR - e che erano parte dei Contratti Istituzionali di Sviluppo che ogni Regione aveva sottoscritto con il Ministero della Salute - ma non hanno alcuna garanzia formale - come hanno confermato i servizi studi di Camera e Senato - su eventuali fondi nazionali dì compensazione. Ci sono miliardi di ragioni per protestare ed essere allarmati. Il fatto che si definanzino interventi che riguardano il dissesto idrogeologico, l’inclusione sociale e la rigenerazione delle periferie urbane, la sanità pubblica territoriale, la lotta all’evasione fiscale la dice lunga del segno politico che il Governo ha impresso alle proposte di modifica inviate alla Commissione Europea. Difficile sfuggire alla sgradevole sensazione che in realtà il Governo stia cercando di cambiare gli assi di fondo del PNRR, la riduzione delle diseguaglianze territoriali, generazionali e di genere, e di abbassare l’ambizione delle riforme necessarie alla transizione ecologica e digitale. D’altra parte la sensibilità sociale di questa destra si è manifestata in tutto il suo cinismo nelle discussioni che si sono intrecciate su altri tre temi: il salario minimo, la cancellazione del reddito di cittadinanza e la delega fiscale. Una destra “di popolo”, che ha effettivamente ottenuto parte del suo consenso tra i meno garantiti e le aree sociali più svantaggiate, arrivata al governo, fa regali agli evasori fiscali, promettendo riduzioni fiscali a destra e manca, mentre dice no al salario minimo e abbandona le famiglie povere, scaricando sui Comuni i problemi sociali che ne derivano. La battaglia unitaria delle opposizioni sul salario minimo ha però aperto delle contraddizioni evidenti nella maggioranza tanto da aver costretto la Presidente Meloni a fare un’apertura al dialogo, rinunciando all’emendamento soppressivo che avrebbe chiuso la partita con una bocciatura della nostra proposta senza alcuna discussione di merito. La sospensione di due mesi, contro cui tutte le forze di opposizione si sono battute con determinazione, ci spinge a continuare la mobilitazione con una raccolta di firme tra i cittadini a partire dai prossimi giorni. Anche sulla cancellazione del reddito di cittadinanza, cui non ha corrisposto da parte del Governo una contestuale misura per accompagnare le persone verso la possibilità di un lavoro, il malessere sociale non può lasciare del tutto indifferenti - soprattutto al Sud - gli amministratori locali della destra. Se poi guardiamo a quello che sta succedendo nella Sanità pubblica non possiamo non vedere le loro gigantesche contraddizioni. Il Ministro Schillaci conferma che mancano per quest’anno almeno quattro miliardi di Euro per far tornare i conti. E bussa alle porte del Mef, finora senza risultato. Ovviamente se si troveranno nell’immediato risorse aggiuntive per le esigenze più urgenti, come le liste d’attesa, l’assunzione di personale per far funzionare le strutture pubbliche, la soluzione del problema del payback per i dispositivi medici, saremo i primi ad esprimere soddisfazione. Ma non possiamo perdere di vista l’obiettivo più generale che è quello di ancorare la spesa sanitaria pubblica al Pil per raggiungere - attraverso un incremento progressivo e pluriennale - una soglia minima del 7,5%, avvicinandoci così ai Paesi europei più avanzati. Solo così sarà possibile salvare il Sistema Sanitario Nazionale dal collasso e superare l’anacronistico tetto di spesa per il personale che tanti problemi ha creato e sta creando nelle Regioni più virtuose. Di questi temi stiamo già discutendo in tutte le Feste dell’Unita’ con gli amministratori regionali e locali, con le organizzazioni sindacali, con le associazioni dei cittadini, con i rappresentanti degli operatori e delle operatrici. In molte regioni il nostro partito ha lanciato campagne per denunciare i problemi che toccano ogni giorno con mano i cittadini, a partire dai meno abbienti. Non esiste diseguaglianza più odiosa di quella di fronte alla malattia. Per questo siamo allarmati nel vedere una destra che, senza dirlo esplicitamente, favorisce una privatizzazione strisciante. Noi continueremo la nostra battaglia nei prossimi mesi, anche in vista della prossima manovra di Bilancio, intensificando la mobilitazione a livello nazionale. La difesa e il rilancio della Sanità pubblica è per noi una priorità assoluta, una battaglia di giustizia sociale e di equità che merita ogni nostra energia.