“LA VITI” (PRESSA O TORCHIO)

Fino agli anni ’50 – ’60 del 1900, tutta la lavorazione dell’oliva, per l’estrazione dell’olio avveniva con mezzi ancora rudimentali. In questo articolo parlo dell’uso della pressa: Era formata da quattro robuste travi fisse:

due verticali più due orizzontali; fra quest’ultimi era ancorata una grossa vite elicoidale; il tutto era costruito di legno duro e massiccio. Alla base, sotto la vite c’era la “scudedda di chianca” sulla quale si sistemavano “li coffi”; la vite girava tramite una lunga trave azionata da quattro uomini robusti, due che spingevano e due, posti difronte che tiravano; quello posto alla punta del palo doveva essere il più robusto e doveva dare il ritmo agli altri compagni per mettere forza tutti nello stesso istante. “Li coffi” erano di dimensioni diverse; la più larga si metteva sotto e la più stretta sopra. Il numero massimo da stringere in maniera ottimale era da sette ad otto contenitori. Il liquido che fuoriusciva, passava dalla “scudedda” in una vasca sottostante, per la decantazione. Il residuo solido, la sansa si mandava, come si fa ancora oggi, negli appositi stabilimenti per l’estrazione di olio di sansa di qualità nettamente inferiore a quello di spremitura. Allora c’erano in uso due tipi di torchi a vite: "torchio alla calabrese" a due viti e il "torchio genovese" ad una vite. Quest’ultimo, diffuso in Italia settentrionale sarà introdotto nella seconda parte dell’Ottocento in Italia meridionale. Il torchio veniva usato anche per pressare l’uva e separare il mosto dalla vinaccia. Una volta a Castelvetrano c’era la coltivazione della canna da zucchero la pressa veniva usata anche per pressare la canna da zucchero, dopo la lavorazione nel frantoio. Ma la pressa serviva anche per pressare “li coffi” dei fichi secchi per ottenere una lunga conservazione. Infatti i fichi, dopo essere stati messi ad essiccare al sole si sistemavano in appositi “coffi pi li ficu” (contenitori) e pressati. Agli inizi del 1900, con l’arrivo della corrente elettrica entrano in funzione le potenti presse idrauliche che facevano uscire il liquido fino ad esaurimento. Malgrado le innovazioni, negli anni ’40 c’erano ancora frantoi fatti girare dall’asino e nel 1950 c’erano ancora le presse manuali con la trave, che io ricordo di aver visto funzionare. Da qualche decennio sono entrate in funzione le grosse centrifughe oltre ai separatori per il liquido. VITO MARINO