BURGIO, CAPITALE DELL’ARTE CAMPANARIA CON LA FONDERIA DEI VIRGADAMO Di Maria Cacioppo -  Si trova a Bugio, dall' arabo burg, torre o casa di pietra, un comune di 2654 abitanti in provincia di Agrigento, una delle più belle ed antiche attività artigianali: Si tratta della fonderia delle campane sorte nel XVI secolo e tramandata di generazione in generazione da un grande maestro: Mario Virgadamo, che ereditando il mestiere dal padre, ha fatta di questa arte secolare una vera e propria ragione di vita. Morto nel 2003 all’età di 90 anni per ben 73 anni ha fabbricato centinaia di campane sparse per la Sicilia e per il mondo. La più famosa è quella ottagonale costruita appositamente per il Papa, fregiata con un bassorilievo raffigurante Giovanni Paolo II, al quale è stata donata nel maggio del 1993, in occasione della sua venuta ad Agrigento. Le antiche tecniche di lavorazione rendono queste campane uniche al mondo, dotate di un suono e di una musicalità particolare. “Nell’esercizio di quest’arte pur difficile ed enigmatica a mezzo fra la scultura e la musica, fra l’alchimia e la magia” (Pillitteri), i Virgadamo sono attivi a Burgio dalla metà del Seicento e i loro manufatti risuonano in diverse parti del mondo: dalla limitrofa Chiusa Sclafani, con una campana del 1750 che ancora oggi chiama a raccolta i fedeli della Chiesa Madre, alla campana della M.SS. della Magione a Palermo, al Madagascar ed al Venezuela. La campana, diffusa anche in altre culture, le più antiche delle quali figurano anche in quelle orientali, è uno strumento utilizzato nel mondo cristiano per richiamare i fedeli alle funzioni,segnalare particolari ricorrenze o anche solo scandire il tempo. Il suo nome sembrerebbe derivare da “vasa campana”, che indicava appunto la forma a vaso rovesciato prodotta con il bronzo della Campania, ai tempi considerato il migliore. Gli artigiani di Burgio producono circa 40 campane l’anno che, vengono fornite a compratori anche stranieri, e che fanno di Burgio la capitale dell’arte campanaria per antonomasia. Qui l'attività artigianale è molto viva ed originale, Burgio, nota come città dell’artigianato artistico, della ceramica, delle vetrate, vanta una plurisecolare tradizione nell’arte della fonderia di Mario Virgadamo che continua a vivere grazie al nipote Luigi Mulè Cascio. Dal suo maestro Luigi ha ereditato tutte le tecniche della fusione, della rifinitura, compresa la fase finale dell’accordatura, per la quale occorrono calcoli precisi, (la più difficile è quella in mi bemolle) che permettono di ottenere una purezza e nota di suono che contraddistinguono da secoli le campane di Burgio. Le campane della famiglia Virgadamo vengono ancora oggi realizzate seguendo l’antica tecnica medioevale che prevede l’utilizzo di argilla, mattoni, carbone e la cottura a fuoco naturale. Un lavoro lungo, oltre due mesi di tempo, che richiede molta cura e precisione in ogni sua fase. Le campane sono stilate secondo una scala campanaria, cioè di misura. Più piccolo il diametro, più acuto il suono. Ciascuna campana è realizzata sulla base di un preciso modello che si compone di tre parti: dal maschio o anima, dalla negativa o falsa campana e dalla cappa o mantello. L’anima corrisponde all’interno della campana e si prepara utilizzando mattoni e argilla sagomati con una tavola di legno che gira intorno al pezzo in costruzione per ottenere la forma dovuta, fino alla fusione a fiamma riverbata, per la quale si adoperano precisamente stagno vergine e rame rosso per ottenere la forma in bronzo , la cui fusione avviene a circa 1.100° di temperatura, mescolati con legno stagionato per evitare che il bronzo diventi duro se imbevuto di acqua. La seconda parte è denominata falsa campana perché riproduce in tutto il risultato finale. Questa seconda fase consiste, infatti, nel ricoprire l’anima di argilla e imprimere tutte quelle caratteristiche specificamente richieste da chi ha commissionato il lavoro, come fregi, dediche o immagini. Si passa poi alla realizzazione del mantello, un’operazione che richiede molto tempo e attenzione e che consiste nella totale copertura della falsa campana. Questo modello viene quindi cotto con la particolare tecnica utilizzando un getto di gesso e uno di cera vergine di ape, che imprime sul mantello in negativo tutti i disegni. A questo punto si stacca il mantello e, dopo aver distrutto la falsa campana, viene nuovamente riposto sopra l’anima. Prima della fase finale della fusione, le forme vengono interrate in una fossa, che viene ricoperta di paglia, arbusti e terra per evitare eventuali dilatazioni e favorendo il controllo della spinta termostatica. Si può procedere con la colata di bronzo, una lega che contiene 78 % di rame e 22 % di stagno. la fase più scenica e spettacolare, ad una temperatura di colata intorno ai 1800 gradi, il bronzo scende nello spazio vuoto tra mantello e anima e lasciato raffreddare. Dopo aver distrutto l’intera copertura, la campana viene cesellata, corredata di un proporzionato battaglio di ferro e si procede con il collaudo musicale, La campana è uno strumento a percussione e l’accordatura è sicuramente il momento più difficile: misurare le note musicali della campana in Hertz, operazione delicatissima, fondamentale per creare il timbro della campana, cioè la dominante, affinché possa suonare in maniera magistrale con rintocchi ritmati e con toni diversi. Rintocchi che hanno allietato e regolato la vita di molte generazioni e che continueranno a farlo grazie alle fonderie di campane di bronzo, dalla più antica, quella di Luigi Mulè Cascio, già storica di Mario Virgadamo, a quella più recente di Rocco Cacciabaudo.(Maria Cacioppo)