Edizione a cura dell'Amministrazione Comunale Sonetto: Altri dissero è Naro un Moncibello/ di amoroso color, ricco in eccesso/ in cui sorge immortal l'Arabo Augello./ Altri il disser tre volte illustre e bello/ se con tre vaghe fiamme ei viene espresso./ È sempre d'antichità, sempre l'istesso/ Agragante sublime, contro il Fazello./ Non si potrà negar ne si contrasta/ che fiamma duplicata ha più vigore/

maggiormente da poi, quand'ella è vasta./
Quindi perché di Naro il grande amore/
un fuoco solo a denotar non basta/
perciò tralampa un triplicato ardore./
Fra Salvatore da Naro (Naro 1658-Palermo 1733)

 

Naro è una cittadina in provincia di Agrigento di circa 8.500 abitanti.
E' molto ricca di storia, come testimoniano i monumenti e le opere d'arte che ospita.
La sua economia è essenzialmente agricola. Da qualche anno a questa parte va incrementandosi il cosiddetto "turismo di passaggio". Ciò grazie ai monumenti civili ed ecclesiastici, ai resti archeologici e alle bellezze naturali.
Nel territorio di Naro, inoltre, si trova il lago San Giovanni che dista pochi chilometri dal centro abitato ed ha ospitato tornei di canottaggio di livello europeo ed internazionale.

Esistono diverse ipotesi sulle origini della città e del suo nome: la prima leggendaria ipotesi vedrebbe la città fondata dai giganti, primi abitanti dell'isola, tale ipotesi è avvalorata da Paolo Castelli[4] e Fra Salvatore Cappuccino[4], quest'ultimo richiama l'archivio del Regio Ufficio Giuratorio, foglio 1, riportante la notizia che: nel secolo XV quando si doveva costruire il cappellone della chiesa madre, si rinvenne nelle fondamenta abbondanza di crani, cannelle, denti ed altre ossa gigantesche. Alcuni studiosi la identificano con l'antica Camico, città costruita da Dedalo per Cocalo, re dei Sicani, oppure sempre fondata dai Sicani con il nome di Indàra o Inico. Altri la identificano con Akràgas Ionicum, colonia dell'antica Gela fondata nel 680 a.C., otto anni dopo la stessa Gela e ben cento anni prima di Akragas Doricum (l'attuale Agrigento).

Durante il periodo romano la città, che probabilmente portava il nome di Carconiana, acquisisce una vocazione agricola che ne caratterizzerà la storia dei secoli successivi.

Nel suo territorio esistono resti di insediamenti paleocristiani, in particolare delle catacombe, e di ville romane. In territorio di Naro nacque San Gregorio vescovo d'Agrigento.

Età medievale

Identificata dagli studiosi con vari nomi in età antica: Camico, Indàra o Inico in epoca sicana, ??????? ??????? (Akràgas Ionicòn, in latino Akràgas Ionicum) in epoca greca, Carconiana durante la dominazione romana. Il nome attuale potrebbe derivare dal greco ????? (naròn, "fiume, corrente"), dal fenicio "nahar" (fiamma), dall'arabo "nar" (fuoco) o dal turco "nehir" (fiume).

Della storia della città durante il periodo bizantino non si hanno molte notizie, sicuramente il centro urbano conosce un periodo di sviluppo e prosperità dopo la conquista araba avvenuta nell'839 ad opera dell'emiro Ibn Hamud, saranno proprio gli arabi ad intuire l'importanza strategica del centro urbano, in ottima posizione per controllare il territorio circostante da sfruttare con l'agricoltura ed al centro dei commerci poiché lungo la strada di collegamento fra Agrigento e Catania. La città durante il periodo arabo venne dunque ampliata e fortificata e permise all'emiro Ibn Hamud di resistere alla conquista normanna fino al 1086, quando Naro, dopo quattro mesi di assedio, cadde ad opera del Conte Ruggero, ben quattordici anni dopo la conquista di Palermo. Lo stesso Conte Ruggero, poco dopo la conquista della città trasformò la moschea in chiesa Madre stabilendovi il decanato della diocesi di Girgenti. Con gli svevi, venne nominata città parlamentare e chiamata "Fulgentissima" da Federico II di Svevia, che le diede tale titolo nel parlamento di Messina del 1233 annoverandola fra le 23 Regie o Parlamentarie del Regno di Sicilia. Ogni città demaniale del regno venne posta a capo di una comarca, suddivisione che si mantenne fino al 1793, quando le comarche vennero sostituite dai distretti e il territorio di Naro fu smembrato e inserito nel distretto di Girgenti. La comarca di Naro comprendeva gli attuali territori di Canicattì, Sommatino, Delia, Camastra, Grotte, Racalmuto, Castrofilippo e Campobello di Licata. Nel 1263, secondo quanto riportato da Fra Saverio Cappuccino, la città viene dotata di una cinta di mura fortificate, che però sono probabilmente il rifacimento e ampliamento di precedenti strutture arabe. Sulle mura vennero originariamente aperte sei porte: la porta della Fenice, la porta S. Giorgio e la porta d'Oro (o porta Vecchia) sul versante settentrionale, la porta di Girgenti e la porta dell'Annunziata sul versante meridionale, la porta di S. Agostino ad ovest. Una settima porta venne aperta a sud-est nel 1377: la porta di Licata.[5] Prendendo parte ai Vespri siciliani la città si libera dai francesi con una sanguinosa rivolta che si conclude il 3 aprile 1282 con l'uccisione del governatore Francesco Turpiano e di tutti i francesi a guardia del castello. Naro deciderà allora di reggersi da sola sotto la guida del governatore francese Ognibene Montaperto. Gli inizi del secolo XIV sono un periodo d'oro per la città, sotto la castellania di Pietro Lancia la rilevanza politica della città cresce a tal punto che il re Federico III d'Aragona promulga dal castello di Naro i 21 capitoli per il buon governo delle città nel 1309 (nel 1324 secondo alcuni studiosi).[6] Seguirà a questo periodo una decadenza economica causata da mezzo secolo di lotte interne, decadenza che verrà superata a partire dal 1366 quando la città passa a Matteo Chiaramonte ed inizierà così un intenso periodo culturale ed artistico durante il quale viene costruita la chiesa di Santa Caterina, viene definito l'Oratorio di S. Barbara, si amplia il castello e probabilmente viene anche restaurato ed ingrandita la matrice che sul finire del secolo ottiene il titolo di Duomo da re Martino il Giovane.[7]

Fino al 1492, anno in cui fu emessa l'ordinanza di bando degli Ebrei dalla Sicilia emanata da Ferdinando II d'Aragona, Naro ospitò una comunità ebraica.

Età moderna

Ottenne il titolo di città nel 1525 quando, per petizione presentata al Real Parlamento di cui Naro occupava il 18º posto del braccio demaniale dal magnifico naritano Don Girolamo D'Andrea, si vide concedere tale titolo (fino ad allora si chiamava "terra del demanio di Naro") da Carlo V, che per mezzo del suo viceré, il Duca di Monteleone concesse alla città anche il privilegio del Mero e Misto Impero, autorizzandola quindi ad esercitare giustizia civile e penale da sé (di tale privilegio godevano all'epoca solo Palermo e Messina in tutta la Sicilia). Nel 1615 venne nominata capo comarca dal Parlamento Generale svoltosi a Palermo. Nel 1645 ottenne anche il privilegio del Bussolo Senatorio (da qui la sigla S.P.Q.N. nello stemma della città), tramite il quale i giurati e i patrizi venivano eletti ogni anno direttamente dal consiglio cittadino e i primi prendevano il titolo di senatori.[4] Il XVII e il XVIII secolo rappresentano un periodo di particolare splendore per la città durante il quale i diversi ordini monastici presenti costruiscono o rinnovano diverse chiese e monasteri che caratterizzano il tessuto urbano della città attuale.

Età contemporanea

Il 4 febbraio del 2005 il comune è stato colpito da una frana che ha messo in pericolo gran parte del centro storico. Circa 70 abitazioni sono state dichiarate inagibili, diverse sono state abbattute. Centocinquanta persone sono state sfollate in abitazioni di fortuna.

Simboli

Lo stemma della città raffigura tre torri sovrastate da fiamme e proviene dalle tre torri anticamente presenti lungo la cinta muraria della città (torre della fenice, torretta e torre del conte S. Secondo) sulle quali venivano accesi dei fuochi per segnalare alle città vicine l'arrivo di nemici.

Onorificenze

Naro si vide concedere il titolo di città nel 1525 quando, per petizione presentata al Real Parlamento di cui Naro occupava il 18º posto del braccio demaniale dal magnifico naritano Don Girolamo D'Andrea, si vide concedere tale titolo (fino ad allora si chiamava "terra del demanio di Naro") da Carlo V per mezzo del suo viceré, il Duca di Monteleone.

Monumenti e luoghi d'interesse

Architetture religiose

Chiese

Chiese non più esistenti

  • Ex Chiesa del Monte
  • Ex Chiesa di S. Biagio
  • Ex Chiesa dietro le Mura (continua/1)