Di Maria Cacioppo - Il Museo archeologico regionale Antonio Salinas: un vero tesoro al centro di Palermo Il Museo con sede a Palermo in via Bara all’Olivella, 24, possiede una delle più ricche collezioni archeologiche d’Italia,

offrendo una delle più antiche testimonianze della storia siciliana in tutte le sue fasi che vanno dalla preistoria al medioevo. Il Museo Archeologico di Palermo, già Museo Nazionale dedicato oggi ad Antonino Salinas, è la più importante e antica istituzione pubblica museale dell’Isola; uno scrigno prezioso, contenente collezioni di immenso valore. La collezione che dà il nome al museo è composta da 6.641 pezzi fra libri, manoscritti, stampe, fotografie, oggetti personali e monete e venne ceduta al museo dallo stesso Salinas alla sua morte, per mezzo di testamento. Formatosi nel 1814 come Museo dell’Università, dove erano confluite alcune delle principali collezioni archeologiche e storico-artistiche di Sicilia, divenne Museo Nazionale nel 1860: da quel momento vi si raccolsero altre importantissime collezioni e materiali provenienti da vari siti. Antonio Salinas celebre archeologo e numismatico palermitano che lo diresse fino al 1914; nominato professore straordinario di Archeologia all’Università di Palermo, partecipò agli scavi che si effettuarono, in quegli anni in Sicilia, come Mozia, Tindari e Selinunte, dove rinvenne quattro metope arcaiche che trasferì al Museo di Palermo che diresse per 40 anni. A lui si devono il ritrovamento di tante opere d’arte che recuperò dopo il terremoto di Messina del 1908. Il Palazzo, sede del Museo, risale alla fine del XVI secolo e in origine Casa dei Padri della Congregazione di San Filippo Neri e fa parte del complesso dell’Olivella, composto anche dalla Chiesa di Sant’Ignazio e dall’Oratorio ad essa attiguo. Nel 1866 la struttura fu confiscata alla Congregazione in seguito alla legge sulla soppressione degli ordini religiosi e venne trasformata in Museo nazionale. Il museo illustra le diverse fasi dell’arte e della civiltà della Sicilia occidentale, dalla preistoria alla tarda età romane e riflette la storia del collezionismo sette-ottocentesco attraverso l’esposizione di importanti collezioni e reperti. Nel tempo andarono confluendo al museo importantissime collezioni e materiali provenienti da vari siti tra cui le famose metope del tempio C di Selinunte, scoperte nel 1823 dagli architetti inglesi Angell e Harris che ne avevano tentato il trafugamento. I sovrani Borboni donarono all’istituto diversi reperti di grande pregio provenienti da Pompei e da Torre del Greco. Dopo l’unità d’Italia altre donazioni nevvero fatte dai Savoia come il magnifico ariete in bronzo da Siracusa. La mostra occupa tre saloni del primo piano del museo e racchiude circa un centinaio tra opere e reperti donati all’allora Museo di Palermo dai sovrani Borbone Francesco I e Ferdinando II oltre a diverse opere provenienti da scavi finanziati dai reali a Pompei, Ercolano e Torre del Greco, prestate dal Museo Archeologico Nazionale di Napoli e dai Parchi Archeologici di Pompei ed Ercolano. Spicca tra questi “Ercole in lotta con il cervo”, gruppo scultoreo in bronzo che abbelliva originariamente l’atrio della domus. Completeranno l’esposizione dedicata alla città vesuviana alcune sculture, vasellame di terracotta e di bronzo, decorazioni architettoniche rinvenute a Pompei nel corso degli scavi realizzati dai Borbone o recuperate nei cunicoli di scavo ottocenteschi. Dell’ultima sezione fanno parte opere e pitture rinvenute nella villa di Contrada Sora a Torre del Greco: alcune furono portate a Palermo e donate al museo nel 1831 da Ferdinando II, in fuga da Napoli nel 1798 (e tra queste spicca una splendida copia romana in marmo dell’originale in bronzo del Satiro versante di Prassitele); altre, provenienti da scavi ottocenteschi o dei primi anni Novanta dello scorso secolo, provengono dallo stesso contesto e testimoniano la raffinatezza dell’apparato decorativo della villa. Dal 2009 al luglio 2016 il seicentesco complesso monumentale dei padri Filippini, che ospita il Museo Salinas, è stato sottoposto a un integrale lavoro di restauro. Attualmente è possibile visitare solo il nuovo allestimento del piano terra – rinnovato nelle forme e nei contenuti - che ospita la parte più rilevante delle collezioni arricchita dalla recente apertura della terza corte “la nuova agorà del Salinas” dove trovano esposizione il monumentale frontone del Tempio C di Selinunte e lo straordinario complesso scultoreo delle gronde leonine del tempio di Himera . Sempre al piano terra fruibile in toto, sono presenti tantissime opere, come il torso dello Stagnone, riprodotta nella nota tavola del pittore settecentesco Houel, il quale designò con dovizia di particolari, alcune sculture rinvenute a Tindari; i famosi sarcofagi fenici della Cannita e la statua colossale di Zeus da Soluto recentemente restaurata. Accanto a queste opere magnifiche figurano tanti altri reperti testimonianti la presenza della civiltà greca nell’isola provenienti da Selinunte. In particolare le metope del tempio dorico dedicato a Giunone del V secolo a.C., e nelle altre sale l’interessante collezione di ceramiche greche a figure nere e a figure rosse unitamente a quelle di origine apula, campana e siceliota. Una collezione tra le più importanti del mondo è l’insieme di ancore e l’insieme di monete legate alla civiltà del popolo degli Elimi. Infine, non mancano i ritratti e le testimonianze del mondo romano. Fondamentali e sicuramente ricchi di fascino sono dei reperti mai esposti fino ad ora come le preziose oreficerie dalla necropoli di Tindari, i vasi, le epigrafi e le sculture ritrovate a Centurie, e poi ancora altri materiali rinvenuti nella necropoli di Randazzo, vasi figurati e sculture architettoniche provenienti dalla necropoli di Agrigento, oltre al frammento del fregio orientale del Partenone che fa parte della collezione del console inglese Robert Fagan. Sicuramente suggestiva è la parte del museo dedicata alla scrittura con l’esposizione del prestigioso reperto denominato La Pietra di Palermo con iscrizioni geroglifiche recanti gli annali delle prime cinque dinastie egizie (3238-2990 a.C.), di importanza capitale per la ricostruzione della storia dell’antico regno d’Egitto. Il Museo offre la possibilità di consultare gli Archivi e, nei limiti dell'attuale situazione logistica, la possibilità di studi e ricerche sui materiali archeologici depositati nei magazzini. La Biblioteca dell'Istituto è aperta alla consultazione negli orari lunedi, martedì, giovedì e venerdì 9.30-13.30 e mercoledì 9.30-17.30. Il museo è un gioiello della realtà archeologica siciliana, uno scrigno di tesori, esposti in maniera adeguata in uno spazio architettonico che, già da solo, meriterebbe una visita. (Maria Cacioppo)