Sferracavallo: la borgata marinara festeggia i santi medici “atleti di Cristo” di Maria Cacioppo (foto accanto) - L’antica borgata marinara di Palermo, amena comunità di pescatori, il cui nome origina dall'asperità della strada per raggiungere l'abitato, tale da far "sferrare i cavalli" ai viandanti, rinnova una devozione giunta ormai alla 170esima edizione: la processione dei santi Cosma e Damiano riconosciuti come tradizionali protettori degli ammalati e dei pescatori della borgata.

Ogni anno, infatti, nell’ultima domenica di settembre la pesante “vara” con i simulacri dei Ss. Cosma e Damiano viene portata per le vie della Borgata .

Una processione che dura più di dodici ore e che coinvolge tutti i cittadini e i presenti provenienti da ogni parte dell’isola. Il fercolo viene portato in processione alle due del pomeriggio per girare per le strade delle borgata sino alle 2 della notte. I SS. Cosma e Damiano, originari dell'Arabia, erano fratelli, forse gemelli, nacquero nella seconda metà del III secolo da genitori cristiani e si dedicarono alla cura dei malati dopo aver studiato l'arte medica in Siria.. Alcuni testi parlano di un farmaco di loro invenzione chiamato “Epopira” . Animati da vero spirito di fede e di carità si servirono della loro arte per curare sia i corpi sia le anime con l'esempio e con la parola. Riuscirono a convertire al cristianesimo molti pagani .

Designati come medici atleti perché si “portavano in fretta”,  presso chiunque li richiedesse con predilezione per i più poveri e gli abbandonati rifiutando ogni compenso; di qui il soprannome di anàrgiri «senza denaro» contenti di poter per mezzo della loro arte esercitare un po' di apostolato.  Ma questa «Missione» costò la vita ai due fratelli, che vennero martirizzati. I Santi furono sottoposti a una serie di crudeli torture: come primo castigo fu loro inflitta la fustigazione. Poiché i carnefici non ottennero di farli apostatare, legati mani e piedi furono gettati in mare da un alto burrone con un grosso macigno appeso al collo, per facilitarne lo sprofondamento. Miracolosamente, invece, i legacci si sciolsero ed i santi fratelli riaffiorarono in superficie sani e salvi, danzando allegramente tra lo stupore generale: da qui è nato un legame con le varie contrade marinare che si è mantenuto nel tempo e che ha portato a considerarli anche i protettori dei pescatori e marinai oltre che dei medici.  Nuovamente arrestati, subirono altre dolorosissime prove. Il libro del "Martirologio" che si ispira al dotto vescovo Teodoreto, il principale biografo dei SS. Cosma e Damiano ci informa che "i santi Cosma e Damiano furono martiri cinque volte". Passarono infatti per le prove dell'annegamento, della fornace ardente, della lapidazione, della flagellazione, per finire i loro giorni terreni col martirio nell'anno 303.  La pietà dei fedeli provvide a dare a questi indomiti atleti di Cristo degna sepoltura nella città di Ciro in Cilicia..

Designati patroni dei Medici, dei chirurghi e dei farmacisti, fu esteso in seguito ai barbieri, praticanti della medicina minore in tempi passati, a loro si votarono molte confraternite, ed a Palermo se ne fondò una della maestranza dei barbieri nel 1564 attualmente vigente alla Noce. Venerati alla Kalsa, a S.Pietro e presso il borgo di S.Lucia, il giorno della loro festa i devoti si trasferivano (u’viaggiu) presso la chiesa di quest’ultimi che stranamente era ubicata in un quartiere del rione del Capo, dove sicuramente il mare era ben lontano. Dal diciassettesimo secolo, l'Arcivescovo di Palermo di quel tempo, affidò i Santi ad una nuova sede che cadde sull'antica borgata marinara di Sferracavallo di Palermo; la scelta non fu casuale ma bensì voluta in quanto la nascente borgata era mancante di un santo patrono

A Palermo si pregano perché possano  preservare dai dolori:

San Cosimu e Damianu,
siti medicu suvranu,
siti medici maggiuri,
libbiratimi d’ogni duluri.

Era immensa la folla di devoti e dei curiosi che girovagando in chiesa e fuori pregando o custodendo, creavano afflusso: non mancavano gli inevitabili "turrunara" che vendevano un panetto di pasta melata dove sono rappresentati i Santi ad imitazione delle stampe che attirano la curiosità dei fanciulli che gli veniva regalato per devozione. La borgata di Sferracavallo ereditò tutte le peculiarità che questa festa mostrava e a tutt'oggi anche se i tempi sono cambiati rimane quasi inalterata. Durante la processione le statue prendono  vita e viva diventa anche la borgata  unita in vista dell’imminente incontro.

Ma perché vedere questa processione? Perché è diversa rispetto ad altre in quanto “si fanno ballare i santi”: La “vara” con i simulacri dei due Santi martiri, viene portata a spalle da un consistente numero di “portatori” vestiti di bianco simbolo della purezza, con un foulard al collo e attorno ai fianchi di colore rosso ed a piedi " che fanno a gara per aggiudicarsi un posto sotto le aste, un po' per sciogliere un voto, un po' per una dimostrazione di vigoria maschile procedendo a passo veloce per le strade della borgata accompagnati da musiche ritmate inusuali per la processione; tradizione e originalità mostrata sin dall'antichità dai marinai portatori che correvano per arrivare in tempo dagli infermi prima che fosse troppo tardi. Il mare di fedeli segue il fercolo e si stringe intorno, in tanto in tanto il campanello del “superiore” suona per fermarsi, un addetto al comitato con tanto di abitino color porpora cinto di rosso e un grosso medaglione che staziona al centro del torso in cui sono effigiati i Santi martiri, sta sopra la "vara" raccoglie le offerte di denaro e le appunta sul nastro bicolore che avvolge le due statue.

Singolare e caratteristica è l’entrata della processione: ormai estenuati i portatori riconquistano la chiesa e soffermandosi davanti al suo ingresso, per diversi minuti a chiusura della processione, inscenano la tradizionale “ballata ra’trasuta”, la folla attornia la “vara” e ad ogni suo movimento si allarga, si stringe, si sparge a destra e a sinistra, i Santi si muovono prima in alto poi in basso e con ondulazione che pare ricordare l’episodio della loro resurrezione dal mare. Al termine di quegli almeno quindici minuti di danza, in molti, portatori e non si aprono in un pianto liberatorio Un festeggiamento molto scenografico, con prove di destrezza come l’Antinna a mari, gare di resistenza nel portare per molte ore in giro la Vara dei Santi, e completato da una coreografia di suoni, colori, odori, sapori, nella più ortodossa delle tradizioni siciliane. E' affascinante l'atmosfera che si avverte nella contrada sferracavallese nel periodo in cui si svolge la festa: la fede oltrepassa i confini e varca l’oceano, il ritorno degli emigrati è l’occasione per manifestare la propria devozione.