La Sicilia accoglie il maggior numero di profughi, il 22 per cento del totale. Il Lazio, che occupa il secondo posto, raggiunge il 12 per cento, seguita dalla Calabria, con il 7 per cento. La maglia nera spetta alle quattro regioni più ricche, la Lombardia, il Veneto, il Piemonte e la Toscana. La Valle d’Aosta, che ospita 50 migranti, si è rifiutata di accoglierne altri: può ospitare un’altra unità, non di più. Le regioni settentrionali hanno alzato una linea Maginot “ideale”. Si sentono minacciate, invase. Ed i sindaci, soprattutto in Veneto, sono in prima linea nello scavare trincee contro “l’invasione”. Gli appelli all’Europa sono sacrosanti, l’Italia è stata lasciata sola davanti all’immane tragedia che si compie sul Canale di Sicilia, ma bisognerebbe cominciare a scuotere le coscienze anche a casa nostra. Il confine dell’accoglienza non passa lungo la capacità di mettere in campo risorse. I centri di accoglienza ricevono sostegno dal governo e le regioni restie ad ospitare i migranti sono quelle che più delle altre potrebbero permetterselo. E la politica c’entra fino a un certo punto: le quattro regioni ricche, che si sono rifiutati di accogliere altri migranti, sono guidate dal centrosinistra e dal centro destra in egual misura. La Lombardia e il Veneto hanno due presidenti leghisti, Luca Zaia e Roberto maroni, il Piemonte e la Toscana, due presidenti democratici, Chiamparino e Rossi. In Veneto e in Toscana è in corso la campagna elettorale ed i candidati, qualunque sia il loro colore, arringano le folle promettendo il pugno duro nei confronti dei migranti. Se assumessero una posizione diversa, mostrando dispomnibilità, perderebbero le elezioni. E’ evidente, dunque, che alla base delle resistenze e del rifiuto c’è un problema culturale. La paura verso lo straniero, il diverso, è stata istillata come un veleno nella testa e nel cuore della gente, non è arrivata da un giorno all’altro. Le agenzie culturali sono state latitanti, la voce della Chiesa è stata flebile, in passato (ben diverso il suo ruolo negli ultimi anni) per ragioni di opportunità. Il Presidente della Regione Lombardia, Roberto Maroni, considerato un moderato rispetto ai leader celoduristi che hanno fatto la storia della Lega, ha sventolato la sua dichiarazione di disobbedienza, rifiutando l’accoglienza, in modo aspro e ultimativo. “Non ci stiamo a subire quest’invasione, quindi zero posti in Lombardia finché continuerà quest’atteggiamento irresponsabile del governo…”. Il clima che si respira in Sicilia e nelle regioni meridionali è ben diverso. I sindaci siciliani si sono sbracciati, pur lamentando le loro difficoltà: da Lampedusa a Pozzallo, Palermo, Catania, Porto Empedocle, ovunque, ha prevalso l’umana solidarietà, la tolleranza. La Sicilia si conferma una terra di accoglienza.