«Scendere di nuovo in piazza per sventolare striscioni e urlare la nostra disperazione? Nemmeno per idea, abbiamo già tentato e non è servito a nulla. Abbiamo solo un ultimo messaggio da indirizzare alla Regione, senza occupare piazze e strade: dateci i nostri stipendi e saldate i debiti coi fornitori, oppure chiudete definitivamente la Casa di ospitalità iblea. Allo stato attuale, non è possibile gestire con dignità l’Opera Pia». A lanciare l’aut aut a nome di tutto il personale è uno dei 25 dipendenti della struttura. Un dipendente di ruolo, «ma non c’è differenza rispetto ai precari. Nessuno di noi ha certezze per il futuro, e nessuno di noi prende quanto gli spetta, cioè 1.100 euro al mese, ma solo ‘acconti’ da 500 euro circa. Un rimborso spese, insomma, utile ai pendolari che abitano a Scicli o Santa Croce, ma del tutto insufficiente per pagare il mutuo della casa. Una cifra che ormai da 20 mesi ci obbliga a una scelta tutt’altro che facile, soprattutto per chi ha famiglia: o paghiamo la bolletta della luce o quella del gas». Gli operatori tengono a precisare che, malgrado questi disagi, «non viene meno il nostro impegno quotidiano per garantire i servizi indispensabili agli anziani ospiti della struttura – spiega un’addetta al servizio mensa –. Tuttavia non è più possibile lavorare in una situazione così precaria. Pochi giorni fa aspettavamo dalla Regione una boccata d’ossigeno, 44mila euro. Ma a quanto sembra dovremo stare in apnea ancora per un po’. L’erogazione della somma è stata rinviata a data da destinarsi. Questo significa che perfino i 500 euro mensili non sono garantiti». Ad ascoltare l’amarezza degli operatori, sembra che all’Opera Pia più nulla sia garantito. Nemmeno il futuro: «Siamo soli, siamo stati abbandonati da tutti, politici compresi. Lottare in solitudine non ha senso. A questo punto ci preme solo far sentire la nostra voce, non per protestare sulla piazza, ma per domandare alla Regione che senso abbia tenere ancora in vita la Casa di ospitalità iblea» (fonte corriere di Ragusa.F.T.)