*Roma, 20 settembre 2022 Fra il 27 e il 30 ottobre 1922, con la cosiddetta “marcia su Roma”, giunse al suo culmine in Italia la violenza su cui era stata fondata nel 1919 la nascita del movimento fascista (noto poi come PNF) diretto da Benito Mussolini. Nonostante il modesto risultato elettorale del PNF

nelle ultime elezioni democratiche e dopo le dimissioni dell’inconsistente governo diretto dal liberale Luigi Facta, il Re Vittorio Emanuele III cedette alla minaccia di un colpo di Stato e incaricò Benito Mussolini di formare un nuovo governo che si caratterizzò rapidamente come un regime autoritario, antiparlamentare e nazionalista trovando emuli in numerosi paesi. Insieme alla sopraffazione delle libertà personali, il fascismo si sviluppò come un regime fondato – come scrisse Benito Mussolini – sulla “compattezza della Nazione” e sulla costruzione di una “grande Italia” contro le cosiddette plutocrazie nel mondo. In un testo pubblicato nel 1935, il filosofo socialista Eugenio Colorni sottolineò il rapporto inscindibile fra il fascismo e il nazionalismo come causa scatenante dei conflitti fra i popoli e delle guerre, un rapporto mostruoso che fu all’origine del nazismo in Germania, della Seconda Guerra Mondiale, del genocidio antisemita e, ancor prima, della difesa della cosiddetta “razza”, teorizzata in Italia dalla rivista cui contribuì anche Giorgio Almirante. Dalle prime riflessioni di Eugenio Colorni si sviluppò quella “scuola” di pensiero e di azione animata da Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi che portò un gruppo di confinati antifascisti nell’isola di Ventotene a scrivere nell’inverno del 1941 un “progetto di Manifesto per un’Europa libera e unita”. Sulle stesse basi, numerosi antifascisti in tutta Europa si resero conto che l’unico modo per realizzare la pace sul continente era quello di garantire il diritto e la democrazia oltre i confini nazionali, creando istituzioni democratiche sovranazionali che rendessero impossibili i conflitti armati. Per cercare di risolvere in modo nuovo il problema internazionale, nel 1944 venne approvata a Ginevra e poi diffusa tra i movimenti e i partiti antifascisti dei vari paesi una “Dichiarazione federalista dei movimenti della resistenza europei”, alla cui elaborazione parteciparono rappresentanti di Italia, Francia, Germania, Jugoslavia, Olanda, Danimarca, Norvegia, Cecoslovacchia e Polonia. L’Europa ha fatto molta strada da allora, ma non si è ancora realmente unita e il processo di integrazione è rimasto incompiuto. La stessa democrazia è un processo che richiede un impegno costante e in un mondo globalizzato non può essere soffocata nei confini nazionali. Ecco perché la Resistenza non può definirsi davvero “compiuta”: l’ultimo obiettivo della lotta contro il fascismo, cioè la realizzazione di uno Stato federale capace di garantire una democrazia duratura, un equilibrato sviluppo economico e sociale e la solidarietà tra tutti i popoli, non è stato ancora realizzato. Di fronte alla rinascita dei nazionalismi e delle sovranità assolute in Europa e nel mondo insieme alla crescita dell’intolleranza razzista, il Movimento europeo – le cui idee sono radicate nella Resistenza al nazifascismo – ha deciso di promuovere fra il 24 e il 29 ottobre, in occasione del centenario dell’arrivo al potere del fascismo in Italia, eventi diffusi sul territorio di carattere storico e pedagogico rivolti in particolare al mondo della scuola, dell’università e della cultura. Invitiamo ad attivarsi in Italia e negli altri paesi europei le organizzazioni della società civile che vorranno associarsi a quest’iniziativa. Chiediamo a tutte le associazioni e ai movimenti che condividono questa idea di manifestare la loro disponibilità a creare rapidamente una rete operativa e a definire il programma e i luoghi degli eventi. Pier Virgilio Dastoli, presidente Nicoletta Parisi, coordinatrice del Consiglio accademico Giuseppe Bronzini, segretario generale Giulio Saputo, segretario generale aggiunto

MOVIMENTO EUROPEO CONSIGLIO ITALIANO

*FONTE: anrchioluce.com - la foto è presa da internet