Siti archeologici

A pochi chilometri a sud da Piana degli Albanesi, in Contrada Sant'Agata (Shënt Arhta in arbëresh), è situato un antico insediamento denominato Pirama, rilevante necropoli paleocristiana di età tardo-romana,

attualmente soggetta al centro di ricerca archeologica. L'importante scoperta ha dato un'ulteriore conferma della produttività culturale antica e moderna del territorio. I reperti, scoperti nel 1988, non hanno ancora trovato spazio nei musei archeologici regionali e sono stati dislocati provvisoriamente dal Museo Regionale Archeologico di Marineo presso i locali, dal 1991, del Museo Archeologico Regionale di Palermo Salinas.

Aree naturali

Lago di Piana degli Albanesi

 

Il Lago di Piana degli Albanesi

Il lago di Piana degli Albanesi (liqeni i Horës së Arbëreshëvet), realizzato sbarrando il corso del fiume Belice Destro (lumi Honë), nel territorio del comune di Piana degli Albanesi, è uno dei più antichi laghi artificiali d'Italia. Costituitosi nel 1923 con finanziamenti S.G.E.S., oggi ENEL, l'uso prevalentemente è idroelettrico e solo in via secondaria le acque vengono adoperate a scopo irriguo e per l'approvvigionamento idrico della cittadina e della città di Palermo.

Il bacino imbrifero ha una superficie totale di 45,10 km². Il lago occupa, alla quota di massimo invaso (612 m s.l.m), una superficie liquida di 3,78 km², per ua capacità utile massima di 39,9 Mm3, ed una utile di 33 Mm3, presenta una profondità massima di 35,8 metri ed una media di 10,6 metri.

È una delle aree di pregio ambientale affidato in gestione al WWF Italia. L'Oasi WWF Lago di Piana degli Albanesi occupa un'area di 70 ettari nella parte più settentrionale del lago; è nata nel 1999 a seguito della cessione in comodato d'uso al WWF Italia di terreni di proprietà Enel. Il lago, dal punto di vista paesaggistico e turistico, costituisce un'oasi che, insieme a lingua, rito e costumi d'appartenenza, è uno degli elementi ambientali più rappresentativi di Piana degli Albanesi.

 

Panorama di Piana degli Albanesi dalla parte orientale della Fusha, contornata dalla riserva naturale orientata Serre della Pizzuta

Riserva naturale orientata Serre della Pizzuta

La riserva naturale orientata Serre della Pizzuta è un'area protetta del dipartimento regionale di Sicilia, situata nel territorio comunale di Piana degli Albanesi ed istituita con Decreto Assessoriale 744/44 del 10 dicembre 1998. È affidata all'Azienda Foreste Demaniali della Regione Siciliana e gestita dall'Ispettorato Ripartimentale delle foreste.

L'area ha superficie a terra di 414,37 ha. Presenta altezza massima a metri 1333 con il monte Pizzuta, a seguire Maja e Pelavet (m 1279) e Costa di Carpineto (m 1188).

Nella grotta del Garrone il peculiare microclima ha favorito la sopravvivenza di felci molto rare per l'isola: la lingua cervina (Phyllitis scolopendrium) e la scolopendria emionitide (Phyllitis sagittata).

Etnie e minoranze straniere

Secondo i dati ISTAT al 31 dicembre 2009 la popolazione straniera residente era di 207 persone. La nazionalità maggiormente rappresentata in base alla percentuale sul totale della popolazione residente era quella albanese con 95 cittadini residenti. Una florida comunità albanese d'Albania di recentissima immigrazione, post caduta del regime comunista del 1990, convive ed è bene integrata nel tessuto sociale di Piana degli Albanesi, con la creazione di una comunità di arbëreshë che raccoglie al suo interno un nucleo radicato di shqiptarë.

Tra il 1997 e il 2002 il comune e l'Eparchia di Piana degli Albanesi hanno dato accoglienza e aiuto agli albanesi del Kosovo colpiti dalla guerra.

Da altri fenomeni di guerra e rivolta quali la primavera araba, che hanno interessato il Nord-Centro Africa e determinato imponenti flussi migratori verso l'Europa, con accordi a partire dal 2011-2012 sino a un massimo di sei anni, Piana degli Albanesi ha accolto cittadini libici, maghrebini ma anche della Costa d'Avorio e di altre parti dell'Africa.

Identità

 

Bandiera albanese nella cattedrale durante la Settimana Santa

La composizione etnica di Piana degli Albanesi si distacca significativamente da quella dell'ambiente circondario; la percentuale etnica albanese è pressoché il totale dei residenti. La popolazione costituisce un sistema socio-culturale arbëresh, che configura un sistema storicamente consolidato e dotato di un profilo autonomo nel territorio. L'origine unica e peculiare, con i forti connotati storici, culturali e valoriali costituiscono punti specifici della comunità, d'altra parte il fattore territoriale rende esemplare il valore dell'interculturalità ormai perfettamente integrata[43][45]. Un passo avanti in tal senso è rappresentato dalla definizione delle minoranze etno-linguistiche attraverso la legge statale n. 482 del 15 dicembre 1999.

L'identità arbëreshe, temperata in terra straniera (te dheu i huaj), ne suggella il forte carattere autoctono. Gli assi portanti della comunità sono: la lingua arbëreshë, il rito bizantino, i costumi e gli usi tradizionali, la storia. La componente sociale è stata la forza endogena di Piana degli Albanesi: l'intellighentia arbëreshe, papàs in primo luogo ed esponenti della vita politica e culturale, attraverso istituzioni e l'operato di numerosi uomini illustri, hanno operato con zelo per difendere le peculiarità identitarie. Il mantenimento dello status arbëresh, come in ogni realtà identitaria, si confronta quotidianamente con il trasformismo socio-culturale e se una volta ignorarsi a vicenda fra albanesi e siciliani era il modo di conservare ognuno le proprie specificità, le attuali dinamiche territoriali non lo consentono nella misura in cui il sistema-mondo si esprime mediante relazioni dal locale al sovra-locale.

Gli specifici culturali, quali rito, lingua e costumi, vengono tuttora mantenuti vivi da tutta la comunità, grazie ad una forte e radicata tradizione popolare in cui l'etnia albanese di questo popolo è legato e si riconosce, e da istituzioni religiose e culturali che contribuiscono validamente alla salvaguardia e alla valorizzazione del patrimonio avito.

Lingue e dialetti

 

Insegne bilingui in italiano e in albanese

La traccia più evidente della forte identità etnica di Piana degli Albanesi è la lingua albanese (gluha arbëreshe, arbërishtja), parlata da tutti, tanto che è facilmente intuibile da subito tra la gente, i nomi delle strade, le indicazioni stradali e le insegne delle attività commerciali e delle associazioni (es. Bar Shqjpëria, Circolo Vatra, Società Shoqëri Bujqësore, ecc.). L'esodo e la lontananza dalla Madre Patria non ha scalfito il grande orgoglio arbëreshë e la comunità ha preservato il più possibile la propria lingua, che è tra gli aspetti essenziali e peculiari dell'identità stessa della comunità.

La parlata, pur con le sue particolarità fonetiche e morfo-sintattiche, appartiene alla variante linguistica albanese toskë diffusa nel sud dell'Albania ed è pienamente riconosciuta e tutelata dalla legislazione statale (legge 482/1999) e dalle leggi regionali, in ambito amministrativo locale e dalle scuole dell'obbligo quale lingua di minoranza etno-linguistica.

Piana degli Albanesi dispone di un nutrito repertorio orale e scritto di proverbi (fjalë t'urta), modi di dire (fjalë të moçme) e filastrocche (vjershë për fëmijë); diversamente, per ovvie ragioni, è più modesta quella delle favole (pugharet) e dei racconti (rrëfymet) a sfondo mitico e leggendario che hanno una comune matrice Penisola balcanica.

La lingua albanese costituisce ancora oggi la lingua madre ed è il veicolo di comunicazione principale. I cittadini sono bilingui, in grado di utilizzare l'albanese e l'italiano.

L'amministrazione comunale promuove e favorisce con impegno e con ogni mezzo la diffusione, la valorizzazione e I'insegnamento scolastico della lingua e della cultura albanese intesa quale fondamentale strumento di identificazione della comunità. È garantito nei rapporti con l'amministrazione comunale l'uso orale della lingua albanese, mentre l'uso scritto può essere disciplinato da apposito regolamento. Nel territorio del comune è adottato I'uso bilingue (italiano e albanese) nella toponomastica con lo spirito di sottolineare la specificità etnico-linguislica albanese.

Molto intensa è l'attività culturale tesa al mantenimento del patrimonio etnico-linguistico: si svolgono ogni anno manifestazioni teatrali in arbëreshë, esibizioni di gruppi folkloristici e musicali, ed è fiorente la produzione letteraria albanese di autori locali, conosciuti anche in Albania e in Kosovo. La lingua arbëreshe è usata inoltre in radio private e soprattutto in testi e riviste periodiche, private e istituzionali, di informazione culturale.

 La Chiesa Italo-Albanese comprende tre Circoscrizioni ecclesiastiche[54]: l'Eparchia di Lungro degli Italo-Albanesi per gli arbëreshë, o italo-albanesi, dell'Italia continentale, l'Eparchia di Piana degli Albanesi per gli arbëreshë di Sicilia e il Monastero Esarchico di Grottaferrata gestito da monaci italo-albanesi a Roma.

L'Eparchia di Piana degli Albanesi difende il proprio patrimonio etnico-culturale, la propria tradizione religiosa e trasmette la tradizione culturale, spirituale e liturgica della Chiesa bizantina dal tempo di Giustiniano (VI secolo). L'eparchia è stata da sempre propensa all'ecumenismo.

I fedeli della Eparchia sono distribuiti in 15 parrocchie, nei seguenti cinque comuni tutti in provincia di Palermo: Piana degli Albanesi (Hora e Arbëreshëvet), Contessa Entellina (Kundisa), Mezzojuso (Munxifsi), Palazzo Adriano (Pallaci) - queste ultime due comunità caratterizzate da una marcata eredità storica e culturale albanese - Santa Cristina Gela (Sëndastina), oltre alla parrocchia, concattedrale dell'eparchia, di San Nicolò dei Greci alla Martorana (Klisha e Shën Kollit së Arbëreshëvet), con giurisdizione personale sulla comunità albanese residente in Palermo, per una popolazione complessiva di 33 000 fedeli. Eparca (Vescovo): S.E. Rev. Mons. Giorgio Demetrio Gallaro, succeduto a S.E. Rev. Mons. Sotìr Ferrara.

Rito bizantino-greco

 

Clero Albanese di Sicilia (inizi '900)

Il rito di Piana degli Albanesi si differenzia dalle altre Chiese di Sicilia e costituisce l'eredità più importante della Chiesa orientale di Bisanzio[56], da dove si propagò sino alle terre più periferiche dell'Impero Romano d'Oriente molto prima che gli albanesi le lasciassero, costretti a fuggire. Per la particolarità di esso, infatti, e per la tradizione dell'uso della lingua greca antica, oltre che dell'albanese locale, nelle celebrazioni liturgiche la cittadina fu chiamata in passato dagli esterni Piana dei Greci. La forte caratterizzazione si riferisce particolarmente alla modalità, ai simbolismi, alle forme solenni e grandiose delle celebrazioni e delle sacre funzioni. Il rito bizantino, anche detto rito bizantino-greco o rito greco, assieme alla lingua albanese e ai costumi tradizionali, costituisce il tratto più importante dell'identità arbëreshe. Ancora oggi gli splendori ortodossi sono rievocati nei solenni Pontificali, dalla ricchezza dei paramenti sacri indossati dal gran numero di celebranti, i quali ripetono gli antichi gesti carichi di simbolismo e dai particolari canti che sono tra i più incontaminati ed antichi. Gli Uffici divini sono più lunghi e solenni; al canto dei salmi si alternano lunghe letture di testi biblici; allo stare in piedi, le prostrazioni profonde; ai colori dorati dei paramenti, quelli rossi e quelli violacei; alle musiche gioiose, quelle meste e solenni. In questo contesto maestoso, tutto ha un significato: i gesti, i canti, le processioni, i fiori, i profumi, gli incensi.

Il clero della comunità è organizzata in un'Eparchia retta da un Eparca, che viene designato dalla Sede Pontificia e ha rango di vescovo. Nelle cerimonie più solenni veste i paramenti ortodossi come il tipico copricapo (mitra) e il pastorale (ravhdes) sormontato da due teste di serpente contrapposte che si fronteggiano, simbolo della prudenza evangelica. I sacerdoti (papàs) portano, in genere, i capelli lunghi con la coda (tupi), indossano abitualmente il tipico copricapo cilindrico nero (kalimafion) e hanno la barba lunga.

 

Tradizioni e folclore

Durante l'anno sono varie e numerose le manifestazioni religiose e popolari. Tra le feste popolari ha particolare rilievo il Carnevale (Kalivari), mentre tra le usanze è rilevante il 19 marzo il Falò di San Giuseppe (Lluminarji).

Le feste religiose, che seguono il calendario bizantino, sono molto sentite (ad es. la Quaresima: Kreshmët; il Lazëri, ovvero la rievocazione della Resurrezione di Lazzaro la sera del venerdì precedente la Settimana Santa; la Pasqua: Pashkët; il Natale: Krishtlindjet). Momenti religiosi che godono di ampia partecipazione sono la quindicina alla Madonna SS. Odigitria, dedicato alla solennità della Madre di Dio nella chiesa rurale omonima e nel santuario in piazza, dal 1 al 15 agosto, e il Moi i Otuvrit, evento liturgico svolto in lingua albanese nella chiesa del Rosario. Abitualmente, nel mese di giugno, ha luogo dalla cittadina un pellegrinaggio notturno verso la Madonna di Tagliavia (Shën Mëria e Tajavisë), per partecipare alla messa mattutina. Sempre nel mese di giugno, tra il 24 e il 29, si svolge il rito di S. Gioavanni e S. Pietro (Riti i Shën Janit e i Shën Pjetër), con la benedizione di vari altarini per il centro abitato.

Le feste dei santi patroni (Ndihma Shën Mëria e Dhitrjes: Patrona Maria SS. Odigitria, il 2 settembre; Shën Mitri i Madhi Dëshmor: San Demetrio Megalomartire, il 26 ottobre; Shën Gjergji i Madhi Dëshmor: San Giorgio Megalomartire, il 23 aprile) sono momenti di grande richiamo per i fedeli di rito bizantino e latino. In modo particolare, la festa dell'Odigitria il 2 settembre, che gode un'ampia devozione fra gli albanesi della Hora e di tutta la Sicilia, ha avuto pellegrini forestieri, alche - fino a circa all'unità d'Italia - fu dato loro la possibilità di poter soggiornare nella cittadina nella sola data festiva.

In occasioni particolari, le donne di Piana degli Albanesi accorrono indossando i corredi più ricchi (Ujët të pagëzuam: Epifania, il 6 gennaio; E Diellja e Rromollidhet: Domenica delle Palme; Java e Madhe: Settimana Santa; feste patronali, ecc.).

Negli anni '80 è stato formato il gruppo folcloristico "Shqiponjat" (le Aquile), che ha partecipato a vari eventi musicali europei e riconosciuto nel 1988 al Festivali Folklorik Kombëtar i Gjirokastrës; negli anni '90 si è formato il gruppo folcloristico "Dhëndurët e Arbërit" (i Fidanzati dell'Albania), che ha continuato a interpretare i tradizionali canti albanesi locali e musicali d'Albania. Entrambi i gruppi si esibivano con i tipici costumi arbëreshë locali, anche in occasione delle feste e talvolta in manifestazioni di rilevanza nazionale ed internazionale.

Epifania

Il 6 gennaio, festa della Teofania (Ujët të pagëzuam), presso la fontana dei Tre cannoli, l'eparca e i sacerdoti dopo aver celebrato in cattedrale la liturgia eucaristica rievocano nel canto në Jordan la discesa dello Spirito Santo nel Giordano il giorno del battesimo di Cristo, nel rito della "benedizione delle acque". Il vescovo immerge nell'acqua della fontana per tre volte la croce, reggendo con l'altra mano il candelabro a tre ceri e un rametto di ruta.

Nell'occasione di festa occorrono donne in costume tradizionale di Piana degli Albanesi, accompagnati dagli uomini nelle varie tipologie del costume. Alla fine della cerimonia una simbolica colomba viene fatta scendere dal tetto dell'antistante chiesa dell'Odigitrìa. È usanza, dopo la benedizione, donare le arance ai fedeli presenti.

Carnevale

Il Carnevale (Kalivari) di Piana degli Albanesi è vissuto in maniera diversa dalle solite usanze del periodo. Ricorre dall'indomani dell'Epifania al mercoledì delle Ceneri, ed è, per definizione, festa trasgressiva nella quale la normalità viene temporaneamente accantonata per dare libero sfogo al gioco e alla creatività. Il Carnevale, trovandosi in inverno, periodo del freddo e della fame, rappresentava la festa popolare più importante dell'anno[63].

Settimana Santa

La Pasqua Albanese (Pashkët Arberëshe), che per la complessità dei riti, la sontuosità e la raffinatezza dei paramenti sacri e degli abiti femminili, le manifestazioni folcloristiche, costituisce il momento più importante e noto di Piana degli Albanesi, occasione in cui ogni arbëreshë ritrova le proprie radici, consapevole del valore del patrimonio religioso e culturale della comunità.

Eventi

Il periodo pasquale è stato spesso accompagnato dall'evento culturale ed etnomusicale "Shega" (Il Melograno), che mirava ad unire le varie comunità albanesi di Sicilia, d'Italia e al contatto con le realtà shqiptare d'Albania, del Cossovo e dei Balcani in generale. Per la festa del lavoro, ogni 1º maggio (e para e mait), vi è la commemorazione dei martiri della strage di Portella della Ginestra. Da molti decenni si celebra il 30 agosto l'anniversario della fondazione (themelimit) di Piana degli Albanesi. Il 28 novembre, giornata dell'Indipendenza albanese dai turco-ottomani (Dita e Flamurit), avvenuta il 1912 dell'omonimo giorno, il comune, associazioni private e l'università di Palermo onorano la data con festeggiamenti e commemorazioni.(continua/4 maggiori approfondimenti su google)