SANTUZZA

Antonio Uccello, scrittore siciliano, nel suo libro: AMORE E MATRIMONIO NELLA VITA DEL POPOLO SICILIANO riporta una dichiarazione d'amore trovata scritta nella carta d’imballaggio di un'arancia da ignota fanciulla siciliana; ne riporto il contenuto:

<< Iu sugnu Santuzza. La mala sorti mi misi, pri tutta la vita, a ammugghiari 1'aranci 'nni la carta stampata di ciuri. Tu chi ti fai la vucca duci cu stu fruttu 'nduratu, veni e lévami di sti peni . Sugnu pronta a vulíriti beni e a fàriti la serva. Mischina di mia, Santuzza, nuddu po' léggiri darre' di sta carta stampata di ciuri!>>. La ragazza Santuzza, vissuta nella civiltà maschilista, era già fortunata per avere un lavoro, anche se umile, ma, il suo cuore voleva un matrimonio e una persona alla quale legare tutta se stessa. Altre ragazze stavano segregate in casa, in attesa di un matrimonio liberatore, che le avesse tolte le catene imposte da una società arcaica e da un “padre padrone” per come lo ebbe a definire G. Ledda o “patruni e domini”, per come era considerato allora in Sicilia il capo famiglia. Ne allego la traduzione in italiano: <>. VITO MARINO

“LA LICCATA” OVVERO L’AMORE PLATONICO DEI VECCHI TEMPI

Durante e dopo la II Guerra Mondiale moltissime persone hanno sofferto la fame, quella vera, non quella metaforica dei giorni nostri. Il pane, un elemento insostituibile per la nostra civiltà, spesso si mangiava solo o con una sardina salata. Per farla durare più a lungo, la sardina possibilmente si leccava soltanto, per percepirne almeno il sapore. Allora era sorta la frase idiomatica: “si licca la sarda” usata per indicare estrema povertà. Come avveniva per la sardina, “la liccata” esisteva anche in amore; siccome era impossibile possederlo, come avviene oggi, allora gli innamorati si accontentavano almeno della “liccata”, cioè del corteggiamento platonico, fatto di sospiri, fuoco ardente, speranze, sguardi furtivi e languidi. Non solo, ma questi stessi bricioli d’amore bisognava saperseli conquistare, guadagnare col sudore, come avveniva per il pane. “La liccata” era importante anche per evitare di ricevere “coffa” (un rifiuto) da una ragazza dalla quale non si sapeva di essere ricambiato con gli stessi sentimenti amorosi. Cito a comprova una strofa tratta dal "tuppi tuppi ", un poemetto (edizione 1912) molto conosciuto nei vecchi tempi: -

L'amuri senza stentu nun havi locu. (L'amore senza stenti non esiste)

N'amuri fattu senza frenu e ciuri ( Un amore fatto senza freno e fiori)

è un friddu gelu a tavula di iocu. ( è un freddo gelo al tavolo di gioco)

Ci voli stentu, ci voli suduri ( E' necessario stento, è necessario sudore)

ci voli amuri 'ntra l'ardenti focu ( è necessario amore fra il fuoco ardente)

chistu si po' chiamari veru amuri: ( questo si può chiamare vero amore: )

quannu si stenta e si travagghia un pocu. ( quando si stenta e si lavora un poco).

VITO MARINO