*Da Francesca Capelli Pubblicato 4 giorni, 14 ore fa Il giornalista Salvatore Bonura spiega i punti deboli del piano strategico del governo, tra fondi insufficienti e interventi strutturali assenti. “Così non si frena lo spopolamento, né si attirano visitatori e nuovi residenti”.

BUENOS AIRES – Nel 2025, secondo le stime, la Sicilia perderà 26.200 residenti. A svuotarsi sono soprattutto i piccoli centri dell’interno, come racconta il giornalista e scrittore Salvatore Bonura, arrivato dall’Italia per partecipare, il 19 settembre, a un incontro organizzato dall’Usef (Unione siciliana emigrati e famiglie), nella sede del patronato Inca di Buenos Aires.

Bonura è un grande conoscitore della storia, della cultura e dell’arte siciliana, ma anche dei problemi strutturali dell’isola. “Oggi a emigrare dalla Sicilia sono anche i professionisti qualificati – racconta –. A subire i danni dello spopolamento sono soprattutto i piccoli borghi”. I motivi? “Non solo e non tanto la mancanza di lavoro – afferma –. Il territorio non offre più i servizi essenziali: ambulatori e centri medici, scuole, mobilità… Non c’è Internet con la banda larga e questo oggi rende impossibile il lavoro a distanza”. Scoraggiando quei giovani che sarebbero disposti a stabilirsi lontano dalle grandi città, in cerca di uno stile di vita meno frenetico, ma che non possono fare a meno della tecnologia per lavorare. Bonura è critico anche sul turismo delle radici, che oltretutto “scarica” sui turisti le inadempienze delle pubbliche amministrazioni che hanno fatto fuggire i residenti locali. “Non c’è una legge che disciplina il turismo delle radici – spiega –. C’è un progetto strategico del governo, finanziato con i fondi del Pnrr, che ha promosso due piattaforme, Italea e Italea Card”. La prima è una sorta di guida per chi vuole organizzare un viaggio nel luogo d’origine della propria famiglia e la seconda contiene le convenzioni (scarne) con trasporti, hotel e altri servizi. “L’idea era ottima, ma i risultati pratici scarsi – dichiara –. Per esempio, è stato fatto un bando per offrire risorse ai Comuni italiani che volevano partecipare all’iniziativa. Sono stati 822 progetti approvati. Ma ogni Comune ha ricevuto solo 5.829 euro, sufficienti a malapena a promuovere un convegno. Ed è un vero peccato, perché molti sindaci ci avevano creduto”. In Sicilia, poi, si registra una contraddizione ulteriore: i Comuni delle zone da cui sono partiti, in passato, più migranti (per esempio, nelle province di Enna e Caltanissetta), sono rimasti fuori dal bando. L’intuizione di partenza aveva un senso, quindi gli errori nella sua applicazione amareggiano ancora di più. “Numeri alla mano, quest’anno si è verificato un vistoso calo di turismo nelle zone balneari e un aumento dei flussi nei piccoli borghi – dice –. Insomma, l’interesse c’è. E non solo da parte degli italodiscendenti, ma dei turisti in generale. Se poi andiamo a disaggregare il dato, scopriamo che i centri che hanno intercettato più visitatori sono proprio quelli in cui gli amministratori, in congiunto con le Regioni, hanno realizzato interventi su alloggi, mobilità, servizi”. Interventi in grado di risolvere questioni pratiche: avere una disposizione una farmacia, un elettricista a cui rivolgersi se si guasta l’impianto elettrico, un barbiere o un calzolaio, un medico che non stia a 50 km di distanza. E allora qual è la lezione? E soprattutto, la soluzione pratica? Bonura non ha dubbi: “Porto l’esempio sempre della Francia e della Germania, che per trattenere artigiani, medici, farmacisti nei paesini hanno offerto forti sgravi contributivi”.

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Da Francesca Capelli Francesca Capelli è una giornalista de Il Globo e segue le notizie locali della comunità italiana in Argentina. La testata fruisce dei contributi diretti editoria d.lgs. 70/2017.

* nella foto in alto da sinistra: Dr. Salvatore Bonura, Prof. Salvatore Fimcchiaro, on. Fabio Porta.