Oltre 15 mila persone sono scese nelle strade del capoluogo etneo per supportare la causa della più grande missione umanitaria indipendente della storia. Seguiamo insieme le varie fasi della manifestazione
Scritto da Sara Obici - 4 Settembre 2025 - “Palestina libera, dal fiume fino al mare”. Questo è il coro che inizio a sentire mentre mi avvicino al punto d’incontro del corteo. Sono passate da poco le ore 18.00, e cammino rasente al muro che dalla rotonda di Piazza dei Martiri conduce al porto di Catania;
o meglio, a quella che in molti ormai identifichiamo come “La Vecchia Dogana”. Nel frattempo cerco di non far intaccare il mio umore dalla negatività degli improperi che arrivano dagli automobilisti, rimasti letteralmente bloccati dalla confusione, attoniti a fissare gli Archi della Marina in cerca di risposte. In effetti però non so come dargli torto: non ci sono infatti transenne o blocchi ad impedire l’accesso ai veicoli in Via Cardinale Dusmet, ma scorgo solo qualche volante e camionetta a vietare l’ingresso in Via Vittorio Emanuele II. - Pubblicità - Comunque, vado avanti, e più mi avvicino più inizio a percepire l’entità della folla che inizio a trovarmi di fronte. Ad ogni passo inizio a rendermi sempre più conto di come sia composta da giovani e giovanissimi, da famiglie con bambini e ragazzi, da BoyScout e studenti universitari, da adulti e anziani, da turisti e autoctoni. Arrivo al “punto di raccolta” facendo lo slalom, e cerco di quantificare tutte quelle presenze sulla base delle mie esperienze passate. Non è semplice, perchè raramente (almeno per questo tipo di manifestazioni) mi sono trovata davanti ad una folla così numerosa; che scoprirò essere composta nelle fasi iniziali da circa 8 mila persone, per poi raggiungere un picco ad evento inoltrato (presumibilmente intorno alle 19.00, orario che probabilmente ha consentito a chi è uscito da lavoro di poter raggiungere l’iniziativa) di circa 15 mila presenze. Ci rifletto, e resto incantata ad osservare le bandiere che sfilano con il corteo: varie e multiformi come i suoi partecipanti. Ovviamente la stragrande maggioranza è composta da quella della Palestina, seguita da generiche bandiere rosse, e da cartelloni e vessilli che intimano di fermare il genocidio dei palestinesi a Gaza. Quelle dei partiti non sono così numerose (o almeno così mi sembra) – c’è qualche gruppetto di Alleanza Verdi e Sinistra, qualche sparuto vessillo del PD e poco altro – ma in compenso noto quella dei pirati di One Piece, e sorrido. Moltissimi sono anche gli striscioni di associazioni come ARCI, FNSI – Federazione Nazionale Stampa Italiana, e di tante altre realtà. Poi mi ridesto, perchè il corteo inizia a muoversi. Attraversa la strada per entrare in via Calì, e prosegue fino a Piazza Cutelli. Ad ogni passo i cori intonati dai manifestanti sono diversi e coloriti: contro il governo americano ed israeliano, contro i complici silenti del massacro, omertosi per interessi politici ed economici, contro le istituzioni e i governi immobili e muti davanti all’evidenza di ciò che sta accadendo. Cerco di appuntarmi e registrare i vari spunti che mi arrivano, quando ad un certo punto mi imbatto in un signore con gli occhi lucidi. Indossa un cartello “fronte-retro” attaccato con dei laccetti, e il suo messaggio è chiaro: richiama all’empatia la presidente del consiglio Giorgia Meloni, non tanto come figura politica, ma come madre. Ad ogni modo lui mi nota e mi lascia un fogliettino. Lo prendo, e anche se vorrei leggerlo subito mi lascio distrarre dalla necessità di fare video e dall’onda della folla che avanza; così finisco per metterlo in tasca. E così continuiamo ad avanzare, come un corpo unico, piano e senza agitazione, percorrendo la via Vittorio Emanuele, fino ad arrivare in piazza Duomo. Lì mi fermo un attimo ad osservare la folla che si raccoglie di fronte al palazzo degli Elefanti. Lo sguardo mi cade proprio sulle finestre del municipio e non posso fare a meno di domandarmi se le figure istituzionali cittadine – che ufficialmente non hanno preso posizione esplicita e corale rispetto a questa ed altre iniziative in supporto del popolo palestinese, neanche durante l’evento dell’8 agosto che ha coinvolto la relatrice Onu Francesca Albanese – siano ancora all’interno oppure no. E’ in questo momento che inizio a pensare di essermi sbagliata: forse alcuni politici della città sono scesi effettivamente in piazza, perchè noto diverse persone che indossano fasce tricolori, ed una folla attorno a loro. Mi rendo conto che stanno facendo una foto, e mi avvicino. Scopro che si tratta dell’On. ARS e sindaco di Militello in Val di Catania Giovanni Burtone, del sindaco di Troina Alfio Giachino, del sindaco di Leonforte Pietro Livolsi, e del sindaco di Barrafranca Giuseppe Lo Monaco. Insomma, sindaci dei paesi etnei, rappresentanze della politica che sono accorse in piazza di loro sponte, ma in larga parte senza il supporto esplicito e corale delle coalizioni e delle istituzioni di cui fanno parte. Ad ogni modo, dopo quest’incontro mi decido a proseguire lungo via Garibaldi, e sento della musica provenire da lontano, più in alto sulla salita. Mi affretto e svolto in via castello Ursino, per arrivare sotto al palco allestito in piazza Federico di Svevia. Lì la serata è proseguita tra spettacoli musicali, dibattiti, performance e laboratori per bambini. A presentare e moderare l’iniziativa è stato Andrea Colamedici di Tlon, che ha introdotto sul palco un ricco susseguirsi di ospiti. La musica e le performance hanno scandito il ritmo della piazza grazie ad artisti di livello nazionale e internazionale: da Albaear x Radio Gaza a Carsie Blanton, da Ester Pantano a Giuliano Logos, fino a Kento, Liam O’Maonlai, Lotta, Queen of Saba e Samuel dei Subsonica con un dj set che ha animato la chiusura della serata. Non solo musica, ma anche voci e testimonianze. Sul palco si sono alternati contributi significativi come quelli di Cecilia Canazza del Global Movement to Gaza, dello scrittore e attore Giulio Cavalli, di Vincenzo Fullone, di Jose Nivoi di CALP e di Barbara Cerizza di ResQ. Presenti anche Stefano Rebora di Music for Peace, il giornalista e attivista Antonio Mazzeo, Maria Elena Delia del GMTG, Jamil El Sadi della Comunità Palestinese con “Voci nel Silenzio”, Livia Zoli di ActionAid, Giulio di Ultima Generazione, Extinction Rebellion, Sofia Basso di Greenpeace e Maso Notarianni per Arci. Fondamentale anche il sostegno del Comitato Catanesi Solidali con il Popolo Palestinese e la presenza di parlamentari ed europarlamentari di AVS, M5S e PD, Benni Scudi, Ketty D’Amato e Davide Scotto. Inoltre sul palco ha avuto modo anche di parlare l’On. Burtone, il quale in un accalorato intervento ha spiegato che “I sindaci sono presenti perchè c’è l’assenza delle istituzioni internazionali. Perchè l’Unione Europea non esprime a piena voce con fermezza il no al genocidio. Perchè alcuni governi, compreso quello italiano, sostengono ancora lo sterminio portato avanti dall’Hitler del terzo millennio, il capo del governo di Israele”. Insomma, in alcuni momenti in piazza sembrava quasi esserci una festa, con musica ed esibizioni; mentre invece in altri venivamo riportati tristemente alla realtà della situazione a Gaza. Alla fine dell’evento, nel tragitto per tornare alla macchina, mi sono messa le mani in tasca e mi sono sorpresa di trovare il fogliettino che mi aveva dato quel signore tra la folla. Me ne ero dimenticata, ed era ormai spiegazzato dopo tutti i miei passi. Finalmente decido di aprirlo, lo leggo, e tutto torna nella giusta prospettiva. Ecco quello che c’era scritto:




