Fino a ieri lo insultavano. Lo deridevano. Lo chiamavano, per citare Javier Milei, “comunista”, “maligno”, “figlio di pu**ana ”. Perché parlava di pace, di giustizia sociale, di accoglienza, di diritti. Il presidente argentino lo definiva “il rappresentante del demonio nella casa di Dio”. Salvini andava in giro con una maglietta che diceva “Il mio Papa è Benedetto”, perché Francesco “invitava gli imam in Chiesa”.
Meloni lo ignorava, mentre firmava accordi per deportare esseri umani in Albania. Cioè l’esatto contrario di quello che Bergoglio predicava. Trump lo disprezzava per le sue battaglie contro le disuguaglianze, dava l’ok a lanciare bombe su Gaza e insultava chiunque non fosse bianco e americano. Oggi invece si affrettano a piangere Papa Francesco con tweet strappalacrime, mani giunte in emoji e parole sdolcinate. Milei dice di provare “dolore”. Salvini pubblica preghiere. Meloni dichiara che “camminerà nella sua direzione”. “Un uomo di pace”, “un punto di riferimento”, “un faro spirituale”. No, non lo era per voi. Per voi era solo un ostacolo. Un fastidio. Una voce troppo scomoda per essere ascoltata, troppo limpida per essere sopportata. E ora che non può più parlare, cercate di usarlo come simbolo vuoto, da manipolare a vostro uso e consumo. Ma noi non dimentichiamo. Non dimentichiamo la violenza delle vostre parole. L’ipocrisia dei vostri tweet. E il disprezzo con cui avete trattato un uomo che ha speso la vita per gli ultimi. Se la miseria morale avesse un nome, oggi porterebbe il vostro.