Accusato da un collaboratore di giustizia, era stato arrestato nell’ambito di un’operazione antidroga e per tale motivo

 ha scontato anche un periodo di detenzione. A distanza di undici anni dal fatto, è stato dapprima assolto e adesso si è visto riconoscere il risarcimento per l’ingiusta detenzione. Protagonista e vittima della vicenda è un imprenditore augustano, Fabio Manservigi di 37 anni, che nel 1997 si è visto piombare in casa le forze dell’ordine, che lo hanno arrestato perché ritenuto coinvolto in un giro di droga con particolare riferimento alla provincia di Siracusa. Dalle successive indagini, viene a scoprire che ad accusarlo era un pentito, ma nel frattempo ha scontato tutto il periodo di carcerazione preventiva, prima che potesse rimettere piede fuori. La disavvventura per l’imprenditore megarese è continuata con l’istruttoria dibattimentale del relativo processo, nel quale figurava come imputato alla sbarra. Le successive fasi processuali hanno potuto chiarire che le accuse formulate dal collaboratore di giustizia sul presunto ruolo dell’imprenditore nell’ambito dell’inchiesta della Procura di Siracusa su un giro di droga nel territorio provinciale, nella realtà erano del tutto infondate. Ciò è valso all’imputato di potere dimostrare in sede dibattimentale la propria estraneità ai fatti. Da qui la sentenza di assoluzione nei suoi confronti. Di converso è partita la richiesta di risarcimento del danno per ingiusta detenzione. E proprio nei giorni scorsi la Corte d’Appello ha dato ragione all'imprenditore, quantificando il risarcimento nella somma di 60 mila euro complessive. R.L.