Il sindaco Giuseppe Nicosia non risponde più alle provocazioni, ma il fratello Fabio (nella foto) non ha vincoli di reticenza nei confronti di Francesco Aiello. «Posso, cercando
di immedesimarmi nell’ormai pittoresco personaggio, comprendere il rancore personale di Aiello verso mio fratello, considerato che, eletto sindaco, non ha accettato di essere un fantoccio nelle sue avide mani, ma io da dove dovrei tornare a casa?" Il capogruppo del Pd alla Provincia s’intesta la querelle con Aiello, che aveva detto ieri di essere già candidato per «mandare a casa i fratelli Nicosia». «Da cosa dovrei dimettermi?- si chiede Fabio Nicosia- Dal 1997 ad oggi, pur primeggiando in 4 elezioni consecutive (3 rinnovi Consiglio comunale e 1 Consiglio provinciale) ho esercitato il ruolo affidatomi dal mandato elettorale: mai un incarico pubblico mi è stato conferito da una amministrazione, neanche una presidenza di commissione del Consiglio comunale. Anche perché con fare autoritario, quasi dittatoriale, Aiello decideva tutti i ruoli, infischiandosene di rispettare il diritto del Consiglio comunale e dei consiglieri. Nicosia coglie l’occasione per ricordare tutti gli attacchi subiti da Aiello in questi due anni e mezzo e attribuirgli «i tradimenti consumati in campagna elettorale, quando a seconda dei luoghi dove si trovava faceva votare Enzo Cilia (il candidato del suo partito) e mio fratello in altre circostanze». Sull’anticipata candidatura di Aiello, Nicosia ha una certezza: «La città non tornerà mai più indietro al tempo dei «pizzini», quei piccoli fogli di carta da lui scritti e siglati, che dovevano essere consegnati a mano ai vari uffici e poi strappati. Aiello non ha più niente da fare e niente da dire a Vittoria, così gioca alla candidatura, alla confusione, cercando di consegnare la città alle destre (avrà stretto un patto?). E’ la nefasta fine dei dittatori, Nerone cercò di distruggere Roma bruciandola».(fonte corrieree di Ragusa G.L.L.)