CANALE DI SICILIA, RISCHIO TRIVELLAZIONI APPELLO A CROCETTA: «INTERVENGA» PALERMO - I tesori del Canale di Sicilia di nuovo a rischio trivellazioni. La Northern Petroleum, multinazionale impegnata nell'attività di esplorazione di idrocarburi, ha avanzato la richiesta di estendere le ricerche petrolifere ad un’area di oltre 1.325 chilometri quadri, a poche miglia dal litorale agrigentino:

a denunciare la ripresa degli “assalti” è Greenpeace che - assieme a Stoppa la Piattaforma, Apnea Pantelleria e alle associazioni di pescatori, Agci-Agrital Sicilia e LegaCoop Pesca Sicilia - ha inviato una lettera al presidente della Regione, Rosario Crocetta, per chiedere un intervento immediato.

CONFERENZA DELLE REGIONI - Gli ambientalisti, che già la scorsa estate si erano opposti alle trivellazioni off-shore, ricordano a Crocetta che “l’occasione per schierarsi in modo netto contro questi progetti c’è”: domani, 13 marzo, è convocata a Roma la Conferenza delle Regioni, dove si discuterà, tra le altre cose, proprio delle trivellazioni in mare.

IMPATTO AMBIENTALE - “Come promesso in audizione alla Commissione Ambiente all’Ars il 12 febbraio dai rappresentanti dell’assessorato all’Ambiente - spiega Giorgia Monti, responsabile della Campagna Mare di Greenpeace Italia - la Regione Sicilia deve presentare le sue osservazioni al processo di Valutazione dell’impatto ambientale delle trivelle, ancora in corso, e alla Conferenza delle Regioni deve fare rete con le altre Regioni per scongiurare questo pericolo”.

BATTAGLIA - Secondo Giorgia Monti il Governo Crocetta “ha l’opportunità di diventare leader di questa battaglia e fare fronte comune con le altre regioni contro questi nuovi attacchi. È ora di scegliere una governance del mare che tuteli le risorse e favorisca l’economia locale e non gli interessi delle compagnie petrolifere”. Sempre per Greenpeace gli ultimi fuochi del governo tecnico avrebbero dato il via a progetti di trivellazioni al largo delle nostre coste, ultimo appunto quello nel Canale di Sicilia.

PETROLIO - “Grazie al via libera del governo nazionale per le richieste avanzate prima del 2010, le compagnie petrolifere si stanno affrettando a chiedere al ministero dell’Ambiente permessi per cercare petrolio pericolosamente vicine alla costa e alle aree protette - denuncia l’esponente ambientalista -. Chiediamo alla Regione di mantenere le promesse fatte, e non lasciare nuovamente sole le associazioni locali in questa battaglia”. Fonte Italpress