FESTE E TRADIZIONI Patrona:Sant’Oliva, Titolare della Chiesa Madre. FIERA MADONNA DEGLI INFERMI(FERA DI LI MALATI) Fiera della Madonna degli Infermi (Protettrice di Raffadali). La fera di li malati è un periodo che va dal sabato (appunto della fiera) della seconda domenica di luglio fino all’altra domenica, cioè la sua ottava.


Otto giorni interi, ma un solo momento e quindi una sola fiera. Non ha bisogno di altra denominazione. La fera: si intende quella di luglio, sebbene, all’inizio della grande stagione invernale, vi è posto per un'altra fiera (la Fiera del Rosario), molto più ricca certamente dal punto di vista commerciale.
I raffadalesi emigrati nelle Americhe o nei paesi europei, ne conservano gelosamente il ricordo e cercano di fare coincidere le loro ferie con i giorni della festa.
Tutto si svolge, o si svolgeva, in riferimento alla fiera, dal semplice vestito da incignare alla fiera, all’appuntamento di matrimonio, e, andando indietro nel tempo, ai contratti di locazione che finivano e cominciavano con la fiera. Il barbiere riceveva la sua ricompensa del tumulo di grano, nella settimana della fiera. c’era anche (e forse c’è ancora) la promessa dei nonni ai nipotini: ti fazzu di fera, cioè regaleranno qualche cosa, come un gelato, un giocattolo, ecc. L’anziano al giovane che lo avvicinava e salutato benadica risponde Santu beddu fina a la fera. (vedi Raffadali attorno la Madonna AA.VV.).
E' usanza gustare in tale occasione il pezzetto, un gelato a forma di prisma di triangolo, e la cubbaita di mandorle o di pistacchio.
Per trovare le sue origini bisogna andare indietro nel tempo quando ancora la restaurazione dei Montaperto non era avvenuta e Raffadali consisteva in tre piccoli nuclei abitativi, più volte nel nostro territorio infierì la peste: come mosche morivano gli uomini e restavano spopolati interi quartieri.
Orbene imperversando una di queste morie sterminatrici, probabilmente nel 1479, un religioso, confortando i malati, ebbe ad indicare nella Vergine l’unica medicina possibile. La Madonna venne invocata come salute degli infermi: la mortalità si attenuò sensibilmente e, nel giro di una settimana, si normalizzò del tutto.
Quando tre anni dopo, la peste tornò in Sicilia a falcidiare la popolazione, i morti furono ben 18 mila nella sola città di Messina: Raffadali, però, conobbe soltanto la paura.
Agli inizi del 500 si costituì la Confraternita della Madonna dei Malati e fu dipinto un grande quadro, in cui la vergine era raffigurata nell’atto di elargire conforti dal cielo agli infermi, che sulla terra la imploravano. Per un secolo quel quadro rimase sull’altare maggiore della vecchia chiesa S. Oliva, dove ogni sabato si cantavano le litanie mariane.
Ogni qual volta tornava il flagello, la Madonna dei Malati era invocata da tutti. era la Madre Comune, la salus populi, la protettrice del paese.
Quando nell’ultimo scorcio del 500 i Montaperto, che avevano restaurato Raffadali, decisero di erigere una nuova chiesa, si pensò subito di dedicarla alla salus infirmorum e di costruirla spaziosa e imponente, di fronte al palazzo baronale, al centro del paese. Il maestoso tempio, a tre navate, presto elevato a dignità di Matrice, contrastava, però, con l’umile vecchio quadro. Occorreva una statua bellissima, con il manto azzurro e l’abito d’oro. E la statua fu fatta nel 1585, ma solo in parte, perché per il resto, si fece da sé.


CARNEVALE


Di notevole rilievo sono anche le manifestazioni carnevalesche con sfilate di carri allegorici e gruppi per le vie principali, e a tarda sera ballo in maschera nella Via Nazionale.
Quattro serate di allegria e colori che investono il paese dal sabato al martedì grasso.
E' tradizione preparare i spingi, frittelle di pasta di farina e uova o in alternativa purea di patate, fritte in abbondante olio e addolciti con zucchero o miele, la pignulata, dolce di pasta di farina e uova, preparate a forma cilindrica dello spessore di un dito e dopo averli fritti in olio si mescolano con zucchero riscaldato.


 PASQUA


Nella Pasqua il Venerdì Santo fa la parte da leone. Si sente dire: Per me la più bella festa è quella del venerdì santo.
Già il Calvario è un monumento cittadino. Le funzioni non sono quelle liturgiche della chiesa, ma le rappresentazioni teatrali sacre offerte, su un palcoscenico stabile, all’aperto, a una platea immensa di popolo.
Per tutta la intera giornata la gente è legata al mistero di Gesù morto.
E' di tradizione preparare u panareddu cu l'ovu, pasta di farina opportunamente preparata a forma di panierino con un uovo di gallina al forno.
Il lunedì di Pasqua è tradizionale la scampagnata con famiglia e amici, u Pasqaluni. 
  

1° MAGGIO

Il 1° Maggio a Raffadali è carico di tradizione e notorietà riscontrate anche in tutti gli altri paesi della provincia ed è legato alla lotta contadina, all'affrancamento del latifondo con il varo della riforma agraria; annualmente il mondo del lavoro viene rappresentato nelle sue varie forme ed aspetti, in un multiforme e variopinto corteo che sommuove e mobilita tutto il paese.

E' una occasione per ribadire l'importanza del lavoro nella vita della democrazia, per estendere i diritti degli uomini e delle donne e fare avanzare ovunque le prospettive di un progresso sociale.

Il sindacato italiano si batte da sempre per difendere la democrazia ed avere in Italia più sviluppo e maggiore competitività.

Oggi non è solo la festa per la difesa dei diritti dei lavoratori, ma l'occasione più propizia per inneggiare alla libertà dei popoli contro il terrorismo e per dire no a tutte le guerre.

E' una delle feste più importanti di Raffadali che si conclude a tarda notte con  il tradizionale concerto con artisti di fama internazionale.

 

LA FIERA DEL ROSARIO

 

La festa della Madonna del Rosario, che nella provincia di Agrigento si celebrava quasi in ogni paese, a Raffadali prende il nome, ed è anche Fiera del Rosario. E’ anche un avvenimento commerciale all’inizio dell’autunno a principio della stagione invernale. Fino a poco tempo fa fiera prevalentemente agricola (bestiame e utensili) oggi fiera di ogni genere. Si svolge tra il I sabato e la I domenica di ottobre, e intanto il lunedì è dedicato totalmente al commercio di pertinenza agricola con gli spettacolari movimenti di gruppi di animali.

In tale occasione da alcuni anni si celebra la Sagra del maccu, antica pietanza a base di fave, tipicamente raffadalese (Raffadali è infatti conosciuto come u paisi du maccu).

 

Festa dei morti

 

Per la festa del 2 novembre si faceva credere ai bambini che i morti portassero dei doni tra i quali i pupi di zuccaru, e la frutta marturana, un dolce con sembianze tipicamente di frutto a base di pasta di mandorle. Li facevano trovare al loro risveglio dentro canestri ai piedi del letto ed era una maniera per ricordare chi non c’era più. ancora oggi è in uso fare trovare ai bambini regali magari di tutt’altro genere, in occasione di tale festa. E' di tradizione preparare la cuccìa (in altri paesi si prepara per Santa Lucia), un piatto a base di frumento e ceci cotti addolciti con zucchero o vino cotto.

 

NATALE

 

A Natale, le novene erano e sono molto semplici, attorno alla nicchia di sparacella tinteggiata di bambagia, con i ridenti occhioni rossi delle arance. Anche le preghiere e i canti erano e sono molto elementari.

A conclusione della novena, il pastorale, che è una scarna rappresentazione teatrale. Qui sono attese e seguite con passione le uscite e gli interventi di Nardo, il quale diventa la maschera e il personaggio del paese.

E' tradizione preparare i purciddati, strudel riempiti con fichi secchi e mandorle triturate e il pane con i fichi. (fine)