La rivelazione di Dipasquale (Pd foto sotto): "Il Consiglio dei Ministri ha chiesto di impugnare l'intera legge". Nel ricorso presentato dall'Avvocatura dello Stato di fronte alla Consulta si segnala "l'inadeguatezza della copertura" Paolo Mandarà Nello Dipasquale “Il Governo Musumeci, anche negli ultimissimi giorni del proprio mandato,

 

esentato per la Sicilia in questi cinque anni: il Consiglio dei Ministri ha impugnato l’intera legge Finanziaria regionale chiedendo la declaratoria di illegittimità costituzionale”. Lo scrive in una nota il deputato regionale del Pd (ricandidato all’Ars), Nello Dipasquale, che parla di “un fatto gravissimo che causa enormi danni e segue la decisione di appena un mese fa, sempre da parte del Consiglio dei Ministri, di impugnare altre norme contenute nello strumento regionale di Bilancio. Il Governo Musumeci, a luglio, si era difeso sostenendo che si trattava di aspetti assolutamente marginali che non avrebbero avuto effetto sugli equilibri di bilancio della Regione. Avevano talmente torto che il Consiglio dei Ministri si è trovato a dover impugnare l’intera legge. È del tutto evidente che il Governo Musumeci, fino alla fine, ha dato prova di totale incapacità, sotto ogni profilo, e questo per fortuna è l’ultimo misfatto”. A luglio il Consiglio dei Ministri aveva impugnato 28 norme della Legge di Stabilità, anche se Gaetano Armao, attuale assessore al Bilancio (e candidato alla presidenza della Regione col Terzo Polo) aveva sminuito come al solito: “La gran parte delle norme impugnate non sono di iniziativa governativa e comunque non determinano alcun effetto sugli equilibri di bilancio della Regione, né tanto meno nell’esame del disegno di legge di variazioni di bilancio che immette nuove risorse finanziarie per quasi 900 milioni di euro”, aveva detto il vice di Musumeci. Quattro giorni dopo, però, l’Avvocatura generale dello Stato, in rappresentanza del presidente del Consiglio Mario Draghi, ha presentato ricorso alla Corte Costituzionale “per la declaratoria di illegittimità costituzionale dell’intera legge della Regione siciliana 25 maggio 2022, n.13 (…) in quanto priva di adeguata copertura finanziaria” e, in ogni caso, ha confermato la richiesta di impugnativa di alcuni articoli “in quanto eccedono dalla competenze riservate alla Regione siciliana dallo statuto di Autonomia e violano numerose norme e principi costituzionali”. Il detonatore è rappresentato dal comma 5 dell’articolo 18. Tale articolo, si legge nelle motivazioni dell’Avvocatura, “ridetermina in diminuzione, per ciascuno degli esercizi finanziari dal 2022 al 2038, l’importo dell’autorizzazione di spesa della Missione 20, Programma 3, capitolo 215754, relativo al Fondo per garantire i percorsi di stabilizzazione, che si riduce, pertanto, a 184.682 migliaia di euro. La relativa riduzione di spesa risulta tra le fonti di copertura degli oneri discendenti dalla legge in esame. Tuttavia, i risparmi di spesa discendenti dalla norma in esame sono destinati alla realizzazione del piano decennale di rientro del disavanzo e, in quanto tali, non sono disponibili per altre finalità o diversi utilizzi, rendendo di fatto privi di copertura finanziaria gli oneri indicati nel prospetto allegato e determinando l’evidente violazione dei principi costituzionali “. “I segnalati profili di incostituzionalità connessi alla inidoneità della copertura finanziaria investono conseguentemente l’intera legge regionale”. Ennesima tegola, quindi, sull’operato di Armao e Musumeci (ormai a fine corsa) che hanno ancora qualche giorno di tempo per resistere di fronte alla Consulta. L’assessore all’Economia, che qualche giorno fa ha inaugurato la propria campagna elettorale con Calenda, dovrà dare conto e ragione di questi risultati soprattutto ai siciliani, che nell’ultimo sondaggio Tecnè lo accreditano in una forbice fra il 3 e il 5%. Assai distante dal resto della compagnia. (FONTE: buttanissimasicilia)