IL MESTIERE SCOMPARSO: LU PIRRIATURI (cavatore di tufo) prende il nome dalle cave di tufo (pirreri) presenti nel territorio siciliano. Il pirriaturi doveva essere di fisico forte in quanto era un lavoro molto duro specialmente quando si segava a mano prima dell'avvento delle seghe elettriche. Un famoso pirriaturi è stato il poeta siciliano Pietro Fudduni. Le misure del tufo erano: li cantuna vero e proprio, la chiappetta, la chiappa, lu timpagnolu e lu sirratizzu. E' stato un mestiere ad arte, dove si aguzzava l'ingegno per dominare il tufo e non finirne succubi e l'abilità del pirriaturi consisteva nel "trinciari i cantuna" (tagliare i tufi) secondo linee perfettamente parallele e tanto velocemente da sorpassare il compagno di lavoro più vicino, evitando così il fastidio della polvere da lui sollevata, e guadagnare di più perché prevaleva il cottimo. Pirriaturi o picuniri era anche il picconiere addetto all’abbattimento dello zolfo nelle miniere, che assolveva anche al compito di capocantiere. Ai suoi ordini aveva i manovali che trasportavano lo zolfo con i vagoni in ferro. Prima dei vagoni, il trsposrto dello zolfo avveniva a spalla ed era effettuato dai famosi “carusi”.
 
MODI DI DIRE "STARE UNA PICATA", ORIGINE DEI MODI DI DIRE PALERMITANI
 
Parliamo di modi di dire palermitani, modi che è capitato un po’ a tutti di usare, spesso senza sapere perché si dice così… oggi proviamo a spiegarlo.
 
"Stare una picata" si dice quando una cosa sta male nel contesto in cui è inserita, è inappropriata. Questo modo di dire ha quasi 3 secoli e a Palermo è usato molto spesso, dato che di cose inappropriate ne abbiamo di più di quelle appropriate! Il modo di dire è collegato alla breve permanenza austriaca in Sicilia (1720-1734). In verità la frase completa è “stari comu na picata nta n’occhiu” (stare come un colpo di picca-lancia nell’occhio). Sembra che il termine derivi da un fatto di cronaca accaduto nel 1730 a Palermo. Un soldato austriaco durante una festa popolare a Palermo conficcò, noi riteniamo per errore, la punta della sua alabarda (picca) nell’occhio di una ragazzina. Ne seguì una rissa con feriti tra popolani e le guardie regie austriache, già poco amate dai palermitani.