Oggi voglio affrontare un problema che ha molta attinenza con il costo della politica, ma anche con la qualità dei servizi. Guardando le statistiche, quattro comuni del vallone insieme, raggiungono appena 10.437 abitanti con una spiccata tendenza ad una ulteriore diminuzione.

Diventa difficile riuscire a salire la china con interventi che possano portare lavoro in questo nostro territorio che muore dopo la chiusura delle miniere. Non è nato molto dopo tale avvenimento, mentre quel poco che nasce e quel poco che c’è, deve fare i conti con la carenza totale di infrastrutture, con strade inadeguate e in pessime condizioni, con carenza di trasporti pubblici con la ferrovia in disarmo, cosa che fa elevare il costo del trasporto delle merci. Penso sia il caso di fare una seria riflessione su questa situazione, cominciando a pensare alla riunificazione di tante debolezze, nella speranza di mettere su una forza. Cosa intendo dire. In un lembo ristretto di territorio, abbiamo quattro comuni: Serradifalco, Montedoro, Milena Bompensiere. Come abbiamo visto tutti e quattro superano appena i diecimila abitanti. Di contra, in questo territorio abbiamo quattro consigli comunale, quattro giunte amministrative, quattro sindaci. Di questa situazione ne risentono i servizi come ad esempio la polizia municipale, ma anche altri servizi che potrebbero essere unificati. Una unificazione del territorio, come avviene in tante altre nazioni europee e non, porterebbe un significativo risparmio e se ne avvantaggerebbero i servizi e la qualità della vita delle popolazioni interessate. Capisco che questo porterebbe anche ad una diminuzione significativa di poltrone, cosa che dispiace a chi crede di avere per le mani un potere, che resta con una “p” piccola, ma credo sia il caso di cominciare a pensare ad una simile soluzione che può sembrare fuori dal tempo, ma che credo non sia più attuale che mai. Tutti assieme, potremmo portare avanti una politica di sviluppo diversa di quella che oggi riusciamo a mettere in piedi, potremmo rivendicare un intervento pubblico capace di risollevare l’economia, si potrebbe cominciare con un massiccio intervento per la realizzazione di quelle opere pubbliche che mancano ed avere un potenziamento di quelle che ci sono. Non ci salverà niente e nessuno della progressiva emigrazione dei nostri giovani, se non prendiamo il coraggio a due mani e cerchiamo di incidere profondamente su un modello di sviluppo che al momento è pressoché assente. Le ZES da sole non bastano, occorre stimolare una politica che ci porti a riconvertire il territorio da un territorio a vocazione prettamente mineraria, una vocazione conclusasi nel lontano inizio degli anni 80 e sperimentare nuove strade, nuovi metodi da studiare e mettere in atto. Prima di tutto occorre diminuire i lunghi tempi morti della burocrazia, gli intoppi che continuano a bloccare opere iniziate da decenni, che prima che arrivano a termine hanno già perso il loro ruolo di eventuale sviluppo. E’ difficile? Lo so, niente è facile in questa nostra Sicilia che continua a mandare indietro non spesi i fondi regionali, per mancanza di progetti cantierabili, così come niente è facile in un territorio dove i rappresentanti istituzionali eletti si dimentica anche della esistenza del territorio che dovrebbero rappresentare. Ma occorre provarci se vogliamo vedere qualche risultato. A questo punto credo ci venga in aiuto la vecchia massima “cu nu rizzica nu ruzzica”. Allora vediamo di rischiare se qualche risuktato si vuole raggiungere. (Salvatore Augello 13 settembre 2021)