Il marchio “Targa Florio” è passato di proprietà: dall’Automobile Club di Palermo all’Automobile Club d’Italia. L’atto è stato perfezionato “dieci giorni addietro” ha annunciato ieri sera Angelo Sticchi Damiani Presidente dell’ACI, aprendo l’incontro con i giornalisti invitati a cena in un hotel cittadino.

Presenti anche il Direttore Generale di AciSport Marco Rogano – tornato al timone del rally che inizierà oggi pomeriggio- ed il Fiduciario Regionale e Presidente della Commissione Rallies Daniele Settimo. Targa Florio: una trattativa lunga cinque anni Sticchi Damiani ha ripercorso le tappe che prima dal 2013 al 2016 hanno portato ACI a supportare economicamente AC Palermo nell’organizzazione del rally e nell’ideazione della “Classica” e dal 2017 ad avviare il percorso per acquistare il marchio. Proposta avanzata da ACI ed alla quale AC Palermo non si poteva opporre perché debitore (per una cifra che sarebbe superiore agli otto milioni di euro ma che non è mai stata resa nota con esattezza). Da questo debito verrà adesso detratto l’importo di 6.480.000 euro, ovvero il valore attribuito al marchio dall’advisor PwC, scelto a suo tempo dall’ACI per una seconda analisi (l’importo definito dal primo advisor non è mai stato reso noto ma pare avesse almeno due zeri in meno). Somma che pertanto materialmente non verrà erogata dall’acquirente al venditore ma compensata nel dare-avere fra i due enti e ciò agevolerà il lavoro di risanamento finanziario dell’Automobile Club Palermo. E’ pertanto plausibile che al termine dell’attuale gestione commissariale, fra 12 mesi, potrebbero esserci nuove elezioni. Escludendo l’ipotesi di un definitivo scioglimento del sodalizo di via delle Alpi (da dove si appresta a traslocare per trasferirsi in un’altra sede di proprietà ACI e che da anni non veniva utilizzata perché bisognevole di una profonda ristrutturazione). Il futuro della Targa Florio secondo l’ACI Nel corso del suo lungo intervento, sottolineando più volte l’amore per la Targa Florio e la Sicilia, il n.1 di ACI non ha lesinato critiche – pur glissando sui particolari – verso la passata gestione della Targa Florio ed in particolare sull’iniziative di “esportazione” in Australia ma in generale nell’uso commerciale del marchio. E’ apparso perplesso anche sui tempi di applicazione del vincolo di bene culturale, intervenuto dopo che il marchio era stato di fatto “promesso in vendita da AC Palermo ad ACI ed i sopravvenuti vincoli ne avrebbero diminuito il valore”. Com’è noto però questi vincoli sono stati recentemente rimossi almeno nella parte commerciale ed alleggeriti per l’organizzazione di manifestazioni celebrative all’estero. “Cambierà tutto – ha precisato Sticchi Damiani – perchè ACi intende restituire prestigio e credibilità alla Targa che merita rispetto e che può vantare una notorietà immensa, estimatori in tutto il mondo e non solo fra i siciliani che risiedono in altri Paesi. Noi opereremo affinchè tutto questo abbia il valore che merita e possa contribuire alla promozione della Sicilia”. Il Presidente di ACI con una lunga dissertazione fra ricordi personali e la sottolineatura delle straordinarie caratteristiche che aveva la Targa di velocità, ma anche con riferimento alla storia dei Florio ed a quella di Palermo del ‘900, ha anticipato che vi è un progetto di lungo periodo per il rilancio della “Targa Florio”. Rispondendo ad una nostra domanda sui contenuti di questi progetti ha spiegato “abbiamo ottime relazioni con i Club (Federazioni Sportive ndr) di diversi Paesi in Europa ed in altri Continenti. Vogliamo promuovere l’organizzazioni di tributi, ma fatti bene e seriamente, lì dove vi sono grandi comunità di siciliani, altre tradizioni di prestigiose competizioni (ha citato fra le altre la Carrera Panamericana ndr), e questo certamente porterà benefici alla Sicilia in termini di promozione e restituirà prestigio internazionale alla Targa Florio. Questo non intendiamo farlo da soli, non lo faremo da proprietari, ma speriamo avremo al nostro fianco la Regione Siciliana e la futura amministrazione della Città Metropolitana – con la quale speriamo di confrontarci per i progetti possibili su Floriopoli – e continuerà ad avere un ruolo anche l’Automobile Club Palermo (che in base al vincolo del resto deve restare organizzatore ndr)”. ACI, com’è evidente e come temevamo da appassionati di corse vere e non di regolarità (con tutto il rispetto per i praticanti di questa specialità), crede molto di più nel potenziale della “Classica” per accrescere il valore anche sportivo della corsa madonita. La Targa Florio-Rally proseguirà la numerazione Se pertanto svanisce definitivamente qualunque sogno (o illusione) di un futuro nel Mondiale, ipotesi del resto sempre esclusa dallo stesso Sticchi Damiani, è stato però assicurato che il rally continuerà la sua vita e proseguirà nella numerazione ufficiale. A proposito del rally da Rogano è arrivata la conferma che dal prossimo anno la Targa Florio n. 107 tornerà a farsi riabbracciare dal pubblico di Palermo per la partenza. E chissà, ma questa è una personale supposizione e ieri sera non vi è stato nessun accenno, non arrivi anche la validità per l’Europeo. Insieme alla probabile nascita di una specifica società di gestione della Targa Florio e delle sue attività Una storia di ordinaria incapacità siciliana Cala così il sipario sulla vicenda della compravendita. ACI aveva preso una decisione e l’ha perseguita con tenacia e determinazione. Dall’altra parte invece la Regione Siciliana non è stata capace, e chissà se veramente c’è mai stata la volontà, di rispettare la prelazione affinché la proprietà restasse dei siciliani e non venisse trasferita a Roma. In questi anni sono state dette tante fandonie ed in ultimo sono state tradite le attese e le speranze non solo degli appassionati e dei cultori della Targa Florio, ma anche dei siciliani realmente appassionati e che lavorano a favore della propria terra, nel rispetto della storia e della tradizione e di ciò che contribuisce a rendere per altre versi speciali quest’isola. Forse è logico che sia finita così, forse non ci meritiamo tanta bellezza, forse è meno peggio che lasciamo ad altri ciò che noi non sappiamo proteggere e valorizzare. Però – senza forse – più di uno dovrebbe almeno arrossire dalla vergogna. Dario Pennica