Si è avviato ieri mattina davanti al tribunale penale di Siracusa il processo a carico di due imputati, coinvolti nell’operazione antimafia, denominata, “Light fire”, portata a termine

 dai poliziotti della squadra mobile del capoluogo il 17 luglio dello scorso anno. Imputati alla sbarra sono Sebastiano Pisano di 39 anni e Daniele Quadarella di 26. Si tratta di uno stralcio di una più complessa operazione coordinata dalla direzione distrettuale antimafia di Catania, relativa ad un traffico di sostanze stupefacenti, che ha come perno il clan Santa Panagia. In avvio di processo, il pubblico ministero Andrea Ursino della Dda, ha richiesto ai giudici la produzione di una serie di prove a carico dei due imputati. Anche la difesa ha annunciato la produzione di fonti di prova per scagionare i rispettivi assistiti. Il tribunale ha, invece, preannunciato di volere affidare incarico peritale al consulente per la trascrizione delle intercettazioni delle conversazioni telefoniche a carico dei due imputati. Il conferimento dell’incarico sarà eseguito in occasione della nuova udienza, fissata per il 27 ottobre prossimo. L’inchiesta, avviata nel mese di marzo 2006, consentiva di attenzionare gli storici esponenti del consesso mafioso Santa Panagia i quali, rimessi in libertà dopo un lungo periodo di carcerazione, forti del loro carisma criminale, riorganizzavano le fila del clan. Dalle risultanze investigative, supportate da collaterali servizi di intercettazioni telefoniche, ambientali, di video riprese e di sistemi di localizzazione GPS, emergeva chiaramente l’esistenza di tutta una serie di attività illecite, gestite dai vari soggetti sopra menzionati, che si diramava dal traffico delle sostanze stupefacenti alla commissione di atti intimidatori prodromi ad attività estorsive nei confronti di numerosi operatori commerciali ed imprenditoriali di Siracusa consistenti in incendi di negozi, mezzi meccanici e con il collocamento nei pressi delle medesime attività commerciali ed imprenditoriali di bottiglie incendiarie o cartucce corredate da biglietti estorsivi. In particolare, ai due imputati alla sbarra, viene contestata, oltre l’associazione mafiosa, anche il traffico di sostanze stupefacenti con il vincolo associativo e più precisamente alle dipendenze della cosca che sino agli anni Novanta era molto influente nella gestione degli affari illeciti nel capoluogo. (fonte libertà Sicilia)