A Carnevale ogni scherzo vale! Ma perché questo detto? L’origine di questa popolare e attesa festa risiede nelle antiche festività dionisiache e saturnali, rispettivamente greche e romani, in cui si scioglievano temporaneamente gli obblighi sociali. E dunque per esempio il servo poteva diventare padrone per un giorno. Così, ogni cosa “vale”, è possibile e opportuna, almeno per un giorno. Il Carnevale nasce anticamente per volontà dell’uomo che avverte l’esigenza di uscire dagli schemi della quotidianità che opprime l’esistenza individuale e come desiderio per il ritrovamento del proprio benessere interiore derivante dalla liberazione e dalla pratica della "sana follia". Ogni Carnevale si vive contestualmente alla realtà e alla storia di una comunità: nasce e si sviluppa in un periodo storico preciso, mettendo in scena rappresentazioni con significati e sfumature che riflettono i valori dei personaggi che caratterizzano una determinata epoca. Non c'è data certa, ma le bellissime maschere di "u Nannu ca' Nanna", costruite alla fine dell'800, testimoniano che, quello termitano è il più antico Carnevale di Sicilia. Le maschere de “i Nanni” Lo stesso mistero che circonda l’origine delle maschere dei due arzilli vecchietti,“ i Nanni”, circonda anche l’identità delle persone che ogni hanno ne vestono i panni. L’unica certezza è che mai una donna ha avuto questo ruolo. Si tratta, infatti di una vera e propria casta in cui entrare e non è mai stata un’operazione semplice. Indossare le maschere dei “Nanni” è un’emozione che hanno voluto provare medici, avvocati, professori politici, ma anche tante persone comuni, che hanno dovuto fare una lunga gavetta e rispettare regole molto precise.“U Nannu” Rappresentato da un personaggio bassino, rubicondo e allegro, "U Nannu" per alcuni rappresenta il Carnevale stesso; per altri è il simbolo del male che si consuma sul rogo come "rito di purificazione" alla mezzanotte del martedì precedente le ceneri, simboleggiando la fine dell'allegria e l'arrivo della quaresima qualemomento della penitenza. Con la “bruciatina”muore colui che aveva lanciato coriandoli e confetti,simboli di abbondanza e che aveva invitato tutti al ballo come forma di liberazione. Il Carnevale a Termini Imerese racconta una storia infinita, richiamando i riti propiziatori ed i baccanali pagani che precedevano la quaresima, che sconfina nella leggenda e si aggancia a momenti storici che hanno segnato la via di questa antica Città. Sono proprio le maschere di " u Nannu ca Nanna " che, approdate a Termini Imerese grazie ad alcune famiglie provenienti da Napoli(i “Napuliti”), hanno fatto grande ed eccezionale il nostro Carnevale, che rivive ogni anno per le strade della Città e penetra con prepotente allegria nella vita di migliaia di partecipanti. Si devono ad un gruppo di agricoltori locali e alle famiglie de “i Napuliti”, che abitavano tra il quartiere Sales e fuori Porta Palermo, i primi festeggiamenti del Carnevale all'inizio dell'800presso la loro dimora conle prime maschere di "u Nannu ca Nanna" e la chiusura dei festeggiamenti con la " bruciatine du Nannu" e con il testamento. Si dice poi che i Napuliti coltivassero vigneti, ricavandone buon vino e festeggiando il "giovedì grasso", offrendo abbondanti libagioni a tutti gli abitanti del quartiere. Prime testimonianze scritte sono una ricevuta del 1876, che prova l’esistenza di una Società del Carnevale mentre una ricevuta del Monte di Pietà dello stesso periodo descrive una sorta di prima forma di sponsorizzazione, assegnando un contributo al comitato del Carnevale Termitano per l’organizzazione della festa. Sono questi i punti saldi che ci ha tramandato la storia ma il Carnevale Termitano ha un significato particolare che parte e ruota attorno alle due spettacolari maschere di "u Nannu ca Nanna" che hanno coinvolto tutte le generazioni di un'intera Città. E di generazione in generazione si rivivono i momenti più belli in allegria e spensieratezza con " santificazione" di particolari giornate, in cui, riti significativi, hanno coinvolto intere famiglie conferendo al Carnevale il valore di un magico" rito di passaggio" che richiama le fasi della" propiziazione" e della " purificazione". Parecchie le città che in Sicilia vantano noti e famosi carnevali come quello di Palazzolo Acreide in provincia di Siracusa, la cui tradizione è antica nel tempo. Fino agli anni sessanta si approntavano nelle due piazze principali i veglioni (i vagliuna) con i botteghini, dove si giocava al "sottonovanta" e dove si danzava. Oggi durante il Carnevale si balla in piazza e nei locali notturni, durante le sagre di salsiccia, trote e cavatieddi e nelle grandi sfilate di carri allegorici e di gruppi mascherati, la domenica ed il martedì prima delle Ceneri. Anche a Bronte, in provincia di Catania, dove un tempo sfilavano "Laddatori", le maschere locali che rappresentano le classi più povere della città, ogni anno ritroviamo per le vie della città i carri ed i gruppi mascherati, come a Paternò, in provincia di Catania, dove però non si vedono più le donne, invitare gli uomini a ballare, vestite con mantelli neri e maschere. Anche durante il carnevale di Taormina, si svolgono festeggiamenti in maschera per le splendide vie della città, sfilate di carri allegorici la domenica ed il martedì grasso e tutte le sere nella piazza del centro turistico in provincia di Messina feste con balli, gare canore e giochi; come pure a Termini Imerese, in provincia di Palermo, dove oltre ai balli vari si può assistere al rogo dei due fantocci del "nannu" e della "nanna", che concludono simbolicamente la festa. A Mezzojuso, in provincia di Palermo, durante il carnevale possiamo assistere ad una manifestazione, le cui origini risalgono al XVII secolo, che si svolge nella pubblica piazza, "Il Mastro di Campo", interpretata da circa 90 personaggi che indossano costumi che si rifanno al sec. XV e che racconta la storia d'amore fra il Mastro di Campo e la Regina. Tra i più noti di tutta la Sicilia, il carnevale di Sciacca in provincia di Agrigento. Di origini antiche, risalenti al 1800, oggi per la realizzazione dei carri e delle maschere allegoriche, la cui sfilata inizia il sabato e finisce il martedì grasso, sono coinvolti artigiani, scultori ed architetti. Durante la festa si possono inoltre gustare le pietanze tipiche preparate durante questa manifestazione, vino, salsiccia, maccheroni al sugo e cannoli di ricotta. Durante il carnevale di Belpasso, in provincia di Catania, la consueta sfilata dei carri è preceduta dal recital dei poeti dialettali locali e a Chiaramonte Gulfi, in provincia di Ragusa, il lunedì sera si effettua la sagra della salsiccia. A Saponara in provincia di Messina, nel corso della sfilata di gruppi mascherati, possiamo ammirare la tipica figura dell'Orso, realizzata utilizzando pelli di capra. A Corleone, in provincia di Palermo, oltre al consueto corteo dei carri allegorici, il Martedì Grasso si svolge il rogo del fantoccio nannu, agghindato con una collana di salsiccia e portato a spalle dal simbolo del Carnevale la maschera del Riavulicchio, che simboleggia la rinascita di questa festa, non celebrata per oltre trenta anni e rinata negli anni 90. Durante il trofeo dei quartieri, viene premiato il carro o il gruppo mascherato più bello. A Novara di Sicilia, in provincia di Messina, si svolge Il Gioco del Maiorchino, durante il quale delle squadre lanciano lungo un percorso , "a maiurchèa", tipico formaggio pecorino stagionato. Il martedì grasso, durante la Sagra del Maiorchino si possono gustare ricotta, maccheroni di casa conditi con sugo di maiale e cosparsi di maiorchino grattugiato. La domenica di carnevale giochi e premi per tutti i bambini. Dulcis in fundo, in provincia di Catania, il carnevale di Acireale, teatro delle maraviglie: maschere, coriandoli, luci, fiori, musica e soprattutto tanto calore umano. Le stupende vie e piazze del centro storico di Acireale sono la cornice ideale per uno spettacolo che raggiunge il clou con le sfilate dei carri, attraverso i quali gli artigiani acesi esprimono la loro arguzia e fantasia stimolando quella degli altri. E' del 1594 il documento più antico sul carnevale acese, durante il quale vi era l'abitudine di giocare tirando arance e limoni. Nel XVII secolo in Sicilia si ha la comparsa di una maschera con caratteristiche ben definite: l'Abbatazzu, chiamato anche Pueta Minutizzu. La persona mimava nobili o ecclesiastici, portando un grosso libro, da cui facendo finta di leggere, sentenziava battute satiriche e sfottenti. Nel 1693 a seguito del terremoto venne proibita ogni pratica carnascialesca e ciò segna la linea di frattura fra il carnevale acese del '600 e quello che sorgerà nel '700. Nel XVIII secolo la tradizione venne ripresa, si affiancano nuove maschere, come i Baruni, con l'intento di prendere in giro l'aristocrazia, i Manti, costume con molti fronzoli che aveva il solo scopo di far mantenere l'anonimato a chi l'indossava. Il XXI secolo è il secolo della cassariata, cioè la sfilata delle carrozze (landaus) dei nobili che lanciavano alla gente dei confetti multicolori. Successivamente tali landaus con i nobili proprietari vennero "scalzati" dalla cartapesta. Nel 1880 ad Acireale si costruiscono i primi carri di cartapesta. Da allora fino ai nostri giorni Acireale ha mantenuto questa tradizione avvalendosi di vari cantieri portati avanti da volenterosi artigiani che hanno realizzato carri sempre piu' curati. Nel 1930 per la prima volta si vedono delle vetture adornate da fiori. Negli anni '50 - '60 ai carri allegorici ed alle macchine infiorate, si affiancano dei mini-carri, detti "lilliput", a bordo dei quali trova posto un bambino. Dal 1970 al 1995 "Il piu' bel Carnevale di Sicilia", si perfeziona e si assesta, diventando sempre più imponente e soprattutto affinandosi nella costruzione di Carri allegorici (sempre più sofisticati e colorati) e Carri infiorati (sempre piu' mastodontici), che raggiungono un livello d'importanza pari ai primi. Nel 1996 Acireale, per la prima volta, ha la lotteria nazionale assieme a Viareggio e Putignano. Questa è l'occasione affinché "Il piu' bel Carnevale di Sicilia" acquisti una dimensione nazionale. (Di Maria Cacioppo)