ai livelli di una decina di anni fa, e lo si vede in tante manifestazioni. Parlare con un qualsiasi commerciante siracusano è apprendere dal vivo una lezione di economia pura. Tutti stanno accusando i morsi della crisi economica, della mancanza di liquidità , che rende più difficile operare in qualsiasi settore. Il ricorso alle finanziarie o, peggio, ancora a persone senza scrupoli, per ottenere un prestito foss’anche al consumo, indebita inevitabilmente le famiglie, che arrivano alla fine del mese a stento, pur in presenza di due stipendi. E allora, più che mai è giunto il momento di fare sentire che la politica sia attiva e abbia le idee chiare sul da farsi. Immaginare un futuro ancora segnato dai sacrifici e dalle debolezze di un sistema economico alquanto flebile significa abdicare al ruolo che Siracusa ha avuto fino ad un decennio addietro. Significa dire addio ai sogni di gloria e di riscatto, significa, in parole povere finire nel baratro della recessione economica. Siracusa e la sua provincia riteniamo abbiano le qualità e le potenzialità terrioriali ed imprenditoriali da poterne uscire a testa alta da questa crisi anche occupazionale. Ma si tratta di sveltire la burocrazia, come spesso pretendono a ragione gli imprenditori. Questo sarebbe un passo decisivo, che renderebbe davvero pratici ed operativi numerosi progetti in cantiere. Così come la Regione dovrebbe essere più solerte nell'accogliere i progetti esecutivi e finanziarli in virtù degli stanziamenti anche consistenti fatti dall’Unione europea proprio per venire incontro alle nostre esigenze di economia in netto ritardo. I fondi Por sono una scommessa che dobbiamo vincere: pena la nostra rinascita in termini economici e sociali. (fonte libertà Sicilia G. B.)