BRUNO: IL “MESSINESE” PREFETTO DEL POPOLO

(Da Ventimiglia a Viterbo passando per Vibo Valencia)

“Metà del mio cuore è dei Vigili del fuoco”

La Sicilia si onora di avere uomini come lui… I prefetti rappresentano la più alta carica istituzionale di un territorio.

Essi lavorano operosamente dietro le quinte ma a differenza dei politici (onorevoli, governatori, sindaci e assessori) non beneficiano di grande visibilità mediatica per via di una delle prerogative essenziali che li contraddistingue da sempre: il dover essere “deontologicamente” sempre super partes. Facile a dirsi ma, a volte, non altrettanto a farsi. Il Prefetto si occupa di questioni spinose e problematiche quali ordine pubblico, sicurezza, migrazione, terrorismo, mafie, “stato” di “salute” della provincia, controllo dei comuni e, in caso di calamità o qualsiasi emergenza, indice e presiede, unitamente a tutti i comandanti delle forze dell’ordine, i comitati di crisi all’interno del “suo” Palazzo di Governo. Di solito, per una questione di rispetto verso le istituzioni del Paese, vi è sempre un certo tipo di “distacco” tra Sua Eccellenza (titolo con cui è sovente chiamarli) i cittadini e gli organi comunali dell’area di competenza. Una sorta di “piccola” barriera che da tempo ha messo in risalto l’importanza della figura e del ruolo di questo esponente del “potere” di zona. Ci sono però, di tanto in tanto, le cosiddette eccezioni che confermano la regola. Una di queste ha un nome e un cognome, si chiama Giovanni Bruno “da Messina”. Vale la pena spendere qualche parola nei confronti di questo “Signore” (con la “S” maiuscola) che ha fatto del suo incarico una vera e propria missione di vita. Classe ’61, siciliano doc, Bruno si “lancia” giovanissimo, tramite concorso, nella carriera prefettizia e, a soli 25 anni, si trasferisce a Roma per occupare numerosi ruoli governativi al fianco di Ministri e Sottosegretari (Sanità e Interno). Successivamente (dal 2005 al 2010) è Direttore Generale comunicazione elettronica dell’ex Dicastero delle comunicazioni, Direttore Generale frode informatica e telecomunicazioni nonché consigliere dell’autorità nazionale e regolamentazione del mercato postale. Nel 2011 è arrivato il momento di lasciare provvisoriamente la Capitale per poi, nel febbraio successivo, guidare la triade di commissari inviata nella città di Ventimiglia ove la giunta è stata sciolta per infiltrazioni mafiose. Qui, tra le altre cose, crea anche lo statuto giuridico per trasformare il Parco Ferroviario in industriale e commerciale, un’infrastruttura tutt’oggi degna di nota. Qualche tempo dopo, dalla “lontana” Liguria scende in Calabria, divenendo Prefetto di Vibo Valentia. A Vibo il ricordo che lascia il Dott. Giovanni Bruno di se è ravvisabile dalle affettuose parole del Segretario Generale della Cisal Franco Cavallaro non appena ricevuta la notizia della sua partenza: “Chi lo ha conosciuto ha probabilmente avuto tutto il tempo per capire di che stoffa è fatto, trovatosi, improvvisamente, nell’arco del suo impegno istituzionale a Vibo Valentia, a doversi occupare non solamente del suo esclusivo ruolo di Prefetto. Un’opera difficile, di forte intensità e che ha messo a dura prova la sua forte fibra di uomo impegnato nelle più importanti istituzioni. (…) “Lascia Vibo Valentia dopo aver dato tutto se stesso per aiutare questo territorio ad attenuare gli effetti di una sofferenza che non merita. Per questo il dott. Giovanni Bruno si è meritato la gratitudine di una provincia che non dimenticherà facilmente il suo acume, la sua disponibilità, il suo modo di fare con la gente e tra la gente, la sua intelligenza, il suo sorriso sempre colmo di speranza”. Dopo due anni e mezzo di “costa degli Dei” e prima dell’attuale sede di Viterbo, nel 2015, viene assegnato alla Direzione Centrale del Personale del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco, presso il Viminale. Il ritorno a Roma è “elettrizzante”. Bruno è uno di loro!!! L’amore per gli “Eroi del fuoco” è incondizionato e soprattutto corrisposto. Egli stesso, a proposito degli anni di Dipartimento, è chiaro e diretto: “Non c’è ombra di dubbio. Mi sento di far parte della squadra dei Vigili a tutti gli effetti, sono uno di loro, quando li vedo all’opera il mio cuore si riempie di intenso orgoglio”. Trascorsi altri 24 mesi, il dinamico messinese, accetta un nuova ed interessante sfida e sempre a centinaia di chilometri di distanza dalla sua terra natia. E’ il 20 novembre 2017 quando prende possesso degli uffici nel bellissimo capoluogo medievale della Tuscia, già storica sede papale. A Viterbo si è fatto subito notare e, tramite l’evento più importante dell’anno dedicato al trasporto della Macchina di Santa Rosa (che attrae migliaia di visitatori), il 3 settembre scorso ha dimostrato di valere tutta la stima che si è guadagnato sul campo. E’ riuscito, con caparbietà ma anche spirito di cooperazione, a far coniugare sapientemente la tanto sentita celebrazione in onore della Patrona con l’arrivo di personaggi del calibro di Matteo Salvini, Elisabetta Trenta, Giorgia Meloni e Antonio Tajani. In quell’occasione gli abbiamo chiesto quali sono i segreti per far si che manifestazioni di questo rilievo vadano nella giusta direzione e diano il meritato risalto ai duri sforzi degli organizzatori. La risposta si è raccolta in 4 parole chiave: “Umanità, dialogo, disponibilità e risoluzione concreta dei problemi”. (…) “In questo capoluogo, in cui mi sono insediato 10 mesi orsono – prosegue il Prefetto - vorrei risolvere alcune criticità che sono emerse durante i vari sopralluoghi e i ripetuti incontri con i Sindaci. Il termalismo (ad esempio) dev’essere un volano per l’intera area. Vorrei inoltre portare tutti gli amministratori (di qualsiasi colore politico) verso un pensiero ed una visione unica per il bene comune. Anche il comparto sanità va migliorato. Sono qui per aiutare, comprendere e sostenere, ma non transigo su alcune norme essenziali per la sicurezza del cittadino, che sono priorità assoluta senza sconti. La mia porta è sempre aperto e il telefono è acceso 24 ore al giorno!!!”. Insomma, l’uomo delle “comunicazioni”, il caparbio “guerriero” alle ‘ndrine calabresi, il “pompiere” mancato, il “vivace” radioamatore (sua sconfinata passione), il “Prefetto buono”, in virtù di una così ampia e variegata esperienza di vita, non vuole “muri” o “palizzate” ma dialogo e sintonia. Una nuova “piccola” speranza per le comunità che lo accolgono e che auspicano un rapporto finalmente sano e costruttivo con le nostre (non sempre adorate purtroppo) istituzioni. Giovanni Bruno simboleggia, come pochi altri, uno Stato che deve necessariamente porgere la spalla, fornire l’appoggio e donare una parola di conforto non solo agli enti locali ma soprattutto a quello che lui considera il suo unico “padrone”; IL POPOLO! (Mirko Crocoli)