Roma - “L'Italia ha dato prova di saper reggere affrontare flussi molto importanti di migranti dimostrando di essere una comunità che può accogliere e gestire con efficacia un fenomeno epocale, che durerà per anni”. Così ha esordito il Ministro dell'Interno, Marco Minniti intervenendo in Commissione Parlamentare di Inchiesta sul sistema di accoglienza e di identificazione ed espulsione, nonché sulle condizioni di trattenimento dei migranti e sulle risorse pubbliche impegnate. Per Minniti, "Il tema delle immigrazioni ha segnato e segnerà un'epoca nella storia del mondo, impattando su realtà molto distanti e differenti fra loro. Non è quindi soltanto un problema dell’Italia. “Per questo - sottolinea - bisogna avere una visione complessiva del problema”. Un fenomeno, quello delle migrazioni che nascono dai conflitti e dalle crisi dei paesi del continente africano “lo specchio dell'Europa e non solo dell’Italia”, come ha voluto sottolineare il titolare degli Interni - che ha dunque una portata che va ben oltre le responsabilità delle singole nazioni e che L’Italia non può “inseguire o subire” ma deve avere l’ambizione di governare promuovendo, insieme agli altri paesi dell’UE, “un progetto condiviso dell'Europa per l’Africa”. E se il lavoro del governo si concentrerà sulla lotta al traffico di uomini “una vera e propria industria armata gestita da persone che hanno lo stesso disprezzo per la vita umana che hanno i terroristi e per questo vanno considerate alla stessa stregua” e sul “controllo della frontiera sud della Libia”, Minniti sostiene che in parallelo bisognerà perseguire un lavoro diplomatico, favorendo rapporti bilaterali “nell’opera di prevenzione e raffreddamento dei conflitti”, un’azione che - ha spiegato ancora il ministro dell’Interno - ha visto giocare all’Italia un ruolo di apripista. Altro argomento caldo toccato dall’audizione del ministro, è stato quello dell’accoglienza. Secondo Minniti, "per superare l'affollamento dei grandi centri, bisogna lavorare con i comuni per estendere un'accoglienza diffusa” e per questo il governo è già al lavoro per “un accordo con l’Anac per scrivere un contratto tipo per la gestione dei centri” e ha allo studio “un sostegno premiale per quei comuni che esprimeranno la volontà di accogliere i profughi, dando inoltre la possibilità di coinvolgerli in lavori di pubblica utilità, per contrastare la diffidenza diffusa delle comunità verso di loro”. Sulla delicata questione delle espulsioni, Minniti ha auspicato una maggiore collaborazione dei paesi di origine per velocizzare l’identificazione dei soggetti e le procedure per il rimpatrio. Ma il ministro ha tenuto a precisare che ritiene “sbagliata e fuorviante l'assimilazione tra immigrazione e terrorismo”. Mentre esisterebbe “uno stretto rapporto tra mancata e integrazione e terrorismo”. Per questo, oltre ad aver provveduto a raddoppiare i fondi per i rimpatri volontari assistiti dei migranti, “il governo ha messo in agenda anche la stesura di un grande piano nazionale per l’integrazione, che preveda anche delle intese con le varie associazioni laiche e religiose che oggi risiedono nel paese”. Un esempio virtuoso illustrato dal ministro dell’Interno, è il recente patto siglato con la comunità islamica: “Considero importantissimo Il patto con l'Islam, che esordisce con un riferimento alla Costituzione italiana - ha spiegato Minniti - un riferimento voluto dalle associazioni dei cittadini e non dal ministero. Cittadini che si sentono italiani e hanno voluto impegnarsi per la pubblicità dei luoghi di culto e l'apertura verso chi non professa la propria religione. Il patto - ha concluso - prevede che gli imam siano formati e che i sermoni siano recitati in italiano. Si richiede inoltre la trasparenza per i finanziamenti delle moschee”. (NoveColonne ATG