IL SEN. FRANCESCO GIACOBBE ALLA 25A CONVENTION DELLE CCIE A RIVA DEL GARDA Due giornate intense quelle vissute a Riva del Garda in occasione della 25a Convention delle Camere di Commercio Italiane all'Estero. Politica e Riforma Costituzionale ma non solo, internazionalizzazione delle imprese e ruolo delle Camere di Commercio Italiane all'estero, i temi trattati. “Le CCIE sono le protagoniste del cambiamento - ha dichiarato il senatore Francesco Giacobbe - Protagoniste nel cambiamento all'estero e oggi impegnati più che mai nel cambiamento dell'Italia”. Il sen. Giacobbe, in apertura dei lavori, intervenendo al tavolo di lavoro “Riforme, politiche per l’impresa e sviluppo: le CCIE protagoniste del cambiamento, ha affrontato il tema della riforma: “Sviluppo ed efficienza economica sono al centro della riforma costituzionale con l'articolo 117. Approvare la riforma costituzionale oggi significa dare maggiore stabilità al Paese e garantire un futuro alle nuove generazioni", ha spiegato davanti ai co-relatori dr. Roberto Cerreto, capo di gabinetto del ministro Boschi, il presidente di Assocamerestero Gian Domenico Auricchio, il segretario di Unioncamere Giuseppe Tripoli, l'onorevole Garavini ed altri. Nel corso dei lavori del pomeriggio prendendo parte al tavolo di lavoro su "Internazionalizzazione e servizi delle CCIE: la voce delle imprese" il senatore Giacobbe, insieme agli altri protagonisti stakeholders istituzionali, ha avuto modo di ribadire che “il ruolo delle CCIE è riconosciuto da tutte le aziende che intendono internazionalizzare le loro attività. Ruolo importante ma che va visto in una ottica di interazione con gli altri protagonisti istituzionali, ognuno con un ruolo diverso ma complementare e funzionale affinché insieme si possa raggiungere un unico obiettivo e cioè lo sviluppo dell'Italia”.
 
INCHIESTA SUL LAVORO NERO A BRUXELLES: IL PUNTO DE “LA COMUNE DEL BELGIO”
 
BRUXELLES - “La Comune del Belgio” sta realizzando un’inchiesta all’interno del settore horeca di Bruxelles coinvolgendo i migranti, italiani e non. Al termine della prima parte di questa inchiesta l’associazione ne ha sintetizzato i risultati in un video disponibile qui:. “Negli ultimi anni, - spiegano da Bruxelles – in parallelo all’emergere della narrativa della “fuga dei cervelli” secondo la quale giovani italiani iper-qualificati emigrano all’estero dove trovano ottimi lavori tramite i quali finiscono ad arricchire le economie dei paesi di destinazione, sono sempre di più i nuovi migranti che per diversi motivi si trovano ad accettare condizioni di lavoro precario, irregolare e sottopagato nel settore della ristorazione”. “Nei ristoranti e nei bar di Bruxelles – chiarisce l’equipe de “La Comune” – si lavora quasi sempre in nero, o con contratti che non riflettono la realtà della situazione lavorativa. Il fatto di non avere un contratto impedisce ai lavoratori di accedere ai propri diritti sociali come il diritto alla disoccupazione, il diritto alla maternità, il diritto alle indennità per malattia o ancora il diritto alle ferie pagate. Un lavoratore che lavora in nero non esiste “abbastanza” per vedere riconosciuti i suoi diritti, ma esiste “quanto basta” per arricchire chi lo sfrutta”. “Noi, come la quasi totalità dei lavoratori e delle lavoratrici che abbiamo intervistato, pensiamo che il fatto di essere informati sia una delle armi principali per combattere questo fenomeno. Per questo motivo”, la Comune del Belgio ha realizzato “un opuscolo, in italiano e in francese, liberamente scaricabile, dove sono presenti le informazioni di base sul diritto del lavoro belga, i principali rischi legati al lavoro irregolare e alcuni consigli su come affrontare queste situazioni. Lo potete scaricare qui e potete condividerlo con tutti i vostri contatti potenzialmente interessati. Pensiamo inoltre che l’informazione debba anche andare di pari passo con lo riconoscersi e l’aiutarsi fra lavoratori, lottando contro un sistema economico che tende a dividere per poter aumentare lo sfruttamento”. L’inchiesta, assicurano, “non è che all’inizio”. Quindi, se ci sono connazionali che vogliono partecipare possono contattare La Comune del Belgio sia sui social (Fb: comune.delbelgio; Twitter: @ComuneDelBelgio; G+: +LacomunedelBelgio) che fisicamente ogni giovedì dalle 18 alle 20 presso il Centre Culturel Garcia Lorca (Rue des Foulons 47-49). (aise)
 
PRIMA SETTIMANA DELLA CUCINA ITALIANA NEL MONDO: I NUMERI E GLI EVENTI
 
ROMA - È stata presentata questa mattina a Roma la Prima Settimana della Cucina Italiana nel Mondo in programma dal 21 al 27 novembre. Appuntamento annuale sulla tradizione culinaria italiana all'estero, la settimana è promossa dal Ministero degli esteri, in collaborazione con il Ministero per le politiche agricole alimentari e forestali e coinvolge tutti gli attori pubblici e privati che rappresentano la cucina italiana di alto livello e l'Italia nel mondo. Durante la settimana saranno organizzati 1361 eventi in 105 paesi nel mondo coordinati dalla rete all'estero della Farnesina, cioè 295 sedi diplomatiche, consolari e Istituti Italiani di Cultura. Tra gli eventi 173 conferenze, incontri con gli chef e dibattiti sulla tradizione culinaria italiana; 98 eventi promozionali con i ristoranti italiani locali e fiere; 151 cooking show, corsi sulla cucina e master class; 334 degustazioni e cene a tema; 23 concorsi e premiazioni per la cucina italiana di qualità; 32 seminari tecnico-scientifici e accademici; 390 proiezioni di film e documentari, rappresentazioni teatrali, concerti legati al cibo; 32 mostre di design, arte e fotografia legate alla cucina. Protagonisti saranno i cuochi italiani: dagli chef di fama internazionale ai giovani allievi delle scuole di cucina, il loro coinvolgimento in tutto il mondo, sottolinea la Farnesina, sarà “essenziale per animare gli eventi di alto valore rappresentativo”. Ai 1361 eventi è dedicata una pagina web della Direzione Generale Sistema Paese in cui è possibile cercarli Paese per paese – dall’Albania allo Zimbabwe – o per tipologia di evento (cene, mostre, cooking show e così via) o per data. (aise)
 
GLI STUDENTI DELL’IIC DI MARSIGLIA SCRIVONO AL MINISTRO GENTILONI
 
MARSIGLIA - Una lettera indirizzata direttamente all’attenzione del ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Paolo Gentiloni. A firmarla gli studenti dei corsi di lingua erogati dall’Istituto Italiano di Cultura, capeggiati dalla loro rappresentante Marie-Thèrese Boyer. La motivazione: la "brutale" comunicazione da parte dell’Istituto a pochi giorni dall’inizio del nuovo anno accademico della sostituzione del corpo docente. Ma vediamo più nel dettaglio. "Egregio Signor Ministro", si apre la lettera, "vorremmo attirare la sua attenzione in merito alla situazione creatasi recentemente all’Istituto Italiano di Marsiglia, dove noi studenti abbiamo sempre seguito con gran piacere i corsi di lingua e le attività proposte". "Con grandissimo dispiacere", spiegano i firmatari della lettera, "ci siamo ritrovati nell’obbligo di non rinnovare la nostra adesione all’inizio di quest’anno accademico. Abbiamo infatti saputo, tramite una semplice e-mail inviata dalla direzione dell’Istituto il 19 settembre, a pochi giorni dalla riapertura dei corsi di lingua italiana, della sostituzione del corpo docente di cui eravamo pienamente soddisfatti. Qualche giorno prima dell’inizio dei corsi più della metà degli studenti nell’attesa di avere una spiegazione, purtroppo mai arrivata, ha deciso di non riscriversi". "Da allora", continua la lettera, "la sola cosa che abbiamo saputo è che le insegnanti dell’Istituto erano remunerate da un’associazione, l’Amerigo Vespucci e che la decisione del console generale di rompere l’Accordo con tale associazione ha portato, nel giro di pochi giorni, all’espulsione immediata dell’intero corpo docente senza nessuna possibilità di riqualificazione". "Ben consapevoli che non non spetta a noi dare un giudizio sul litigio che ha portato alla rottura della Convenzione che legava l’Istituto all’Associazione Amerigo Vespucci", precisa la lettera, "ci sentiamo tuttavia assolutamente in diritto di deplorare la brutalità di una decisone annunciata qualche giorno prima dalla ripresa dei corsi che intacca l’immagine che abbiamo del vostro bel paese e di cui siamo un po’ ambasciatori nella nostra regione, nella nostra vita privata, lavorativa o associativa". "La nostra assidua frequenza all’Istituto (per alcuni di noi da diversi anni), ci autorizza ad affermare che il grande successo dell’IIC di Marsiglia è stato, fino ad oggi, legato alle sue insegnanti. La direzione dell’Istituto ne era e ne è tra l’altro perfettamente cosciente poiché", sottolinea la lettera, "mette ancora i loro nomi sul depliant (fino a qualche giorno fa anche sul sito) dell’Istituto. Lo stesso console generale sembrava esserne consapevole quando, durante la festa di fine anno tenutasi a giugno, ha elogiato le qualità pedagogiche e le competenze delle insegnanti". "Dopo aver scritto una lettera indirizzata all’ambasciatore Giandomenico Magliano, ad oggi senza risposta", gli studenti si sono dunque rivolti al ministro Gentiloni, "poiché speriamo ancora che nella nostra regione marsigliese, dove i legami con l’Italia sono cosi forti e importanti, non avvenga questo incomprensibile spreco umano e culturale". (aise)
 
MONS. PEREGO: UN FATTO PREOCCUPANTE IL RIFIUTO DI OSPITARE 12 DONNE E 8 BAMBINI
 
ROMA – “12 donne e 8 bambini, donne sole e con i propri figli hanno trovato all’arrivo alla frazione di Gorino (comune di Goro) nel ferrarese – meno di 4.000 abitanti, 1,6% di immigrati – la strada sbarrata e, soprattutto, le porte chiuse dell’ostello dove dovevano essere ospitati. E’ un episodio preoccupante – osserva mons. Giancarlo Perego, direttore generale della Migrantes -, che avviene in una terra dove la solidarietà era sempre stata un elemento fondamentale. Preoccupante anche perché dimostra una cattiva informazione sulle storie e le tragedie di chi sbarca; preoccupante infine perché dimostra l’incapacità delle istituzione di preparare una comunità all’accoglienza, continuando ad improvvisare gli arrivi”. “L’episodio – prosegue don Perego – è un segnale che dimostra come l’aria di chiusura e di ‘muri’ che si respira in altri Paesi europei sta arrivando anche nelle nostre città e nei nostri Paesi, al punto tale che una Valle con una delle oasi naturali del Po a protezione di flora e fauna, oggi arriva a non essere in grado di fare un gesto di ospitalità per proteggere donne e bambini in fuga da guerre, disastri ambientali e violenze. La nostra democrazia come la nostra sicurezza non si può difendere rifiutando il diritto all’ospitalità. In quelle famiglie in cammino – conclude il direttore generale della Fondazione Migrantes – ritroviamo in modi diversi la storia di fuga della famiglia di Nazareth”. (Inform)