Dopo alcune settimane torno a scrivere qui. Come potete immaginare sto riorganizzando le mie giornate, cercando un nuovo equilibrio e un modo diverso per realizzare il mio impegno politico e sociale. C’è un nuovo Governo e un nuovo Vice Ministro degli Esteri, cui vanno i miei migliori auguri di buon lavoro.

C’è un mondo fatto di associazioni, organizzazioni della società civile e del Terzo Settore con cui ho molto interloquito e lavorato in questi anni e con il quale vorrei mantenere contatti e occasioni di collaborazione sui temi globali: la lotta alla fame e alla povertà, la transizione ecologica, la promozione dei diritti delle donne, la pace e la solidarietà. Ci sono luoghi di riflessione culturale e di dibattito politico, in particolare sui temi di politica estera che più ho seguito in questi anni – dal Mediterraneo al Medioriente, dall’Africa all’America Latina – che cercherò di frequentare per quanto è possibile. E poi c’è il Partito Democratico che sta attraversando un momento complesso e travagliato. Da un lato è necessario ed urgente organizzare una buona opposizione, selezionando le nostre priorità a partire dai problemi che affliggono il mondo dei lavori, le aree sociali maggiormente svantaggiate e in difficoltà a causa del caro energia, dell’inflazione, delle turbolenze internazionali provocate dalla guerra. Dall’altro è indispensabile dare avvio ad un percorso congressuale che ci consenta di sciogliere i nodi che si sono aggrovigliati in questi anni e di rilanciare il progetto di un partito progressista moderno, aperto davvero e che faccia della lotta alle diseguaglianze, dello sviluppo sostenibile e dell’europeismo i pilastri della sua identità. Il nuovo Partito Democratico di cui abbiamo bisogno deve nascere prima possibile. Qualche settimana fa, nella riflessione a caldo dopo il voto, auspicavo un tempo adeguato per fare questa discussione di fondo. Oggi però, alla luce di quello che sta succedendo intorno e dentro al Pd, sento che non possiamo permetterci un percorso troppo lungo. Per questo credo abbia fatto bene Enrico Letta, nella lettera con la quale ha lanciato l’invito alla partecipazione di iscritti e non, a suggerire la possibilità di accelerare e di anticipare la conclusione del congresso costituente rispetto alla data inizialmente ipotizzata di marzo. Nei prossimi giorni si dovrà tenere un’Assemblea Nazionale che potrà definire le migliori procedure e gli eventuali aggiustamenti delle regole per ottenere il risultato di un congresso costituente partecipato e inclusivo che consenta al nuovo Pd di reagire, di discutere ed eleggere la nuova leadership così da farsi trovare pronto per le sfide che ci attendono, a cominciare dalle prossime elezioni regionali. (Marina Sereni)