Scritto da Salvatore Bonura - 24 marzo 2023  Buona sera e ben ritrovati nella rubrica di Hasthag Sicilia “Comu veni si cunta“. Questa sera vi parlerò di una questione cruciale che si era già palesata durante la pandemia e che recentemente è tornata alla ribalta prima in Calabria

e qualche giorno fa in Sicilia, e specificatamente a Mussomeli, in provincia di Caltanissetta. Il problema del quale voglio parlarvi – l’avete già capito – è la mancanza di medici, una questione che si era presentata in occasione della pandemia, dalla quale siamo venuti fuori non senza difficoltà; e che come purtroppo sappiamo ha avuto come conseguenza tanti morti, anche tra il personale sanitario. L’epidemia da Covid ha fatto emergere le fragilità del nostro sistema sanitario, le carenze, i deficit strutturali che spesso determinano veri e propri fallimenti organizzativi. Dopo la pandemia tutti avevamo pensato che chi di dovere, in primis il governo, agisse di conseguenza, vale a dire si adoperasse con scelte appropriate per prevenire il ripetersi di circostanze analoghe. Purtroppo però non è stato così. Infatti, che il problema non sia stato affrontato e risolto lo si capisce dal fatto che in Calabria per coprire i vuoti di organico è già sbarcata la prima flotta di 30 medici cubani, a cui ne seguiranno altri quattrocentosettanta; e che a Mussumeli, per l’appunto, arriverà a breve un primo gruppo di medici argentini per scongiurare la chiusura dell’ospedale. C’è da restare basiti di fronte a una simile assurdità! Girano i cosiddetti “cabbasisi” se si pensa che ci sono pezzi di territorio, in particolare nel Mezzogiorno, nelle nostre aree interne, dove ai cittadini non è garantito nemmeno il diritto alla medicina di base, sempre per mancanza di personale sanitario. Lo stesso fenomeno, oltre ad accadere già anche negli ospedali di montagna, si potrebbe riproporre negli ospedali di comunità, che sono stati finanziati con i soldi del Piano nazionale di ripresa e resilienza, ma che rischiano di restare delle vere e proprie scatole vuote, di non entrare neanche davvero in funzione perché non ci sono medici! Ma nonostante tutto questo continua ad esistere, nelle facoltà di Medicina e Chirurgia di tutte le Università pubbliche italiane, il numero chiuso; e ci si accanisce a penalizzare un settore nel quale l’Italia, grazie alla bravura dei suoi medici, vanta eccellenze riconosciute a livello mondiale. Eppure cancellare il numero chiuso significherebbe, tra le altre cose, anche essere vicino ai nostri giovani che spesso per inseguire il loro sogno e le loro legittime aspirazioni di vita lasciano la propria terra per andare al Nord o all’estero; emigrano in un’Europa che a volte è matrigna, perché si prende i nostri migliori talenti, le nostre intelligenze più vive di cui il nostro paese ha assolutamente e maledettamente bisogno. Una vera e propria vergogna che grida vendetta. Un paradosso, se si pensa al fatto che da un lato finanziamo le Università pubbliche, come è giusto che sia, consentendo a tanti giovani di formarsi e di diventare ottimi medici, e, dall’altro lato, non sappiamo valorizzare queste nostre professionalità, che come detto spesso scelgono la sanità privata o la strada dell’estero. Basti pensare che negli ultimi 20 anni 180 mila tra medici e infermieri hanno deciso di trasferirsi all’estero! Se penso poi che per effettuare un esame clinico in una struttura pubblica occorre attendere liste d’attesa di mesi, e certe volte perfino di un anno; e nel contempo se ricordo le condizioni di estrema criticità in cui si trovano tanti Pronto Soccorso, mi sale il sangue negli occhi. Ma cosa si potrebbe davvero fare per eliminare questi problemi? Le recenti proposte del Ministro della Salute Orazio Schillaci sono sufficienti per poter risolvere queste criticità? Non ci resta che scoprirlo questa sera. Appuntamento a questa sera alle ore 20.00 sulla nostra pagina Facebook, sul nostro canale Youtube, e sui nostri altri canali social. Non mancate!