Sono tutt’altro che rasserenanti le dichiarazioni rilasciate dai rappresentanti delle sigle sindacali Cgil, Cisl e Uil, al termine della riunione tenutasi ieri pomeriggio al Comune

 e in cui è stata affrontata e dibattuta ala spinosa questione “servizi sociali” alla presenza degli assessori Aliberti e Capone. Le ripercussioni dovute al buco di due milioni di euro nella casse comunali, denaro che manca all’appello per la “quadratura” dei conti effettuata dal ex-Commissario regionale Gaspare Sinatra, «Rischia di determinare il taglio di circa 120 posti di lavoro e la perdita di fondamentali servizi di assistenza portare» ribadiscono gli esponenti sindacali. L’incontro,dunque, dal punto di vista di Spanò e Oceano, rispettivamente Cgil e Fp Cgil non ha sortito gli effetti sperati, sempre che poi qualcuno avesse sperato in una “soluzione” raggiunta in così breve tempo,ma ci si augura che almeno che nella riunione fissata per il prossimo 27 ottobre con il sindaco Buzzanca «si determinino scelte responsabili e serie. Allo stato attuale, infatti, ritenere che l’unica strada percorribile sia quella dei tagli è permanete impensabile, soprattutto per una città come Messina, che si colloca già agli ultimi posti nel settore dell’assistenza sociale». Stando infatti ai dati forniti dal segretario della Fp Cgil Oceano, il Comune di Messina che destina alle spese correnti circa 250milioni di euro spende per i servizi sociali appena il 7% del proprio budget, che con il taglio di 2milioni e200mila scende al 6%. «E ciò che mi spaventa ancor più pensare – ha aggiunto Spanò – è che mentre si trovano i soldi per le spese di rappresentanza e per i rimborsi degli esperti, non si trovino invece per assistere i bambini, i disabili, gli anziani in difficoltà, e per pagare i lavoratori che verranno licenziati». Gli esponenti di Cisl e Uil, rispettivamente, Tonino Genovese e Saro La Rosa, Costantino Amato e Pippo Calapai, si trovano concordi nell’affermare la necessità di trovare una soluzione nell’immediato garantendo i servizi sociali fino a dicembre. «Fatto questo – hanno ribadito - non ci si può bloccare. Anzi proprio adesso è il momento di fermare le macchine, ragionando e programmando quella che dovrà essere dell’offerta dei servizi sociali sin dal prossimo gennaio 2009. Riteniamo sia necessario pensare un’architettura diversa dell’assistenza sociale, in forte discontinuità con il presente, che garantisca la salvaguardia occupazionale per i lavoratori ma soprattutto vada incontro ai bisogni reali della gente». (fonte tempo stretto)