NAPOLITANO, CATASTROFE CHE ATTERRISCE

ROMA - Profonda commozione per quanto accaduto, ma anche la richiesta di accertare le responsabilità del tragico incidente alla stazione ferroviaria di Viareggio. Il mondo politico, il presidente della Repubblica in testa, si stringe intorno alla gente di Viareggio. Giorgio Napolitano, fin dalla prima mattina, è in stretto contatto con il prefetto di Lucca al quale ha chiesto di essere costantemente informato degli sviluppi dell'indagine e degli eventuali accertamenti di responsabilità. Il capo dello Stato ha anche sentito il sindaco di Viareggio, sottolineando con lui di essere rimasto "atterrito" da quello che definisce un "catastrofico incidente". Intanto, praticamente all'unisono i presidenti di Camera e Senato, Gianfranco Fini e Renato Schifani, hanno chiesto che vengano "accertate le responsabilità" del disastro. Domani il ministro delle Infrastrutture, Altero Matteoli, riferirà in una informativa in entrambi i rami del Parlamento sulla dinamica dell'incidente. Il ministro, toscano di Cecina, é accorso sul luogo del disastro è ha sottolineato come sia necessario capire se ci possa essere una causa dolosa alla base del cedimento strutturale che ha lo ha provocato. Intanto, il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, da Viareggio, ha annunciato che al prossimo Consiglio dei ministri verrà dichiarato lo stato di emergenza nella zona e ha garantito che ci sarà la "riscostruzione al 100% delle case distrutte". Da sinistra fioccano gli attacchi alle politiche del governo in materia di infrastrutture, ma c'é anche chi mette sotto accusa le Ferrovie dello Stato. Maggioranza e opposizione chiedono che i vertici di Fs vengano al più presto sentiti nelle commissioni competenti in Parlamento con il parlamentare toscano del Pdl, Lucio Barani, che arriva a chiedere le dimissioni dell'ad di Ferrovie dello Stato Mario Moretti. L'interrogativo di fondo, sottolinea l'esponente del Pd, Roberto Della Seta, "é se il sistema ferroviario del nostro Paese non sia sempre più spezzato in due" tra "l'alta velocità con standard qualitativi alti su poche e selezionate tratte e il progressivo abbandono della restante rete". (fonte: ANSA – A.C.)

PD: CHIAMPARINO RINUNCIA A CANDIDATURA SEGRETERIA

TORINO - Sergio Chiamparino, non concorrerà alla segreteria del Partito Democratico. Lo confermano fonti vicine al sindaco di Torino. BERSANI: ECCO LA SQUADRA, PENATI COORDINA LA MOZIONE Sarà Filippo Penati il coordinatore della mozione che sosterrà la candidatura di Pierluigi Bersani alla segreteria del Pd. Lo ha detto lo stesso Bersani durante l'inaugurazione del suo comitato elettorale, una cerimonia sotto tono e senza il previsto brindisi in segno di solidarietà con le vittime di disastro ferroviario di Viareggio. Nella squadra dell'ex ministro figurano anche l'eurodeputato Gianni Pittella, vicino a Enrico Letta, come responsabile dell'organizzazione; Margherita Miotto, vicina a Rosy Bindi, curerà i rapporti con le Associazioni; Walter Tocci sarà il responsabile dell'elaborazione programmatica, e Stefano Di Traglia quello della comunicazione. All'inaugurazione erano presenti anche Letta e Bindi, con diversi parlamentari a loro vicini (Alessia Mosca, Marco Stradiotto, Giovanni Bachelet, Franca Chiaromonte). Nell'affollatissima sala si sono visti anche Ricky Levy, sottosegretario alla presidenza con Romano Prodi, gli ex ministri Livia Turco e Vincenzo Visco, ma anche Matteo Colaninno, lanciato in politica da Walter VEltroni. Numerosi i parlamentari dell'associazione "Red", come Michele Ventura, Andrea Lulli o Rolando Nannicini, e gli ex popolari Luigi Meduri e Nicodemo Oliverio. Assente il principale neo-acquisto di Bersani degli ultimi giorni, cioé Salvatore Ladu, già braccio destro di Marini e finora con Fioroni, che porta con sé la maggior parte degli ex popolari della Sardegna. … (fonte: ANSA)

SICILIA: SEDUTE ARS SINO AL 7 AGOSTO SU ATO-RIFIUTI E DDL ANTI-CRIS

(ASCA) - Palermo,  I lavori d'Aula del parlamento siciliano sono stati preceduti dalla conferenza dei capigruppo che, sotto la presidenza del presidente dell'Assemblea Francesco Cascio, presenti i vicepresidenti Santi Formica e Camillo Oddo, con la partecipazione del presidente della regione Lombardo, ha deciso all'unanimita' di completare - dopo il confronto d'Aula sulla situazione politica - l'esame del disegno di legge sugli aiuti alle imprese. Nel frattempo le commissioni discuteranno i provvedimenti sugli ATO-Rifiuti e le norme urgenti per lo sviluppo (ddl anti-crisi). Conclusa questa fase, l'attivita' di Sala d'Ercole riprendera' martedi' 7 luglio e andra' avanti fino a giovedi' 9 per la discussione dei disegni di legge che nel frattempo saranno stati licenziati dalle commissioni di merito. Una nuova conferenza dei capigruppo e' prevista per la definizione dell'attivita' legislativa fino alla chiusura della sessione estiva fissata per venerdi' 7 agosto.

SICILIA: SCADUTA PROROGA PER AGENDA 2000, LA UE SI RIPRENDE I FONDI

(ASCA-ECONOMIASICILIA) - Palermo,  Decertificazione. Un neologismo della burocrazia europea che per la Sicilia significa una perdita di risorse tra i 100 e i 350 milioni di euro. Scade oggi 30 giugno, infatti, la proroga di 6 mesi che l'Unione europea, in considerazione della crisi economica in atto, ha concesso alla Regione Siciliana per produrre le certificazioni di spesa relative ai progetti di Agenda 2000. Dell'enorme mole di finanziamenti arrivati in Sicilia dal 2000 al 2006 la Regione non e' riuscita a spendere tutto. Cio' che non ha speso lo perde. Degli 8,5 miliardi di euro di risorse, detratto il cofinanziamento dei privati, la parte pubblica ammontava a 7,5 miliardi. Ebbene, il comitato di Sorveglianza, svoltosi a maggio scorso a Palermo, ha sancito che, al 30 aprile 2009 la Regione era riuscita, tra Fse, Feoga, Fesr, a spendere solo il 95%. Il 5% era a rischio perdita. Ben 350 milioni di euro. In due mesi, sino al 30 giugno, si sarebbe dovuto correre per evitare all'economia siciliana la beffa di perdere quelle risorse. Due mesi per certificare la spesa. Potevano anche essere sufficienti. Ma, come e' noto, in questi 2 mesi, a livello politico, e' successo di tutto e di piu'. Sembra molto difficile che quelle caselle vuote o immobili della burocrazia regionale siano riuscite a lavorare olio di gomito per certificare ben 350 milioni di spesa. Ben 700 miliardi delle vecchie lire. Secondo quanto annunciato dal presidente del Governo Raffaele Lombardo il rischio di decertificazione e quindi di perdita si aggirerebbe sui 100 milioni. Sembrerebbe quasi una vittoria. Ma non lo e'. Non lo sarebbe nemmeno se questa notizia fosse certa. Ben 100 milioni tolti all'economia dell'isola non sono bruscolini. La cifra esatta della perdita si sapra' soltanto tra qualche settimana. Ma gia' sin da ora, secondo attenti osservatori, e' chiaro che si andra' ben al di sopra dei 100 milioni sperati da Lombardo.

DICHIARAZIONE DELL’ON. FABIO PORTA (PD), DEPUTATO ELETTO NELLA RIPARTIZIONE AMERICA MERIDIONALE E MEMBRO DELLA COMMISSIONE ESTERI DELLA CAMERA.

 Il colpo di stato in Honduras costituisce un fatto grave ed inammissibile; l’Italia e tutti i Paesi democratici devono levare alta la loro voce affermando la sovranità inviolabile dello Stato di Diritto ed il rispetto delle regole democratiche. Dopo un lungo ed esemplare periodo di democrazia e di partecipazione popolare, l’inquietante riaffacciarsi di un esercito sulla scena politica latinoamericana desta non poche preoccupazioni. Per questi motivi va salutata positivamente la condanna immediata del golpe in Honduras da parte dei governi latinoamericani, dell’OSA, e in particolare del governo degli Stati Uniti. Ugualmente positiva va considerata la presa di posizione del Ministro degli Esteri Frattini, che ha parlato di violazione della legalità e delle regole democratiche. Anche in quest’occasione l’Italia deve ribadire con forza che sta dalla parte del diritto, della democrazia e delle popolazioni dell’America Latina, che sempre hanno potuto contare sul sostegno del nostro Paese alle loro lotte civili e democratiche. Dobbiamo augurarci che senza nessun tipo di ingerenza esterna le garanzie democratiche ed istituzionali vengano ristabilite. Quanto accaduto recentemente a El Salvador conferma che e’ possibile vincere con la forza della democrazia, senza ricorrere alle armi e alla violenza: in quel Paese dopo vent’anni di governo di estrema destra ha vinto il candidato dell’ex movimento guerrigliero FMLN e il governo uscente si è comportato in modo impeccabile nella transizione (e l’esercito non ha avuto alcun atteggiamento discutibile). Faccio mie le parole pronunciate stamane dal Presidente del Brasile, Luis Inacio Lula da Silva, “non possiamo accettare nessun altro Presidente dell’Honduras che non sia Zelaya, perché lui e’ stato eletto democraticamente dal popolo”.

EVVIVA! GLI AMERICANI SE NE VANNO….E POI?

4237 soldati americani hanno perduto la vita in Iraq. 30.182 sono rimasti feriti. Altre decine di migliaia sono ritornati in patria con gravi scompensi psichici e di comportamento. Il numero dei matrimoni che sono saltati e' in continuo aumento cosi' come il numero dei giovani veterani che vanno ad ingrossare il popolo dei 'senza tetto' perche' non riescono a reintegrarsi nella societa'. Proprio come e' successo ai reduci dal Vietnam. Rambo insegna. Non abbiamo citato il numero dei morti ammazzati iracheni perche' oscilla secondo le fonti. Nelle strade di Baghdad e delle principali citta' irachene si susseguono le manifestazioni di gioia per la fine annunciata dell'occupazione. Il presidente Obama mantiene quanto aveva promesso in campagna elettorale e cioe' che, se eletto, avrebbe dato inizio al ritiro del contingente americano da completare entro il 2011. Il 73 per cento degli intervistati in America si dichiara favorevole all'uscita di scena degli Stati Uniti dall'Iraq. Resta da dire che le ragioni che hanno determinato la decisione dell'amministrazione Bush di assalire l'Iraq sono ancora incomprensibili. Saddam Hussein non era certo uno stinco di santo. E lo sapevano bene eminenti rappresentanti repubblicani come il famigerato Rumsfeld le cui foto mentre si inchina di fronte al dittatore iracheno risalgono al 1983 quando era Baghdad a promuovere la vendita di impianti chimici. Ma in termini di realpolitik Saddam era stato per anni il baluardo contro l'avanzata sciita, lui che aveva tutto l'interesse a contrastare per preservare l'egemonia della minoranza sunnita. La centrale operativa sciita era l'Iran contro il quale Saddam aveva combattuto per anni una guerra sanguinosa. La decisione di Bush di occupare l'Iraq ha offerto su un piatto d'argento all'Iran l'espansione della sua influenza sciita sul secondo serbatoio di petrolio dopo l'Arabia Saudita. Oggi al potere in Iraq c'e' un governo fantoccio di sciiti. L'occupazione dell'Iraq da parte di George W. Bush rispondeva alla necessita' di ritornare a pompare petrolio da quei pozzi favorendo le supernote compagnie americane alle quali si e' aggiunta la British Petroleum inglese, favorita dalla compiacenza di Tony Blair. Gli interessi petroliferi della famiglia Bush sono stati descritti in decine di libri e documentari. Mentre le truppe americane hanno iniziato a fare i bagagli e tornarsene a casa, la situazione nell'area e' di gran lunga piu' complessa di quanto non lo fosse, (e sembra un paradosso) all'indomani del tragico episodio di terrorismo su Washington e New York dell'11 settembre 2001. Con l'aggravante che i piu' volte preannunciati attacchi israeliani contro l'Iran si vanno facendo sempre piu' probabili, tenendo conto del cambio della guardia nel governo israelita e alla luce delle manifestazioni di piazza che hanno caratterizzato a Tehran le settimane passate e che si sono risolte in un ulteriore irrigidimento della nomenklatura iraniana sia all'interno che all'esterno. Se qualcuno, comunque, ci vuole illuminare disegnando uno scenario diverso gliene saremo molto grati.(fonte: lettera from Washington)

CORTE CONTI, CIMINO: “INDICATA UNA LINEA GUIDA PER NUOVO GOVERNO”

PALERMO – “Il giudizio di parificazione, espresso dalla Corte dei Conti sul rendiconto generale della Regione siciliana per l’esercizio finanziario 2008 - ha detto l’assessore regionale al Bilancio e Finanze, Michele Cimino - coincide per grandi linee con quello espresso dal governo regionale. Infatti, non sono mai state nascoste da parte dell’esecutivo le difficoltà finanziarie che affliggono il bilancio della Regione. Siamo sempre stati i primi ad evidenziare quali sono i problemi finanziari della Regione e quali potrebbero essere le misure per risanarlo”. “Tuttavia si è consapevoli - ha aggiunto Cimino - che l’auspicata inversione di tendenza debba essere perseguita con mirate riforme strutturali di importanti settori della spesa regionale, quali, ad esempio, quelli dettagliatamente indicati nella relazione della Corte dei Conti. Relazione questa che dovrà essere assunta quale linea guida per l’azione che il nuovo governo dovrà attuare in questa legislatura. Si prende atto, inoltre, che la Corte dei Conti ha espresso la pronuncia positiva sia del conto del bilancio sia del conto generale del patrimonio della Regione, fatta eccezione per alcune partite dei beni patrimoniali”. G.F.