Astemi per ordinanza. Nel quadrilatero di via Vicenza, Como, Roma e Palestro, ovvero il perimetro che delimita la piazza Manin, è vietato sporcare e ubriacarsi.

Lo ha deciso il sindaco di Vittoria Giuseppe Nicosia con un’ordinanza entrata in vigore il 3 marzo scorso. Chi viola l’atto sindacale, rischia sanzioni che oscillano da 25 a 500 euro. L’ordinanza è rivolta, principalmente, alle centinaia di nordafricani che giorno e notte hanno in piazza Manin o Senia che dir si voglia, il loro punto di ritrovo sociale. Chi non vende merce per le strade o non lavora dentro le serre, bivacca nella piazza che ospita la chiesa del Sacro Cuore di Gesù, una volta quartiere «modello» della città. Gli immigrati bevono birra a volontà, si ubriacano, urinano sopra le aiuole, deturpano e non di rado spacciano droga senza farsi eccessivo scrupolo. Da tempo piazza Manin è nell’occhio del ciclone. La gente del luogo si trasferisce altrove e i nordafricani prendono possesso del sito. Negli ultimi anni sono aumentati gli esercizi commerciali a gestione tunisina. Bazar, macellerie, bar, alimentari e fruttivendoli. E anche i controlli delle forze dell’ordine si susseguono con eccessiva frequenza. Diverse decine negli ultimi anni gli arrestati colti in flagranza per spaccio, che continua, perché i pusher dietro le sbarre ci stanno sì e no qualche mese. E neanche rispettano i provvedimenti d’espulsione. «E’ un problema d’integrazione –ammette don Mario Cascone, parroco del Sacro Cuore- tra gente del luogo e immigrati non c’è intesa, non c’è mai stata. Condivido l’ordinanza del sindaco, ma spero che duri poco e che nella piazza torni la civiltà e il decoro». Giuseppe Cannella, consigliere comunale di Bellaciao-Rifondazione- affronta il fenomeno dal punto di vista sociale. «A Vittoria –dice Cannella- sui temi dei migranti c’è ritardo, manca ogni progetto e la situazione è gravissima: il Comune cerchi risorse, costruisca strategie, strumenti e interventi in un’ottica di rete. L’inclusione sociale non si può fare solo a parole. Bisogna avere coraggio, agire e coinvolgere nell’ottica di rete anche l’associazionismo e le comunità dei migranti. La questione rischia di esplodere» (fonte corriere di Ragusa G.L.L.)