Emanuele Notarbartolo di San Giovanni (Paleremo. 23 febbraio 1834 – Termini Imprese, 1° febbraio 1893)   è stato un banchiere e politico italiano. È considerato la prima vittima eccellente di cosa nostra in Italia.Fu direttore generale del Banco di Sicilia ed esponente della Destra storica. È sepolto nel Cimitero di Santa Maria dei Rotoli a Paleria.

Le origini

Il  marchese di San Giovanni nasce in una famiglia aristocratica  palermitana, i Notarbartolo (il nonno Francesco Paolo era principe di Sciara), ma presto rimane orfano di entrambi i genitori. Cresciuto in Sicilia, nel 1857  si trasferisce prima a Parigi, poi in Inghilterra, dove conosce Michele Amari e Mariano Stabile, due esuli siciliani che lo influenzeranno molto. Avvicinatosi all'economia e alla storia, diventa sostenitore del liberalismo conservatore (quindi vicino alla Destra storica).

L'impegno militare e politico

Arruolatosi nel 1859 nell'armata sarda, si aggrega nel giugno 1860 alla spedizione dei Mille con Giuseppe Garibaldi dove prese parte alla battaglia di Milazzo e al termine rimase come ufficiale nel regio eservito. Nel 1865  diventa assessore alla polizia urbana a Palermo, con Antonio Starrabba, marchese di Rudinì, come sindaco. L'insurrezione della città nel 1866  travolge l'intera classe dirigente e la conseguente sconfitta elettorale allontana per un periodo Notarbartolo dalla politica. Dal  1870 al 1873  è responsabile dell'ospedale. Nel 1872, mentre si trovava nei suoi possedimenti a Caccamo, il marchese fu sequestrato per un breve periodo; per essere liberato fu costretto a pagare un riscatto di 50.000 lire.

Il 26 ottobre 1873  viene eletto sindaco di Paslermo. Rimane in carica fino al 30 settembre 1876. Durante il suo governo, attua varie opere urbanistiche ed è tra i promotori della costruzione del Teatro Massimo di Palermo. Ma, soprattutto, cerca di debellare il fenomeno della corruzione alle dogane.

L'attività al Banco di Sicilia

Nel febbraio 1876  è nominato dal governo direttore generale del Banco di Sicilia, cercando con la sua autorità di riorganizzare il sistema bancario che era stato scosso dopo lUnità d’Italia  . Crea una rete capillare di agenzie. Inoltre il Banco di Sicilia è sull'orlo del fallimento, e l'opera di Notarbartolo evita di far collassare l'economia siciliana. Il suo lavoro al Banco di Sicilia inizia a inimicargli molta gente. Il consiglio della banca è composto principalmente da politici, molti dei quali legati alla mafia locale.

Durante il governo Depretis, gli vengono affiancati nel Cda due personaggi a lui ostili, tra cui il parlamentare Raffaele Palizzolo. Il deputato era colluso con la mafia locale da anni e le sue speculazioni avventate avevano creato non pochi screzi con Notarbartolo.

il governo lo dimissionò nel 1890  e addirittura dovette fare causa per il riconoscimento della pensione.

L'omicidio

Il 1º febbraio 1893, nel tragitto in treno tra Termini Imprese e Travia, venne ucciso con 27 colpi di pugnale da Matteo Filippello e Giuseppe Fontana, legati a cosa nostra.

Il processo agli assassini

Nel 1889  la Camera dei deputati autorizzò il processo contro Raffaele Palizzolo come mandante dell'assassinio. Nel 1901  venne giudicato colpevole ma la condanna fu annullata dalla Cassazione, e nel 1905  fu assolto dalla Corte d’Assise di Firenze per insufficienza di prove, probabilmente sempre grazie ai suoi appoggi importanti.

Trasposizione televisiva

Il delitto di Emanuele Notarbartolo viene raccontato nella miniserie televisiva del 1980  Il delitto Notarbartolo, di Alberto Negrin, in cui il politico siciliano viene interpretato da Ivo Garrani.(da una ricerca su google)