ROMA - Edgardo Contini, della famiglia Finzi-Contini, eranato a Ferrara il 22 aprile del 1914 e si era laureato in ingegneria a Roma il 2 novembre del 1937. A causa delle leggi razziali emanate nel 1938 fu costretto a scappare come tanti

nelle terre oltreoceano e a trovare così rifugio in Paesi più includenti e che sapevano guardare al futuro. A trent’anni dalla scomparsa di Edgardo Contini esce la prima monografia a lui dedicata, scritta da Olimpia Niglio e Fausto Giovannardi e pubblicata dalla Aracne editrice di Roma. "Edgardo Contini (1914-1990) Ingegnere italiano sulla West Coast. Tra Early Modernism e International Style" (pp.176, 18 euro) è il titolo del volume che analizza tutte le opere realizzate dall’ingegnere Contini negli Stati Uniti e in particolare tra Chicago, San Francisco e Los Angeles dove aveva stabilito la sua residenza e la sede dell’attività professionale. La vita di Edgardo Contini, così come tantissime altre importanti storie di italiani all’estero per nulla noti nelle pagine di storia italiana, rappresenta un esempio significativo e su cui riflettere per conoscere e valorizzare quanto realizzato dall’emigrazione italiana all’estero, di cui purtroppo si conosce davvero molto poco se non i soliti luoghi comuni. Il progetto di questo volume rientra nell’ambito della ricerca internazionale sulla "Diaspora Italiana" al fine di valorizzare il genio e la creatività dell’arte, dell’architettura e dell’ingegneria italiana all’estero. Seppure per nulla considerato nelle pagine della storia dell’architettura italiana, Edgardo Contini è stato un grande protagonista negli Stati Uniti, dove ha saputo far dialogare le esigenze di un popolo multiculturale con la bellezza e l’eleganza dello stile italiano. A lui si deve la capacità di aver contribuito a orientare i cambiamenti dei processi produttivi attraverso un linguaggio per nulla convenzionale, ma fondato sulla creatività e sulla spontaneità progettuale. Le pagine del volume, presentando un tema che senz’altro non intende esaurirsi qui, hanno lo scopo di evidenziare il prestigio di progetti di ricerca in grado di valorizzare la storia dell’architettura e dell’ingegneria italiana oltre i confini nazionali e quindi realizzata dagli italiani all’estero. Il libro è un omaggio alla comunità ebraica, alla memoria e a quanti, come Edgardo Contini, hanno contribuito a costruire nuovi orizzonti attraverso il dialogo e la condivisione di paradigmi culturali differenti e il cui incontro ha determinato la nascita di nuove prospettive. Un omaggio a coloro che hanno lasciato le loro terre di origine per andare incontro a nuove opportunità determinando la trasmissione e lo sviluppo di nuove conoscenze. Un omaggio a coloro che sono emigrati o che emigrano, perché solo guardando oltre è possibile sperare in un mondo migliore e inclusivo. (aise)