IL PADRONE DELLA RITORSIONE Vendetta di Marchionne dopo sentenza pro Fiom: "Da tempo abbiamo detto che l'attuale struttura è ovradimensionata. Per rispettare la sentenza che ci costringe a riassumere le tute blu della Cgil dobbiamo avviare la mobilità per altri operai". Diciannove operai messi alla porta a Pomigliano.

È la dura risposta del Lingotto all'ordinanza della Corte d'Appello di Roma del 19 ottobre scorso che obbliga la Fip ad assumere altrettanti dipendenti iscritti alla Fiom che avevano presentato ricorso per presunta discriminazione. "L'azienda - si legge nel comunicato - ha da tempo sottolineato che la sua attuale struttura è sovradimensionata rispetto alla domanda del mercato italiano ed europeo da mesi in forte flessione e che, di conseguenza, ha già dovuto fare ricorso alla cassa integrazione per un totale di venti giorni. Altri dieci sono programmati per fine novembre". "Peraltro - prosegue la nota del Lingotto - la società è consapevole della situazione di forte disagio che si e' determinata all'interno dello stabilimento, sfociata in una raccolta di firme con la quale moltissimi lavoratori hanno manifestato la propria comprensibile preoccupazione. L'impegno dell'azienda è quello di individuare la soluzione che consenta di eseguire l'ordinanza creando il minor disagio possibile a tutti quei dipendenti che hanno condiviso il progetto e, con grande entusiasmo e spirito di collaborazione, sono stati protagonisti del lancio della Nuova Panda". "Fip - conclude la nota - non può esimersi dall'eseguire quanto disposto dall'ordinanza e, non essendoci spazi per l'inserimento di ulteriori lavoratori, è costretta a predisporre nel rispetto dei tempi tecnici gli strumenti necessari per provvedere alla riduzione di altrettanti lavoratori operanti in azienda". Non si fa attendere la risposta della Fiom. "Si tratta di una procedura chiaramente ritorsiva, chiaramente antisindacale e chiaramente illegittima, perché i motivi addotti nella nota resa pubblica dalla Fiat non giustificano nessun licenziamento, anche in considerazione del fatto che l'azienda ha firmato un accordo nel quale assumeva l'impegno a riassumere tutti i lavoratori del Gian Battista Vico in Fabbrica Italia Pomigliano". Così Giorgio Airaudo, segretario nazionale della categoria e responsabile del settore auto. "La Fiom - afferma - respinge con forza ogni licenziamento poiché tutti i lavoratori devono rientrare al lavoro e invita tutti i sindacati a respingere questo ulteriore tentativo di dividere i lavoratori". Arriva anche il commento dei segretari generali Cgil Campania e Napoli, Franco Tavella e Federico Libertino. "Siamo di fronte ad un ennesimo inaccettabile ricatto. Solo ieri la Fiat aveva dichiarato che non avrebbe chiuso nessuno stabilimento. Oggi mette in campo un palese ricatto a danno di tutti i lavoratori, pur di non accettare e delegittimare una sentenza del Tribunale del nostro Paese. Auspichiamo che tale miserevole comportamento venga rispedito al mittente anche dalle altre organizzazioni sindacali. Questa posizione - concludono Tavella e Libertino - evidenzia che il gruppo Fiat non ha alcuna intenzione di dare risposta alle centinaia di lavoratori ancora fuori dal ciclo produttivo". (fonte: ADL ERMANO)

SICILIA SPIA DEL VOTO NAZIONALE? LA SICILIA È UN’ANOMALIA, MA UN’ANOMALIA-LABORATORIO. 

La Sicilia è terra di sperimentazioni politiche, un laboratorio: dai tempi del milazzismo che anticipò la svolta del centro-sinistra al trionfo del berlusconismo con il 61-0 delle elezioni politiche del 2001. Sono, le elezioni del 28 ottobre, un test di oreintamento nazionale? Quelle elezioni rivelano che gli elettori che esprimono il voto sono ben meno della metà degli aventi diritto: 47 per cento a cui bisogna aggiungere le schede nulle e bianche, che sono il 6% dei votanti. In conclusione è andato al seggio meno della metà degli elettori e una parte non ha espresso un voto valido. Una democrazia che perde l’adesione di più della metà dei cittadini non è legittimata né moralmente, né politicamente, anche se quella minoranza di rappresentati occupa le poltrone e governerà intascando prebende da capogiro. E vediamo com’è composta questa minoranza che governerà l’isola. Il successo di Cinque Stelle è stupefacente tenendo conto che Grillo ha “vinto” in meno tempo di Garibaldi poichè è “sbarcato” nell’isola pochi giorni or sono. Possiamo considerarlo parte dell’establishment o dobbiamo giudicarlo un fattore di rottura da sommare, sul piano etico-politico a chi non ci crede più, tenendo conto che Cinque Stelle è totalmente antisistema? Tra chi non partecipa – circa il 55 % – e chi partecipa contestando il sistema – Grillo- ottenendo voti che ne fanno il primo partito, che cosa diventa la democrazia? Mi rendo conto che la Sicilia è un’anomalia ma – lo ripeto – un’anomalia-laboratorio. Il PD unito all’UDC ha eletto Crocetta presidente, ma è crollato al 13,4% dei voti. Se il voto siciliano è una spia di un processo che ha carattere nazionale l’avvenire della nostra democrazia è oscuro. Tra chi esce dal sistema e chi lo contesta in radice dall’interno, la partecipazione alla nostra cosiddetta democrazia, si riduce a circa il 35% dei cittadini. (fonte: ADL ERMANO - Giuseppe Tamburrano) 

TEMPESTA PERFETTA 

Di fronte alla gravità di Sandy il Presidente americano ha vestito i panni del leader mentre l'incubo uragano rischia invece di travolgere lo sfidante, sotto accusa per l'intenzione di tagliare i fondi destinati alla Protezione civile.  CRUSCA. Speculare sulle catastrofi naturali per raccattare voti a buon mercato è tra le forme più odiose della campagna elettorale. Sullo spartito dell'uragano Sandy i repubblicani hanno aspettato Obama al varco, pronti a mettere sul suo conto ogni ritardo nei soccorsi. Era l'occasione tanto attesa dallo staff di Romney per consumare la vendetta dopo la tremenda figura rimediata da Bush, finito sulla graticola in seguito al disastro di Katrina a New Orleans, nel 2005. Teorema sbagliato. Di fronte alla gravità della "tempesta perfetta", il Presidente ha vestito i panni del leader mentre l'incubo uragano rischia invece di travolgere lo sfidante, sotto accusa per l'intenzione di tagliare i fondi destinati alla protezione civile. Sovente la farina del diavolo finisce in crusca. (fonte ADL ERMANO _ Renzo Balmelli)