Salvatore Bonura - Buona sera e ben ritrovati nella rubrica di Hashtag Sicilia “Comu veni si cunta“. Sapete tutti che all’indomani di ogni consultazione elettorale i leader di tutti i partiti politici dichiarano “urbi et orbi“ che hanno vinto. Tutti cantano vittoria! Nessuno che ammette di essere stato sconfitto!

A differenza del passato questa volta anche i mass-media (giornali e televisioni) hanno scritto e gridato ai quattro venti che ha vinto tizio e perso Caio. Alcuni l’hanno fatto per dimostrare che la scelta del PD, quella del cosiddetto “campo largo“ che include in una futura alleanza, oltre ai Grillini o quel che resta, anche Calenda, Renzi e Di Maio, è quella giusta per vincere e impedire al centrodestra di andare al governo. Altri l’hanno fatto per sostenere che sino a quando il centrodestra continua ad essere un’armata Brancaleone non può ambire a vincere e a governare l’Italia. I giornali naturalmente fanno il loro mestiere che, oltre ad essere quello di informare correttamente i propri lettori, è anche quello di fare le pulci a tutti, di avanzare ipotesi, di prospettare scenari futuri. Questa volta però mi sembra che i mass-media abbiano esagerato dando per scontato, sulla base dell’esito delle ultime elezioni, che vincerà la partita per il governo del Paese lo schieramento X o lo schieramento Y a condizione che seguano lo schema da loro confezionato. Insomma, vi state chiedendo, chi ha vinto e chi ha perso nelle ultime elezioni amministrative? E soprattutto quali indicazioni trarre da quest’ultima consultazione elettorale? Per dirla tutta cosa hanno voluto dire i cittadini alla politica con il loro voto? Sul chi ha vinto e chi ha perso, se vogliamo essere proprio pignoli, prendendo a riferimento il numero complessivo dei sindaci eletti nelle città principali, potremmo dire che a conti fatti non ci sono stati grandi spostamenti perché il centrodestra ha vinto a Palermo, Genova, Aquila, mentre il centrosinistra ha conquistato Verona, Catanzaro, e qualche altra città del Nord. In sintesi, il voto ci dice anche che avanza Fratelli d’Italia, a danno però della Lega che perde anche nelle sue roccaforti, che il PD dimostra una forte stabilità, che i Grillini implodono e che Berlusconi galleggia. Il voto ci dice anche che se si sbaglia candidato o ci si incaponisce a pensare che in politica 2 più 2 fa quattro non c’è ragione che tenga. Questo, infatti, è quello che ci dice il voto di Verona, per fare un esempio concreto, dove il centrodestra, oltre ad aver presentato un candidato che da sindaco uscente al primo turno non è andato oltre il 32 per cento (quindi sostanzialmente bocciato dell’elettorato), si è incaponito a rifiutare l’apparentamento con l’altro candidato del centrodestra che aveva preso il 23 per cento. Per cui pur potendo contare sul 55 per cento dei voti ha perso la partita facendo vincere Damiano Tommasi, l’ex centrocampista della Roma presentato dal centro sinistra. Altro dato da tenere in considerazione, e sul quale a mio giudizio non si è riflettuto abbastanza, è l’astensione, che appunto viene sottovalutata, dai partiti e dai mass-media, mentre occorrerebbe capire meglio perché una percentuale così elevata di cittadini non va a votare. Ma perché sempre più cittadini non vanno a votare? A mio giudizio molta gente non va a votare perché si è rotto qualcosa nel rapporto tra cittadini e politica, e vita pubblica. E questo rapporto si è rotto per tre motivi, che sono: ● primo l’eccesso di offerta politica, vale a dire ci sono troppi partiti e troppe liste da far girare la testa a chiunque; ● secondo i partiti nazionali non godono più della fiducia dei cittadini, anche perché non riescono a dimostrare di essere all’altezza delle sfide di oggi è ad avanzare proposte convincenti e credibili; ● terzo gli elettori si sentono superflui e presi in poca considerazione per cui vedono la discesa in campo di migliaia di persone in liste e listarelle di ogni tipo non come il desiderio di partecipare alla vita pubblica, ma come il tentativo di conquistare un posto a tavolo. A questo si aggiunge il fatto che Parlamento e governo appaiono commissariati. Ma cosa dovrebbero fare i due schieramenti per vincere la partita del governo del Paese?