By Rita Paola Maietta - 27 Gennaio 2023 L’INPS ha dichiarato che, i nati in un particolare anno, avranno difficoltà ad andare in pensione nei tempi. Vediamo di chi si tratta. comunicato INPS – Nanopress .it Con l’inizio del 2023 molti pensionati INPS hanno potuto beneficiare di alcuni aumenti grazie alle perequazioni.

INPS: COSA SUCCEDE ALLE PENSIONI NEL 2023

Con l’attuazione della Legge di Bilancio, l’inizio del 2023 ha significato l’applicazione di alcuni aumenti sulle pensioni INPS. Ciò è stato dovuto alle perequazioni e alle rivalutazioni che, in alcuni casi, possono raggiungere anche il 7,3%. Una percentuale, quest’ultima, che verrà applicata a chi sul cedolino della pensione percepisce entro i 2100 euro lordi. Una rivalutazione che, però, non avrà dei risvolti positivi sull’accesso alle pensioni di anzianità. A comunicarlo è stata proprio l’INPS chiarendo i requisiti di accesso per i prossimi anni. In pratica, le rivalutazioni delle pensioni annuali fanno aumentare le pensioni percepite. In particolare, gli assegni pensionistici più bassi potrebbero aumentare anche di molto. Ciò, però, ha un inevitabile riflesso su altri trattamenti previdenziali. Tra questi, cambia la modalità di accesso ad alcuni trattamenti previdenziali. Inps – nanopress.it

CAMBIANO GLI ACCESSI ALLA PENSIONE

Chi ha iniziato a lavorare dopo il 1995, per lasciare il lavoro nel 2023 potrà essere più complicato. Ora, però, è necessario andare con ordine. Oggi, in pensione, si può andare a 67 anni seguendo due modalità: chi ricade nel sistema contributivo misto e chi in quello puro. I primi non subiranno modifiche nel 2023. I secondi, invece, sì. In pratica, che ha iniziato a versare i contributi prima del 1996 potrà andare in pensione con tranquillità dopo aver compiuto i 67 anni di età. Ciò sarà possibile se gli anni di contributi versati saranno almeno 20. Chi, invece, non ha versato contributi prima dell’anno 1996 deve rispettare un altro requisito che riguarda gli importi. Se hai contributi versati anche prima del 1996, nessuna paura: potrai andare in pensione tranquillamente quando si è compiuto 67 anni. Ovviamente, dovranno essere stati versati 20 anni di contributi. Per chi non ha contributi versati prima del 1996, invece, è richiesto un altro requisito. Quello dell’importo. I contributivi puri oltre ad avere 67 anni di età, aver versato 20 anni di contributi, devono rispettare un altro requisito che riguarda l’importo dell’assegno. Quest’ultimo dovrà essere di almeno 1,5 volte l’assegno sociale INPS. Quest’ultimo, l’anno scorso, ammontava a 468 euro circa. Per avere accesso alla pensione di vecchiaia, a coloro che sono considerati contributivi puri, nel 2022, era richiesta una pensione non inferiore a 702 euro al mese. Se così non fosse, si poteva andare in pensione a 71 anni di età. Nel 2023, in virtù della rivalutazione il terzo requisito sta cambiando in virtù del fatto che l’assegno sociale ha subito un aumento. Ciò significa che 702 euro non saranno più sufficienti per poter andare in pensione. Sin dal 1 gennaio 2023, l’assegno sociale è passato da 468 euro dell’anno precedente a 502 euro. Per questo motivo, anche il terzo requisito dell’importo, per poter andare in pensione, ha subito un aumento. Da 702 euro, infatti, si è passati a 753 euro circa. Inps – nanopress.it Ricapitolando, chi ha iniziato la propria carriera lavorativa dopo l’anno 1995 vedrà l’impedimento del reddito poiché potrebbero non bastare 67 anni di età e 20 anni di contributi ma almeno 753 euro al mese di pensione per l’accesso. In caso contrario, andrà in pensione a 71 anni.