Pasquale Hamel (foto accanto): 24 Gennaio 2023 Nell’imminenza della giornata della memoria piuttosto che ribadire quanto sarà detto da altri ben più attenti commentatori, voglio parlare di un libro che ho trovato particolarmente interessante per parlare della presenza ebraica.

I siciliani ebrei, almeno fino all’editto del 1492, consideravano l’isola “terra promessa” e, forse questa idea ha convinto, anche in tempi più recenti e parlo soprattutto del novecento, molti ebrei provenienti dal resto d’Italia ma, anche, dall’estero a stabilirvisi o a soggiornarvi – per scelta individuale o per motivi di lavoro – ora brevi ora lunghi periodi ma anche dell’abbandono di questa terra da parte di molti di essi perché costretti per il mutato clima politico indotto dalla scellerata scelta mussoliniana di adottare una politica razzista, avallata con la sua firma dalla pusillanimità e poca lungimiranza del monarca, allineandosi a quanto era già tragicamente avvenuto nella Germania nazista. Finora però, ma potrei anche sbagliarmi per una mia non completa conoscenza dell’argomento,un’indagine approfondita su questa presenza ebraica nell’isola, una presenza oscillante attorno a qualche centinaio di unità di individui o famiglie che, tuttavia, non hanno costituito vere e proprie comunità, pare che non ci sia stata. A tentare di colmare questo vuoto ci ha pensato la ricerca di Alessandro Hoffmann ne “La pupa di Zabban. Ebrei in Sicilia nel Novecento” – volume edito da Kalos di Palermo con prefazione dello scrittore Santo Piazzese – l’autore, discendente di una famiglia di ebrei tedeschi stabilitisi in Sicilia nella prima metà del secolo XX, da diversi anni è impegnato, con grande rigore scientifico e altrettanta fatica personale, a mettere insieme frammenti di storie, talora dolorose, della presenza ebraica nell’isola. Storie o microstorie che meritavano di essere sottratte all’oblio in cui erano state purtroppo confinate. Le storie di questi personaggi, in qualche caso veri e propri frammenti, l’autore senza lasciarsi andare a virtuosismi letterari le ha sintetizzate in quelle che possiamo definire schede – quasi fossero tessere di un mosaico che tuttavia non riesce a comporsi – e ci offrono un’immagine inaspettata di questa Isola in termini di densità culturale e soprattutto umana che la segnano in passaggi topici della storia italiana. Mi riferisco appunto al tempo della vergogna delle leggi razziali del 1938 e alla presenza nazista negli anni della guerra. E’ infatti stupefacente prendere atto della reazione che il contesto isolano, quel mondo con cui questi ebrei sono venuti in contatto, ha espresso e che appare lontano mille miglia da quegli stereotipi o luoghi comuni che storicamente perseguitano l’immagine tradizionale dei siciliani. Attraverso queste schede biografiche si scopre inoltre come molte delle personalità eminenti del mondo ebraico italiano del novecento, e non solo, hanno avuto un qualche legame con la Sicilia e di questo legame hanno sempre conservato una positiva memoria. Fra i tanti nomi importanti che affollano le dense pagine del libro, ci piace citare l’astronomo Giulio Bemporad, il fisico e premio Nobel Niels Bohr, il grande pittore Corrado Cagli, lo scrittore Giacomo De Benedetti, Luigi Levi Montalcini (fratello del Nobel Rita Levi Montalcini) e uno dei padri dell’architettura razionalista. Ma accanto a loro molti personaggi minori che in qualche occasione hanno testimoniato con coraggio e fatica la loro ebraicità e fra questi, proprio per l’impegno spiegato per mettere insieme gli ebrei di Palermo e creare una comunità Evelyne Aouate recentemente scomparsa.