Per “morte bianca” si intende il verificarsi di un infortunio mortale sul luogo di lavoro. Secondo il rapporto INAIL, nel 2021 sono pervenute 1.017 denunce di infortuni con esito mortale. Questo numero è influenzato anche dalle restrizioni legate alla diffusione del Covid-19. Rispetto al 2020 le segnalazioni sono aumentate dell’ 11,8 % nelle sole Isole.

GLI ULTIMI CASI DI VITTIME SUL LAVORO TRA I PIÙ GIOVANI

Per quanto riguarda i giovani, è lunga la lista di coloro che hanno trovato la morte durante le ore lavorative. Le dinamiche sono le più svariate: risucchiati da una pressa, travolti da impalcature, colpiti dal tornio o schiacciati, come Lorenzo Parelli, morto il mese scorso a soli 18 anni. Purtroppo Lorenzo non è l’ultimo in ordine di tempo, ma l’ultima tragedia ha comportato la scomparsa del sedicenne Giuseppe Lenoci, che stava svolgendo uno stage. Parelli stava portando a termine quella che comunemente viene chiamata attività di “alternanza scuola lavoro”. A livello normativo è chiamato “Percorsi per le Competenze Trasversali e per l’Orientamento” (PCTO) ai sensi della legge 145/2018 art 1 comma 784.

L’ “ALTERNANZA SCUOLA/ LAVORO”

Questa attività è stata resa obbligatoria dalla legge 107/2015 (riforma della Buona Scuola) ed è finalizzata allo svolgimento di diverse ore lavorative, non retribuite, all’interno di ambienti diversi; utili all’acquisizione di competenze nel settore di interesse dello studente. Dovrebbe vedere la collaborazione tra mondo della scuola e mondo del lavoro per rendere più facile il periodo post-diploma e l’ inserimento in un futuro contesto lavorativo. L’obiettivo è quello di promuovere la formazione professionale attraverso la pratica, da affiancare alla preparazione scolastica. Il nostro Paese non è l’unico ad aver introdotto questa iniziativa, anzi è forse l’ultimo in Europa. Infatti, Paesi come Germania Francia e Spagna hanno da tempo optato per una forma simile di alternanza che realmente vede al centro lo studente e il suo futuro lavorativo.

COSA NE PENSANO I RAGAZZI

Il provvedimento non è visto di buon occhio da alcuni studenti e dal mondo della scuola in generale. Gli stessi si trovano spesso a dover svolgere delle mansioni distanti dai loro reali interessi o comunque dalle aree di studio scelte, soprattutto nei licei. Altra problematica è l’assenza delle dovute attenzioni da parte dei tutor, sia didattici che aziendali, fondamentali per guidare lo studente in un contesto sconosciuto. Quello che poi incide sull’opinione di molti è proprio la poca conoscenza del contesto in cui vengono obbligatoriamente inseriti. Carenti sono le informazioni fornite dalle scuole sulle normative che tutelano i lavoratori, sui doveri e i diritti che spettano a gli stessi e ai datori di lavoro. La morte dei due ragazzi ha esasperato il malcontento che è sfociato in una serie di manifestazioni pacifiche in primis, di sostegno alle famiglie coinvolte nei lutti e in secondo luogo, di protesta contro l’inaccettabile scomparsa di due compagni di scuola, con ancora tutta la vita davanti. C’è chi da una parte ne chiede la totale cancellazione e chi, dall’altra ne chiede il miglioramento. Il dibattito è aperto da diversi anni ma al momento non ci sono stati passi in avanti. Ciò che è certo è che non si può restare immobili di fronte a due vite spezzate prematuramente in circostanze di crescita e formazione.

E LE ISTITUZIONI COSA FANNO?

In occasione delle primissime manifestazioni studentesche a gennaio, di fronte al tentativo pacifico dei ragazzi di portarle a termine, le forze di Polizia hanno reagito con violenza e repressione colpendoli più volte con il manganello, nonostante l’inoffensività del contesto e degli autori. Ragazzi e ragazze intervistate hanno riferito di aver tentato la semplice interlocuzione con gli agenti, dagli stessi subito negata. Hanno raccontato non solo di aver rimediato dolore fisico (trauma cranico, contusioni, attacchi di panico) ma anche un dolore politico, riferito all’impossibilità di esprimere il proprio dissenso nei confronti della tragedia accaduta a Lorenzo. La ministra dell’Interno Lamorgese ha fatto riferimento ad un “cortocircuito che va evitato in futuro”, ha però ribadito che c’era “la presenza di provocatori”, oltre a ricordare la direttiva che impediva manifestazioni se non statiche per ragioni di salute pubblica. Il ministro dell’Istruzione Bianchi ha mostrato vicinanza alle famiglie coinvolte e ha affermato che “ci deve essere un percorso formativo ed uno educativo con esperienze fuori dalla scuola ma non può essere un surrogato del lavoro, deve prevalere il rapporto educativo”. Lorenzo Parelli è stato ricordato dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, durante il discorso di insediamento per l’inizio del suo secondo mandato al Colle. Il Capo dello Stato ha fatto riferimento alle morti sul lavoro “che feriscono la società”. Solo poco tempo prima, nel celebre e atteso discorso di fine anno, aveva invitato i giovani a mordere la vita.

QUALI SONO I RISULTATI SULL’OCCUPAZIONE GIOVANILE

I dati forniti dall’ISTAT per l’ anno di inizio pandemia, il 2020, hanno visto: il tasso di occupazione totale tra i giovani dai 15 ai 24 anni del 16.8 %, mentre il tasso di disoccupazione al 31.0%. Mentre quest’ultimo dato è sceso al 26,8 % nel dicembre 2021. Il dato forse più allarmante è arrivato in novembre dal rapporto sull’occupazione fornito dalla Commissione europea che ha segnalato circa 1,4 milioni di inattivi tra i giovani (15-29) in Italia. L’inizio della pandemia ha inciso su tutti gli aspetti delle nostre vite, anche sul lavoro; quindi questi sono dati da interpretare in questo senso. Non ha inciso però solo sulle reali opportunità di lavoro, ma anche sulle speranze e la voglia di trovare un’occupazione. Sempre più giovani non la cercano perché aprioristicamente rassegnati, o peggio ancora la svolgono “in nero” al netto di contributi, tutele e riconoscimenti. Proprio perché il lavoro è vita e non morte, quello che come Paese civile possiamo sperare è che la lista delle morti bianche diminuisca e che, attraverso la vicinanza delle Istituzioni, i giovani mettano da parte la delusione verso lo Stato e trovino nuove speranze e prospettive.

(FONTE: vocidicittà - Margherita Mantione - foto in alto)