Intervento del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella presso l'Ambasciata d’Italia a Santiago in occasione della deposizione di una rosa al Monumento in onore di Lumi Videla Santiago del Cile,  Ringrazio l’Ambasciatrice della Repubblica Italiana in Cile di avere organizzato questo momento di memoria. Signori ex primi mandatari della Repubblica del Cile, Eduardo Frei Ruiz-Tagle,

Michelle Bachelet Jeria, Ricardo Lagos Escobar. Grazie della vostra presenza che testimonia il rapporto profondo tra i nostri due popoli e la storia condivisa che ci unisce. Poco fa ho avuto modo di esprimere alcuni pensieri, alcune riflessioni presso l’Università del Cile. Adesso rendiamo omaggio alla figura di Lumi Videla, assurta a uno dei simboli delle vittime della violenza della dittatura guidata dal generale Pinochet, della violazione dello Stato di diritto e delle Convenzioni internazionali, dell’orrore perpetrato contro la vita e la dignità dei cileni, e contro la propria vocazione, da Forze armate e da Forze dell’ordine. Qui, a Santiago questa Ambasciata fu, in quegli anni pienamente operativa, nonostante il non riconoscimento da parte della Repubblica Italiana della situazione “de facto” generata dal colpo di Stato, divenendo punto di riferimento per centinaia di perseguitati, salvandone la vita, offrendo loro rifugio. Voglio anche qui ricordare in proposito il telegramma del Ministro degli Esteri italiano dell’epoca, Aldo Moro, all’ambasciata in Cile - il 14 ottobre 1973 - con cui si autorizzava, contro la prassi sempre seguita in precedenza, di offrire asilo anche ai non connazionali. Ai diplomatici, al personale dell’ambasciata impegnati in quei difficili anni va la riconoscenza della Repubblica. Josè Antonio Viera-Gallo, rifugiato in Italia negli anni della dittatura e poi, al ritorno della democrazia, uno dei presidenti della Camera dei Deputati del Cile (sorte che riguardò anche un’altra personalità esule in Italia, Antonio Leal), in un suo intervento, citava Volver di Gardel richiamando il verso che dice “veinte anos no es nada”, per dire che troppe cose si sono affollate nel tempo trascorso dal “golpe” dell’11 settembre 1973, circostanza che rendeva arduo rintracciare il filo all’origine della tragedia. Ora siamo alla soglia dei cinquant’anni dalla morte del presidente Salvador Allende e ricordiamo la sua figura di martire della democrazia. Tante cose sono avvenute ma è giusto sottolineare che il filo della democrazia cilena non si è mai interrotto. Vi era stata una rottura democratica, e il Cile ne visse le conseguenze nell’isolamento internazionale che caratterizzò quel periodo. Ma i torturati, gli esiliati, i rifugiati, le vittime del regime, hanno rappresentato le radici e hanno trasmesso valori che hanno permesso alla democrazia cilena di riprendere il sopravvento e il suo posto in America Latina e nel contesto internazionale. L’anno prossimo saranno 170 anni dalla apertura delle relazioni diplomatiche tra l’allora Regno d’Italia e il Cile. E il 2024 segnerà anche il centenario dell’apertura delle rispettive ambasciate a Santiago e Roma. Permettetemi di esprimere l’auspicio, anzi la certezza, che i nostri rapporti sapranno intensificarsi all’altezza dei valori che li hanno caratterizzati. Santiago del Cile, 05/07/2023 (II mandato) FONTE: (sito istituzionale)