STORIA Secondo lo storico Savasta (1843) il nome di Sciacca si scriveva con la lettera X, cioè Xacca derivato da Xech, dal nome saraceno Xech, che sta per Signora e Governatrice. Xechi erano, inoltre, chiamati dai Saraceni i governatori delle piazze come attesta il Fazello (1498-1570). Secondo altri Xacca deriva da Xach che vuol dire Mercurio (forse per un famoso tempio dedicato a questa divinità), oppure Pomona (dea dell'abbondanza).

Poi in latino si scrisse Sacca. Altre spiegazioni sul suo nome le diedero gli studiosi Giuseppe Licata (1881) e Ciaccio (1900). La più recente, comunque, la si deve all'arabista saccense mons. Giuseppe Sacco (1925), secondo il quale il vocabolo Sciacca non è altro che un participio femminile attivo della prima coniugazione del verbo sordo (arabo ash-sciaqqat) Saqqua che porta l'idea separare, dividere, fendere. Lo stesso autore i riferisce che Sciacca è stata così chiamata perché sin dall'inizio del dominio musulmano segnò il confine che separava due province o distretti o contrade. Il fatto che Sciacca si trovava quasi a metà strada fra Marsala e Girgenti giustifica, secondo lo studioso, tale designazione da parte dei conquistatori africani. Lo stesso Michele Amari non dubita sull'origine araba del nome. La tesi sopra descritta non ha trovato però conferma da parte di Giovanni Alessi (1938), secondo il quale la teoria sopraccitata è valida per un corso d'acqua o una catena montuosa, ma non per un centro abitato, pertanto il toponimo Sciacca deriverebbe invece dal latino ex acqua con chiaro riferimento alle ricche sorgenti di acque termali. Diversi studiosi negli ultimi anni ritengono che il suo nome derivi dall'arabo "Syac", che significa "bagno"; altri da "al Saqquah", risalente al culto per il dio siriano "Shai al Quaaum".

MONUMENTI E LUOGHI D'INTERESSE 

 Sciacca conserva molte opere d'interesse artistico. Le sue mura, risalenti a varie fasi costruttive, rappresentano un complesso unitario. Sono molto spesse e quelle più recenti del 1550 si sovrapposero a quelle più antiche del 1330-1335 circa. Si chiamano ancora col nome del viceré Giovanni De Vega che li fece costruire e diresse i lavori. Le tre porte d'accesso alla città sono tutte rimaneggiate. Porta Palermo – che si trova nei pressi della Piazza Sturzo e fu riedificata nel 1753 durante il Regno di Carlo III di Borbone – ha delle belle colonne in cima adornate da un gruppo scultoreo con una grande aquila, in stile barocco. La Porta San Salvatore, del XVI secolo, che si trova in Piazza Carmine, è ricca di belle sculture rinascimentali. La Porta San Calogero, che si trova nell'omonima piazza, è del 1536.

ARCHITETTURE RELIGIOSE

L'antica Cappella di San Giorgio dei Genovesi è stata costruita nel 1520 dai numerosi mercanti genovesi, residenti a Sciacca per curare i loro affari. Non è più officiata e si trova vicino il porto ed è in parte interrata. La Chiesa di Maria SS. del Soccorso o Duomo si trova in Piazza Don Minzioni e risale al XII secolo. Fondata da Giulietta (Giuditta) la Normanna, figlia del conte Ruggero, il suo rifacimento è stato eseguito nel 1656 su progetto di Michele Blasco. La chiesa ha tre ampie navate con monumentali archi in stile normanno. La facciata non è stata completata e mostra delle colonne e dei portali ad arco curve. Completano la decorazione della facciata tre sculture di Antonello e Domenico Gagini. All'interno si conservano numerose opere del 1400-1500 fra le quali una scultura di Antonello Gagini ed una statua, raffigurante la Madonna della Catena, attribuita a Francesco Laurana. Nei pressi della Chiesa Madre si trova la chiesa di Sant’Antonio Abate, risalente al XV secolo. Appartiene invece al Cinquecento, anche se fu ristrutturata nel 1613, la Chiesa del Collegio, che si trova sulla via Roma. Ha un portale a timpano triangolare e l'interno è ad unica navata con cappelle incassate. Nel presbiterio si trova una tela di Domenico Domenichino, mentre in una delle cappelle si trova una Madonna del 1655 di Michele Blasco. Un altro esempio d'architettura è la Chiesa di San Domenico e il suo Convento, risalenti al 1176 la prima e al 1742 il secondo. La chiesa, in stile barocco, ha una sola navata con otto cappelle: si trova in Corso Vittorio Emanuele. Al XII secolo appartiene la Chiesa del Carmine nell'omonima piazza, che incorpora la Chiesa del Salvatore col suo rosone medievale. In Piazza Carmine si trova anche la Chiesa di Santa Margherita del 1342 fatta erigere da Eleonora d'Aragona, moglie del Peralta. L'ultimo restauro si è completato nel 1994, dopo che la stessa chiesa venne rifatta nel 1595 con delle colonne angolari con architravi, fregi e cornici. È aperta al pubblico ma non al culto, per cui viene utilizzata per mostre, convegni e concerti. L'ingresso principale è catalano, mentre il portale marmoreo che si trova sulla destra fu realizzato nel 1468 da Pietro de Bonitate su disegno di Francesco Laurana. L'interno, ad unica navata, è barocco e conserva stucchi policromati ed affreschi di Ferraro del XVII secolo. Sull'altare si trova un'icona in marmo del 1507-1512, una statua in legno del 1544, opera di Frigia, che raffigura Santa Margherita, ed un organo ligneo del 1641. Nella navata si trovano sei grandi riquadri e tanti medaglioni realizzati dal Portulani tra il 1529 e il 1530. La Chiesa dello Spasimo di Corso Vittorio Emanuele è del 1632 e nel vicino Convento si trova il Cortile del Palazzo Fazzello costruito nel Cinquecento. La Chiesa di San Michele, che si trova in Piazza Noceto, fu fondata da Guglielmo Peralta nel 1371 e poi venne ricostruita nel XVII secolo. Si conserva un portale con architrave ed un portale gotico. L'interno è a tre navate con colonne ed archi al centro. La chiesa conserva anche un crocifisso del Quattrocento, due acquasantiere del Cinqucento, una scultura ed un polittico del Cinquecento ed una statua seicentesca in legno di San Michele. Nella stessa Piazza Noceto si trova la Chiesa di Santa Maria dell'Itria ed il suo monastero: sono state volute anch’esse dal Peralta. La chiesa (detta anche di Badia Grande) è del 1776, ma fu fondata nel 1380. La Chiesa di San Nicolò La Latina, che si trova in Piazza San Nicolò, risalente al XII secolo, ha un prospetto decorato, tipico dell'architettura arabo-normanna. Più importante è la Chiesa di Santa Maria delle Giummare in via Valverde, voluta da Giuditta e rifatta nel XVI secolo dopo una prima erezione avvenuta nel 1103. La fiancheggiano due torri merlate. All'interno, ad unica navata, si trova sulla sinistra la cinquecentesca Cappella della Madonna delle Grazie. Da ammirare il rilievo dai San Gerolamo, un'acquasantiera del Quattrocento, un crocifisso cinquecentesco ed una Vergine col Bambino nell'altare maggiore attribuito a Laurana. Datata al 1753, la Chiesa di Sant’Agostino – che si trova alla fine di via Valverde – conserva all'interno una statua della Vergine di G. Gagini del 1538 e portali barocchi. Datata al XV secolo, la Chiesa di San Francesco – che si trova in via Agatocle – conserva pitture del saccense Mariano Rossi. Altre chiese sono dedicate a: San Giuseppe (XVI secolo), San Vito (XVIII secolo), San Francesco di Paola (1627) ed il suo Convento del 1224 (adibito ad auditorium, sala congressi e mostre), Santa Caterina (1796), Santa Maria del Giglio (XVII secolo), Purgatorio (1691), San Pietro (1885), San Leonardo (1797), Santa Maria di Loreto (1930), Olivella (XIX secolo), Madonnuzza (1693), Santa Maria della Raccomandata (XIII secolo). Infine sulla come del Monte Cronio si trovano le Stufe naturali, un antiquarium che conserva le testimonianze rinvenute all'interno delle grotte di San Calogero risalenti al neolitico, il Santuario di San Calogero del XVIII secolo con una ricca decorazione barocca, la Statua cinquecentesca di A. G. Gagini.  (continua/1)