DALLAS UN MISTERO NELLE MANI DEI POTENTI “UOMINI OMBRA”   Oggi 22 novembre è il triste anniversario del dramma di Dallas. Correva l’anno 1963 e il giovane Kennedy  venne mandato a morire in Texas,

in un viaggio che aveva il sapore di una probabile ricandidatura per le presidenziale. Poco prima della famosa “collinetta”, in tarda mattinata, John venne raggiunto da diversi colpi d’arma da fuoco che gli fracassarono irrimediabilmente nuca e collo. I dettagli li sappiamo tutti a menadito, poiché i media di mezzo pianeta ce li hanno riproposti in migliaia e migliaia di fotogrammi e fermo immagini. Il video del sarto Abraham Zapruder ha fatto letteralmente storia e – suo malgrado – è divenuto il racconto diretto dell’assassinio più grave e misterioso del Novecento. Non c’è stata altra vicenda appartenuta alla seconda metà del secolo scorso più dibattuta di questa e per due motivi essenziali; l’importanza del soggetto colpito e l’epoca considerata, per tanti motivi, estremamente delicata. Si incolpa un certo Lee Oswald, che verrà anch’esso ucciso 48 ore dopo l’arresto. Tutto è un enigma sin dall’inizio. Le tante commissioni d’inchiesta non solo non hanno svelato alcunché ma hanno oltremisura aggiunto sospetti sull’intera vicenda. Come faceva questo giovane ex marines traditore della patria (così ci è stato dipinto) ad eliminare il personaggio più potente del mondo? Come faceva a sapere che quella Lincoln era scoperta e perché così tante falle da parte dell’intelligence americana? La verità probabilmente rimarrà celata per sempre e soprattutto ben custodita dai cosiddetti SM “shadow man” ovvero gli “uomini ombra”. Addetti ai lavori collocati a metà tra i servizi segreti, la società civile e la criminalità organizzata. I fratelli Kennedy erano odiati dalla mafia di Chicago, quella di Sam Giacana, alla quale proprio Bob aveva dichiarato una guerra spietata. I fratelli Kennedy, notoriamente aperti verso il mondo di “colore”, erano profondamente malvisti dall’establishment della “razza bianca”, ma John era stato soprattutto ingerente verso i vertici della CIA, capitanata dal potentissimo Allen Dulles.

Piuttosto nota l’azione del giovane presidente nei confronti del controspionaggio che voleva riformare, e a cui intendeva togliere gran parte dei poteri. Per non parlare di Cuba. I militari più intransigenti non avevano affatto gradito la “calatura di brache” verso Castro. Per loro l’unica cosa giusta da fare era l’invasione in toto dell’isola caraibica. Cosa che Kennedy non fece. La menzogna di Oswald è ridicola, la casualità di farlo fuori poche ore dopo al limite dell’inverosimile, cosi come pazzesco e paradossale il gruppo Warren che ha indagato su Dallas. Dentro a questa commissione era presente proprio Allen, ovvero colui che era stato silurato dalla Casa Bianca per la fallimentare Baia dei Porci. Il vero punto essenziale di questa, ma di tante altre storie, è il mancato collegamento tra “A” e “B” ossia tra i mandanti e gli esecutori. Quello che gli “uomini ombra” sanno fare bene è riuscire a neutralizzare il collegamento tra i due soggetti primari. Niente collegamenti niente motivazioni e il mancato collegamento porta inevitabilmente all’impossibilità di individuare delle responsabilità oggettive!

Costoro cancellano prove, depistano indagini, inducono volutamente i media verso strade sbagliate, compromettono le indagini, accelerano il processo di mistificazione, camuffano la realtà. Sono addestrati e - probabilmente - anche profumatamente pagati per questo.

Ma chi sono esattamente gli “shadow man”? Burocrati, semplici funzionari, agenti dei servizi, uomini delle istituzioni collusi con la criminalità organizzata, persone che all’apparenza sembrano normali ma che riescono a tenere ben stretto l’ “anello” di congiunzione tra il mondo di sotto e quello di sopra. Gli stessi che hanno fatto da collant per mezzo secolo tra mafiosi e colletti bianchi, tra intelligence e finanza.

Guardiamo per un attimo a casa nostra. Alcuni esempi per capire meglio. A Via Mario Fani sicuramente qualcuno di loro era presente, affinché l’agguato all’amico “fizz” andasse perfettamente in porto. Dov’è finita la valigetta di Paolo Borsellino dopo Via d’Amelio? Chi, a Capaci, ha informato i Corelonesi sul passaggio del corteo di Falcone? Chi, nel corso dei decenni, è riuscito a depistare tutte le stragi d’Italia? Chi era veramente presente con Pasolini a Ostia la notte della sua morte?

Per ciò che concerne l’omicidio Kennedy così come per quello di Luther King e di una moltitudine di altre faccende poco chiare d’oltreoceano, gli “uomini ombra” hanno ottenuto degli enormi successi. Sanno come dare alla stampa indizi fuorvianti e per quanto siamo sempre più straconvinti delle teorie del complotto non c’è nulla in mano che possa incriminare qualcuno. Sono bravi, sono pericolosi, sono perfetti, sono stupefacenti, sono l’incubo degli inquirenti, sono intelligenti, maniacali, sadici e perfino galantuomini. Ti giri ma non li vedi, tengono in mano il potere ma non ti accorgi e quelli che noi vediamo davanti agli schermi non sono altro che fantocci nelle mani di qualcun altro che - all’occorrenza e quando c’è il lavoro sporco da fare - chiama sempre loro.

Perché, come disse al sottoscritto il Venerabile Licio Gelli, “…in questo complicato teatro della vita meglio essere burattinai che burattini”. Detto da lui c’è sicuramente da crederci. (Mirko Crocoli)