(SA) - Non V’è dubbio che in questo momento di grande indecisione, in assenza di una politica del governo tutto teso a cercare come salvare il cavaliere dai suoi processi, in questo momenti in cui spesso insorgono conflitti tra istituzioni, avere un garante come il Presidente Giorgio Napolitano è stato ed è motivo di garanzie per il rispetto della costituzione

e per la salvaguardia del bene comune che è l’unità della Patria. Si è conclusa con il discorso del Presidente della Repubblica davanti alle Camere riunite la celebrazione del 150° dalla nascita dello stato italiano, vento fuori come parte più alta del risorgimento italiano, che ha visto l’impegno ed il sacrificio di tante persone che si sono immolate nel rispetto di un’idea di Patria, che hanno affrontato sacrifici e disaggi, carcere e confino, persecuzioni di ogni tipo. Vicende tutte presenti nel discorso del Presidente, che continuamente interrotto da lunghi applausi, ha ripercorso le varie fasi del risorgimento italiano che coincidono intimamente con le varie fasi che avrebbero portato gli italiani alla conquista di una Patria unica, che per dirla con Mazzini, non doveva essere solo la Patria di tutti, ma anche e principalmente la Patria per tutti. Vicende epiche, che pigliavano di petto il fatto che l’Italia era smembrata in otto stati diversi, il più grande del quale, che comprendeva u8n quarto della popolazione di allora, era in mano allo straniero austriaco. Otto frontiere, otto monete, otto stati stranieri l’uno agli altri, impossibilitati ad assolvere ad un ruolo di qualche importanza nell’Europa dell’epoca, dove esistevano già stati forti come la Francia, l’Inghilterra, l’impero austro-ungarico ecc. Il miracolo compiuto dal risorgimento italiano e da personaggi come Garibaldi, Cavour, Cattaneo, Mazzini, per citarne solo alcuni, è stato quello di avere finalmente realizzato un sogno che uscendo dall’utopia, diventava realtà. Un miracolo ed una realtà alla quale ora si vorrebbe fare ripercorre quelle tappe a ritroso, cercando di perseguire un’idea sbragliata di federalismo, che lungi dal potenziare l’unità nazionale, lungi dal rappresentare motivo di ricchezza sociale, politica, culturale, sconfina invece in una sorta di secessione che vorrebbe ridurre l’Italia a tre realtà geografiche e politiche quali la padania, l’Italia centrale e quella del sud. A questo insano disegno perseguito dalla lega di Bossi che condiziona pesantemente il governo del cavaliere impegnato in “riforme epocali”, così le definisce lui, quali quella della giustizia, quella della scuola, anche attraverso una profonda rivisitazione della carta costituzionale, sì è tenacemente opposta l’opposizione, che ha trovato valido sostegno nel Presidente della Repubblica, che ha saputo resistere a polemiche, ad attacchi striscianti a volte anche volgari ed irrispettosi. Un Presidente che ha saputo non solo difendere la Costituzioni e le regole che la repubblica si è date nel lontano 1947, ma, proseguendo il lavoro del suo predecessore Azelio Ciampi, ha saputo ridare smalto, peso e significato al tricolore italiano, all’inno nazionale, al sentimento di Patria, al sentimento di appartenenza, venuto meno anche nelle scuole. Ha saputo risvegliare negli italiani uno spirito nazionale forte, sentito, di cui si avverte l’esigenza, cosa che prima accadeva solo tra le nostre comunità all’estero, richiamate anch’esse nel lungo discorso del Presidente. Un discorso dove sono entrati di peso le problematiche attuali che affliggono oggi l’Italia, come la crisi economica, la necessità di garantire un lavoro ai giovani, la necessità di custodire tenacemente il bene comune dell’unità della nazione. Una unità che passa attraverso una profonda rivisitazione della questione meridionale ancora tutta in piedi, con i suoi problemi derivanti dalle criminalità organizzate, dalla mancanza di infrastrutture, dalla corruzione, dall’aumento delle famiglie povere, dalla mancanza di lavoro. Una realtà da dove ancora si parte in cerca di lavoro e di migliori condizioni di vita e dove oggi arrivano di contra sempre più numerosi gli immigrati anche loro alla ricerca della terra promessa, della democrazia che spesso manca nei loro paesi. Da qui, l’esigenza di sapere sviluppare e coltivare un adeguata e giusta politica dell’accoglienza, che tenga conto della nostra vocazione migrazionale e della nostra tendenza alla tolleranza, specialmente nel meridione, scevro dalla deriva legista che our sapendo che le industrie del nord hanno bisogno degli immigrati, porta avanti in maniera demagogica la sua guerra contro lì immigrazione. Un discorso articolato, puntuale, forte, che spazia dal risorgimento all’unità europea, dal valore dell’uomo a quello della religione e del rapporto con la chiesa, dalla condanna del fascismo e di qualsiasi forma di nazionalismo ai valori della resistenza, dal valore dell’unità della nazione a quella della validità ed attualità della costituzione. Per tutto questo, per questo ammirevole discorso ascoltato con un nodo di commozione alla gola, oggi ci sentiamo di dire con gratitudine: GRAZIE PRESIDENTE! Grazie per esserci, per avere saputo difendere e custodire i valori della nostra democrazia, della nostra unità della nostra identità nazionale messa in pericolo da apprendisti stregoni che giocano a fare i politici.