Piazza Armerina, è una meta già inserita in tutti i circuiti turistici siciliani per la presenza della rinomata Villa Romana del Casale e per i suoi famosi mosaici. Non si spiegherebbe quindi la sua presenza nella Sicilia inedita che vogliamo fare conoscere meglio e che resta fuori dai circuiti convenzionali.

Però, abbiamo deciso di includerla per il semplice fatto, che la città merita di più perché è un ammirevole e ricco sito dove oltre alla famosa Villa Romana, è possibile ammirare monumenti e resti archeologici, nonché pezzi di storia che si può benissimo leggere sia all’interno dell’impianto urbanistico, che nel territorio circostante. Non a caso, nel 1997 è entrata nel circuito dei beni dell’UNESCO quale patrimonio dell’umanità. Quindi è di questa città che affonda le proprie origini nella lontana notte della storia, che in questa pagina vogliamo parlare. Di Piazza Armerina, dove si parla una lingua particolare che è il gallo italico, che risente molto della dominazione francese, la prima cosa che si nota è il fatto che è adagiata lungo le pendici di una delle alture dei monti Erei e nelle parti più alte dell’impianto urbanistico supera l’altezza di 0ltre 750 metri s.l.m.. Il suo territorio è ricco di parchi naturali, di riserve, di boschi che per tanti anni ne hanno fatto la fonte di legname che occorreva per costruire le armature all’interno delle miniere, numerose nel territorio della provincia di Enna,. Molte le dominazioni che si sono susseguite, da quella romana a quella mussulmana, dalla normanna alla spagnola, dalla francese alla borbonica e così via, fino ad arrivare al 1860, quando entrò a fare parte del regno d’Italia al quale contribuì con una popolazione superiore a 21.000 abitanti. Delle varie dominazione esistono testimonianze e monumenti che scandiscono la storia di questa città, che è tuttora sede di vescovato e che fu sede di sottoprefettura fino al 1927, quando Castrogiovanni divenne la città di Enna provincia alla quale Piazza venne accorpata. Articolata la vicenda demografica della cittadina, che ha dovuto vivere diversi flussi migratori. Nella prima fase e fino al 1945, i flussi erano orientati verso le Americhe, Stati Uniti e Argentina, nella seconda fase che va dal 1945 al 1975, i flussi principali si diressero verso la Germania, il Belgio, la Francia e la Svizzera, oltre che verso il Nord dell’Italia in quell’industria che aveva bisogno di braccia per potersi espandere. Nella terza fase - dal 1975 in poi, Il flusso è numericamente molto minore, ma costante. Sono coinvolti soprattutto giovani scolarizzati. Mete sono l'Italia del Nord, Gran Bretagna e altri paesi UE. Innumerevoli le testimonianze storiche che si incontrano nella città e che enumereremo nella prossima puntata. Questa parte, invece, vogliamo chiuderla dando un elenco sommario dei vari passaggi dinastici di cui è traccia a Piazza Armerina. Nel 1396, fu eretto il castello aragonese di Piazza Armerina (Platea, Plutia, o Plaza in Spagnolo) per volontà di Martino I di Trinacria e della consorte regina Maria Di Sicilia e duchessa di Atene e Neopatria, affinché rappresentasse un potente deterrente militare contro lo strapotere dei baroni siciliani contrari alla corona. Per tale motivo i giovani reali di Sicilia (allora a seguito dei trattati sottoscritti con gli Angiò, definiti reali di Trinacria), soggiornarono diverso tempo nel maniero. La castellania fu affidata al Gran Priore dei gerosolimitani Don Giovanni Suriano, già nominato come tale nel 1392 dai sovrani e parente della casa Reale d'Aragona per tramite lo zio don Angelo Antonio Achille I Suriano (o Sorianos nome catalano). Quale Gran Priore Giovanni sedette tra i primi scranni dei Pari del Parlamento Siciliano. Don Angelo Antonio Achille fu grande d'Aragona "Fueros de Aragón" e governò in nome di Pietro IV d’Aragona e successivamente di Giovanni D’Aragona tutta la valle del Gela, del Dittaino e del Caltagirone, E prima di lui il padre don Raimundo giunto in Sicilia nei pressi della costa Palermitana, successivamente ai Vespri Siciliani, recando proprie milizie per difendere la legittimità della pretensione al trono di Sicilia di Plettro III d’Aragona e la popolazione dalle ritorsioni degli Angiò. La castellania di Giovanni fu il primo ed ultimo contado con potere baronale di mero e misto impero di Piazza, che successivamente, alla morte del Gran Priore, molto probabilmente eliminato dall'Almirante Don Bernart Cabrera, che aveva mire di acquisire la contea di Piazza, questa divenne libera Universitatae. La nomina del Gran Priore costituì una solida garanzia di fedeltà della città di Piazza alla corona, sia per i legami di parentela del castellano con i reali, sia per la saggezza e la rinomata capacità di condottiero del Gran Priore, il cui padre don Pasquasio (Pasquale) ebbe in feudo la vastissima terra di Ramursura posta tra Barrafranca e Piazza, appartenuta al barone Raimondo Manganelli, dopo la sconfitta di questi, da parte delle truppe di Don Angelo Antonio Achille. Il barone Manganelli fu sconfitto assieme al suo alleato Don Scaloro degli Uberti conte di Assoro e ribelle della corona, proprio sotto le mura del castello di Aspro. (continua/2)