VIGILI DEL FUOCO La Sicilia si stringe a loro  Ci sembrava doveroso dopo le ultime tragedie in centro Italia unirci moralmente, con questo piccolo “tributo”, al nostro amatissimo Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco.

 

 

 

-Sostenere l’operato straordinario di questi Eroi è il minimo che si possa fare in questi drammatici momenti.

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Da bambini, quando ci chiedevano cosa volessimo fare da grandi, la risposta era sempre la stessa quasi per tutti: l’astronauta, il calciatore ma soprattutto il “pompiere”. Non c’era regalo migliore, sotto l’albero, di un bellissimo camion dei Vigili del Fuoco, con elevatori, scale e lampeggianti. Erano i “draghetti” a suscitare la nostra fantasia, e “Grisù”, era quello da noi preferito. Quando ci prendevano in braccio li vedevamo come giganti: con le loro belle divise, quelle imbottiture che li rendevano immortali e quei caschi con visiera argentata che gli conferiva un tocco di inconfondibile “marzianità”. Altissimi, robusti, enormi, immensi, quasi come degli Dei “indistruttibili”. Crescendo ci siamo poi accorti che non erano divinità, non erano invincibili ne tantomeno di un altro pianeta ma semplicemente (si fa per dire) degli umili servitori dello Stato.
Già, perché è cosi che loro vogliono essere chiamati, senza lode e senza particolari eufemismi. Non amano la ribalta, quello “giustamente” spetta ai Commissari di Polizia e ai Colonnelli dei Carabinieri, e mentre nei vari talk show di cronaca nera le altre forze dell’ordine si mostrano al pubblico, loro sono sempre sul campo, nelle retrovie televisive, ma in prima linea a lavorare e a sporcarsi di sangue e fango. Sono i primi ad arrivare e gli ultimi a partire. Nessun corpo al mondo può intervenire la dove intervengono loro e nessuno può fare ciò che riescono a fare loro. Perché è il coraggio che rende unici questi “ANGELI”!

Esperti “palombari”, piloti di eccezionale bravura, scalatori,  alpinisti, elicotteristi, e soprattutto i veri EROI dei giorni nostri. In 343 muoiono sotto ai grattacieli newyorkesi. In tanti si addentrano nelle alluvioni più devastanti, da New Orleans a Genova. Prestano soccorso nelle chiese e nei palazzi ancora pericolanti dopo un  sisma; si calano nei pozzi più profondi. Vedono nelle strade ciò che gli altri non riuscirebbero a sopportare e si lanciano verso le fiamme dell’inferno.

Dalla “grande mela” al Vajont, dalla lontana California alla città di Assisi, dal Friuli ’76 passando per l’Irpinia, l’Emilia, le ultime tragiche vicissitudini di Amatrice, Arquata, tutte le altre località distrutte dal terribile sisma di Agosto, le numerose missioni all’estero e la slavina che ha cancellato per sempre l’Hotel Rigopiano nel Gran Sasso.

Loro, per noi, ci sono sempre……e sempre ci sono stati, uniti all’inverosimile dallo stesso spirito, intriso di aggregazione, altruismo e senso del dovere. La triste storia di Longarone e di quel maledetto Monte Toc è ancora viva nei nostri ricordi, così come lo è quella tragica di “Alfredino”. Altrettanto l’immagine indelebili che li vede martiri sotto il World Trade Center in macerie. In quelle istantanee c’è tutto di loro: polvere, fango, angoscia, tristezza ma anche audacia, ardimento, temerarietà ed eroismo. Eroismo appunto, ma guai a chiamarli Eroi.

No. La risposta è secca: “facciamo solo il nostro dovere, con umiltà”. Per mille euro al mese vi lanciate verso il pericolo, siete pronti alla morte, e andate a prendere il gattino sull’albero della povera vecchietta in lacrime, che vi ringrazia commossa.

Non desiderate che vi si chiami Eroi, ma per mille euro al mese vi immergete nei laghi ghiacciati e pericolosi del mondo in ricerca e salvezza delle vite altrui.

Non desiderate che vi si chiami Eroi, ma per tirare fuori una bambina dalle fiamme di una casa sareste disposti a morire voi stessi, per mille euro al mese.

Non desiderate che vi si chiami Eroi, ma per calarvi in elicottero e salvare sui tetti la povera gente travolta dalle acque siete sempre pronti, fino allo stremo.
Non desiderate che vi si chiami Eroi, ma siete corsi come pazzi su per quelle scale delle Torri Gemelle, diretti, in braccio alla morte.
Non desiderate che vi si chiami Eroi, ma per mille euro al mese siete in ogni luogo e in ogni dove perfino a presiedere noiosi concerti.

Ma se domare le fiamme, donare i cuori e salvare vite umane non vuol dire essere Eroi, allora chi potrà mai fregiarsi di tale appellativo?
Lasciateci un po’ sognare. Il 4 dicembre è il giorno della vostra patrona, Santa Barbara Martire. Lei vi protegge e voi la pregate. Voi avete solo Lei; noi comuni mortali sappiamo di avere tutti voi, devoti e pronti al sacrificio. Quella è la vostra settimana “Santa”, una delle tante dell’anno che vi vede costantemente protagonisti. E anche se voi non volete, è proprio in queste ore difficili che vi meritate dai vostri popoli un doveroso grazie. Grazie di esserci, grazie di lavorare per noi, grazie di essere quello che siete realmente: i nostri “piccoli” grandi EROI! (Mirko Crocoli)