E’ stata un’epoca d’oro quella vissuta dalla nostra provincia, con oltre ventimila lavoratori impiegati nella zona industriale, il nostro polo petrolchimico. Oggi non siamo più

 ai livelli di una decina di anni fa, e lo si vede in tante manifestazioni. Parlare con un qualsiasi commerciante siracusano è apprendere dal vivo una lezione di economia pura. Tutti stanno accusando i morsi della crisi economica, della mancanza di liquidità, che rende più difficile operare in qualsiasi settore. Il ricorso alle finanziarie o, peggio, ancora a persone senza scrupoli, per ottenere un prestito foss’anche al consumo, indebita inevitabilmente le famiglie, che arrivano alla fine del mese a stento, pur in presenza di due stipendi. E allora, più che mai è giunto il momento di fare sentire che la politica sia attiva e abbia le idee chiare sul da farsi. Immaginare un futuro ancora segnato dai sacrifici e dalle debolezze di un sistema economico alquanto flebile significa abdicare al ruolo che Siracusa ha avuto fino ad un decennio addietro. Significa dire addio ai sogni di gloria e di riscatto, significa, in parole povere finire nel baratro della recessione economica. Siracusa e la sua provincia riteniamo abbiano le qualità e le potenzialità terrioriali ed imprenditoriali da poterne uscire a testa alta da questa crisi anche occupazionale. Ma si tratta di sveltire la burocrazia, come spesso pretendono a ragione gli imprenditori. Questo sarebbe un passo decisivo, che renderebbe davvero pratici ed operativi numerosi progetti in cantiere. Così come la Regione dovrebbe essere più solerte nell'accogliere i progetti esecutivi e finanziarli in virtù degli stanziamenti anche consistenti fatti dall’Unione europea proprio per venire incontro alle nostre esigenze di economia in netto ritardo. I fondi Por sono una scommessa che dobbiamo vincere: pena la nostra rinascita in termini economici e sociali. (fonte libertà Sicilia G. B.)