Francesco Alessandrello, 42 anni, imprenditore agricolo di Acate; Agostino Zingarello, 54 anni, di Agrigento, dipendente pubblico; Giovanni Consalvo e Salvatore Garofalo, di 29 e 35 anni, entrambi vittoriese. Mentre i primi due sono incensurati, i due vittoriesi sono volti noti alle forze dell´ordine per reati di un certo rilievo. I quattro arresti sono stati eseguiti dagli agenti del commissariato di Vittoria diretto dal vice questore Alfonso Capraro e coordinato dal vice dirigente Emanuele Giunta, in esecuzione di altrettante ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse dal giudice per le indagini preliminari del tribunale di Ragusa, su richiesta del sostituto procuratore della Repubblica Marco Rota. Pare che il tunisino vantasse un credito di ben 34mila euro nei confronti di Zingarello, proprietario di alcuni terreni agricoli in territorio di Acate, dove il tunisino aveva lavorato come bracciante. L´immigrato pretendeva le spettanze maturate in quasi tre anni di lavoro, senza essere mai stato retribuito, a fronte anche del mancato versamento dei contributi previdenziali e assistenziali. L’immigrato, consapevole dei suoi diritti di lavoratore, aveva aperto una vertenza Zingarello. Entrambi si sarebbero dovuti presentare alla commissione provinciale del lavoro per ottenere una transazione e chiudere la vicenda. Ma il giorno fissato nessuno si è presentato. E’ così scattata la segnalazione alla polizia che, nell´ambito delle indagini, ha scoperto che il datore di lavoro, dopo non aver pagato per ben tre anni il tunisino, eludendo i controlli, aveva minacciato di morte il tunisino, inducendolo a non presentarsi nella sede della commissione provinciale del lavoro per la transazione. Le minacce sarebbero state attuate dagli altri complici che, in più occasioni, avrebbero terrorizzato il tunisino per indurlo al silenzio. Nel dettaglio Zingarello si era rivolto all´amico Alessandrello, che, a sua volta, aveva inviato Consalvo e Garofalo ad intimidire di persona l´immigrato. Le indagini, i cui particolari sono stati illustrati in commissariato a Vittoria, hanno consentito di portare il marcio a galla. Una vicenda in cui, una volta tanto, l’immigrato è stato la vittima, e non il carnefice, a differenza degli altri episodi di cronaca di recente registratisi in provincia. (fonte corriere di Ragusa)