(SA) - A causa della guerra in Ucraina, stiamo facendo i conti con il caro carburanti, che condizionano la vita degli europei ed il futuro delle aziende. Dando per scontato il fatto che il prezzo del petrolio è stato in salita, anche se ora pare abbia imboccato la via della discesa, dobbiamo care per scontato anche il fatto che il prezzo ha tre componenti essenziali:

il prezzo della materia prima, il margine di utile delle società petrolifere dal pozzo al rifornimento compreso l’utile alla pompa ed infine le accise imposte dallo Stato assieme all’IVA. Ma cosa sono queste famigerate accise che fanno salire il prelievo dello Stato al 55% ? Chi si ricorda, per esempio della guerra d’Abissinia quando Musolini aveva intrapreso la grande avventura che doveva portare all’impero pensato da Mussolini? Penso proprio nessuno o pochi sopravvissuti, considerato che stiamo parlando del 1935. Non se ne ricorda nemmeno lo Stato, considerato che quella accise è ancora presente sul prezzo della benzina assieme ad altre, ad onda del fatto che l’impero mori prima di nascere. Stiamo parlando della cifra di £. 1,90 centesimi dell’epoca. E che dire della guerra di Bosnia (1966) che ci porto un’accise per sostenere le missioni ONU nella guerra di Bosnia a quella della Libia (1982). Praticamente, dal 1935 ad oggi, i vari governi sono intervenuti con imposizione di accise sui carburanti per ben 18 volte e dentro c’è tutto. Dalla guerra d’Abissinia (1935) all’alluvione di Firenze (1966), dal canale di Suez (1956) al disastro del Vajont (1963), dal terremoto del Belice (1968) a quello del Friuli (1976) ed a quello dell’Irpinia (1980), dal rinnovo del contratto di lavoro degli autoferrotranvieri (2004) agli autobus ecologici (2005), dal terremoto dell’Aquila (2009), dal finanziamento della cultura (2011) alla crisi migratoria in ;Libia (2011), dall’alluvione della Toscana e della Liguria (2011) al decreto salva Italia (2011), dal terremoto dell’Emilia (2012) al decreto fare (2014) fino ad arrivare al bonus gestori (2014). Da quanto tempo parecchie delle cause che hanno dato origine alle accise siano superate e/o non esistono più è facile saperlo, quello che non si riesce a capire è il perché con la provvisorietà della politica italiana, nessuno ha mai posto una data di fine dell’accisa ed ancor peggio per quale motivo, finito il problema, nessuno ha pensato di togliere queste una tantum che sono diventate tutte dei un a semper che incidono sull’economie delle famiglie e delle imprese. Oggi il governo, per combattere il caro bollette, si presenta con un taglio di 15 centesimi a litro delle accise. Una decisione che suona offesa e che somiglia più ad una elemosina prelevata da tasse indirette superate dal tempo e mai cancellate. Forse il governo farebbe bene a ripensare questa misura ed a procedere ad una diversa interpretazione della lettura delle accise e della loro funzione limitata nel tempo, come farebbe meglio a rivedere l’aliquota IVA del 22% su un bene di prima necessità per la mobilità in genere, come in effetti sono i carburanti, cercando di colmare il grave ritardo sulle energie alternative che ci hanno esposto ad una dipendenza dall’estero e cosa ancora più grave dalla dipendenza della Russia. Una dipendenza che oggi, non solo l’Italia ma tutta l’Europa sta pagando, anche a causa della spregiudicata speculazione di chi ha in mano la chiave delle risorse energetiche: le società petrolifere e l’energia nucleare. Salvatore Augello 17 marzo 2022